Le conseguenze della Brexit sull’Irlanda del Nord


Non sottovalutare le conseguenze della Brexit. Si potrebbe sintetizzare così, parafrasando il film di Paolo Sorrentino, quello che sta succedendo in Irlanda del Nord, culminato due settimane fa con l’uccisione della giornalista Lyra McKee.

Soft Brexit, hard Brexit, no deal, backstop. Alzi la mano chi ci capisce ancora qualcosa. Dal 23 giugno 2016, quando al referendum prevalse il sì per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, non si parla d’altro ogni settimana, ogni giorno.

Eppure a distanza di quasi tre anni, con le scadenze fissate in partenza già ampiamente superate, ancora non sappiamo come andrà a finire. Prima di tutto per la complessità immane di un’operazione inedita nella storia, che comunque vada lascerà strascichi drammatici per entrambe le parti, soprattutto dal punto di vista economico.

Le conseguenze della BrexitMa anche perché – e qui torniamo al punto di partenza – si è forse sottovalutata quella che all’inizio poteva sembrare solo una tra le tante conseguenze della Brexit: ovvero la gestione del confine nordirlandese tra Regno Unito e Repubblica d’Irlanda.

Una questione che affonda le sue radici nella sofferta storia dell’isola nel Novecento, dall’indipendenza irlandese ottenuta nel 1921 agli accordi di pace del Venerdì Santo, siglati nel 1998 a conclusione di tre decenni di conflitti noti come Troubles.

Dalla fine degli anni Sessanta, infatti, la spinta repubblicana dei cattolici irlandesi si è scontrata con quella unionista dei protestanti nordirlandesi, intenzionati a restare fedeli alla corona d’Inghilterra.

Tensioni presto sconfinate nello scontro aperto, dapprima con la Bloody sunday raccontata anche in una celebre canzone degli U2 – quando l’esercito britannico aprì il fuoco su una protesta pacifica di repubblicani uccidento 14 manifestanti – e poi con la nascita dei gruppi armati delle rispettive fazioni, protagonisti nei decenni di numerosi e feroci attentati.

Tra l’Uda (Ulster Defence Association) e l’Ira (Irish Republican Army) spiacca indubbiamente quest’ultima, costola armata del partito repubblicano Sinn Féin, che ha deposto le armi nel 1998 proprio all’indomani degli accordi del Venerdì Santo, che hanno posto fine alle violenze architettando un complesso sistema di rappresentanza istituzionale per garantire entrambe le parti.

Non è un caso, dunque, se la crisi di questo sistema – in corso da inizio 2017 per il rifiuto del Sinn Féin di indicare un proprio rappresentante nel governo locale – sia coinciso con il riaffacciarsi sulla scena di un gruppo armato, il New Ira.

L'area SchengenCome si collega tutto questo con le conseguenze della Brexit? Semplice: il confine così a lungo conteso, grazie all’Unione Europea e al Trattato di Schengen (relativo alla libera circolazione delle persone sul territorio europeo) era diventato “leggero”, consentendo un passaggio senza dogane e altri particolari controlli come avviene tra due Paesi qualunque dell’Ue.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea farebbe venir meno questa condizione, con il ritorno al confine “duro” tra Eire e Ulster che tanti problemi ha causato nei decenni precedenti. È proprio su questo punto, al di là di tutte le altre complicazioni, che si è arenata la trattativa sulla Brexit.

Da un lato, i conservatori e il Partito Unionista Democratico che sostengono la premier Theresa May vedono nel meccanismo del backstop – che farebbe rientrare l’Irlanda del Nord nell’unione doganale dell’Ue – un pericolo per l’unità del Regno, primo passo verso la cessione dell’Ulster all’Irlanda. Dall’altro, è chiaro a tutti come il ritorno a un confine “duro” rappresenterebbe un pericoloso passo indietro verso il passato.

Le conseguenze della Brexit: l'ultimo tweet di Lyra McKeeA fare le spese delle tensioni crescenti delle ultime settimane, sfociate nello scontro armato tra New Ira e forze dell’ordine britanniche, è stata la giornalista 29enne Lyra McKee, uccisa nella notte tra 17 e 18 aprile mentre cercava di raccontare sul campo la crisi in corso.

Pochi giorni dopo, il New Ira ha ammesso la propria responsabilità per la morte della giornalista, parlando di una tragica fatalità negli scontri con la polizia, accusata di aver dato avvio allo scontro tra le parti.

L’unica buona notizia in questo scenario preoccupante è l’unità e la fermezza con cui i rappresentanti politici dell’Ulster, sia repubblicani che unionisti, hanno condannato l’episodio e più in generale il ritorno della violenza nelle questioni riguardanti il confine nordirlandese.

Di contro, però, oltre al dramma di una giovane vita spezzata, resta l’amarezza di vedere vanificato il risultato di una mediazione complessa quanto fondamentale – gli accordi del Venerdì Santo – che avevano riappacificato l’Ulster e Belfast, nonostante le cicatrici testimoniate dai celebri murales che raccontano gli anni dei Troubles.

Una pace preziosa – probabilmente più fragile di quel che si pensava – scossa nelle fondamenta dal vento populista di questi anni, con la sua spinta centrifuga che innalza muri, taglia ponti e semina odio tra i popoli creando problemi in ogni parte del mondo.

In attesa di capire come si evolverà questa vicenda delicata quanto complessa, può forse essere utile scoprire o riscoprire la storia travagliata del Novecento irlandese, le origini dei Troubles e il loro svolgimento. Per far sì che la pace non sia soltanto «una parentesi tra due guerre».

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