SFUMA IL SOGNO DI TRIPLA CORONA PER ALONSO


Un grande ex della Formula 1, Fernando Alonso, ha visto sfumare il proprio sogno di conquistare la tanto desiderata Tripla Corona. Il pilota di Oviedo ha mancato la qualificazione per partecipare alle qualifiche della 500 miglia di Indianapolis, arrivando 34esimo su una lista di 33 partenti. L’amarezza per il pilota di Oviedo è aumentata dal fatto che sono poche le sue colpe, mentre sono tantissime le responsabilità da parte del suo team, McLaren.

Il fallimento del progetto McLaren ad Indianapolis ha avuto origine diversi mesi fa. A livello di pilotaggio, Fernando ha dato il meglio di sé nel corso di questi mesi, allenandosi e vincendo le gare endurance con Toyota e a Daytona. Tuttavia, il suo team, guidato da Zak Brown, Gil de Ferran e Bob Fernley (ex Force India), ha sbagliato la preparazione e l’approccio ad una gara severa come la 500 miglia.

Il team McLaren, pur dotato di munifici sponsor e dell’appoggio della stampa, aveva dovuto rinunciare all’appoggio dell’Andretti Motorsport, un team di grande esperienza nelle gare USA motorizzato Honda, a causa delle profonde critiche che Brown e Alonso avevano sollevato al costruttore giapponese durante la collaborazione in Formula 1. Honda, di fatto, aveva giurato “vendetta” alla McLaren decidendo di non fornire più alcun tipo di motore ad Alonso (il famoso “Gp2 engine”), motore che peraltro nel 2017, proprio ad Indianapolis, gli aveva negato una vittoria quasi certa rompendosi a pochi giri dalla fine quando l’asturiano era in ottima posizione per vincere.

McLaren quest’anno aveva deciso di fare tutto da sola (o meglio, con la debole collaborazione con il team Carlin), debuttando ad Indianapolis, senza partecipare ad alcuna altra gara del campionato di IndyCar: l’inesperienza, lo stress di dover affrontare una sfida così grande senza avere alcuna alchimia di squadra ha causato il patatrac. Alonso durante le prove libere è andato a sbattere contro il muro a 200 e passa miglia orarie, distruggendo la vettura ed impegnando i propri uomini fino al giorno successivo prima di poter di nuovo guadagnare la pista (altri piloti di team come Penske o Ganassi, nonostante vadano a muro ed al netto dei danni causati in ogni singolo incidente, tornano in pista nel giro di due ore). Il giorno successivo, ultimo giorno di prove libere, la macchina accusa noie elettriche che costringono Alonso ad una manciata di giri.

In definitiva, Alonso si presenta nelle prequalifiche senza aver praticamente provato l’auto, soprattutto gli assetti per il vento forte che soffia ad Indianapolis. Questo provoca la clamorosa esclusione dalla corsa più prestigiosa d’America e una figuraccia internazionale per McLaren: il team è stato peraltro battuto da un giovane pilota, Kyle Kaiser, a bordo di un’auto della Juncos Racing, team con poche stagioni alle spalle, dotato di un budget estremamente minore di quello della McLaren.

Per Alonso si prospetta un’estate rovente: restare in McLaren come ambasciatore e riprovare l’anno prossimo ad Indianapolis? Ritornare in Toyota e continuare le gare endurance? Andare a bussare a qualche top team di Formula 1 o di IndyCar ed offrirsi come pilota? Ma soprattutto: ci sarà ancora qualcuno interessato a lui?

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