CONSIDERAZIONI DOPO 3 GARE: FERRARI, RED BULL E RENAULT IN CRISI D’IDENTITA’


Australia, Bahrain e Cina. In questi gran premi è presente un unico comune denominatore: la vittoria, anzi la doppietta Mercedes. Bottas in Australia, Hamilton in Bahrain e Cina. Il 2019 è cominciato “peggio” degli scorsi campionati, con un dominio incontrastato da parte del team che vince da cinque anni consecutivi. E non perché la Mercedes abbia sfoderato prestazioni mostruose, ma perché i rivali, di fatto, si sono persi come “lacrime nella pioggia”, per citare Roy Batty di Blade Runner.

La Mercedes non ha fatto molto, se non ciò che è strettamente necessario per vincere i campionati: ha presentato un’auto affidabile, veloce su quasi tutti i tracciati, affidandosi a due piloti che, ormai, giocano di e per la squadra. Bottas vince quando Hamilton fallisce, Hamilton domina senza essere disturbato dal compagno di squadra (Rosberg docet). Le strategie del muretto box del team Mercedes non sono perfette, ma alla fine risultano sufficienti per vincere le gare: in Australia come in Cina, di fatto, non avevano rivali all’altezza, in Bahrain è “bastato” arrivare al traguardo.

I rivali. Per una volta, parto dalla Red Bull e dalla Renault. Il team austriaco, dominatore del passato prossimo, ha cambiato motorista, passando da Renault ad Honda: nonostante gli sforzi dei giapponesi, il gap con i motori Ferrari e Mercedes non è cambiato. I due propulsori, in sostanza, si equivalgono: probabilmente Honda riuscirà a migliorare le proprie prestazioni nel corso del campionato, dando sfoggio della tipica caparbietà dei giapponesi nel fare le cose, ma, Red Bull si avvicinerà, presumibilmente, di più alla Ferrari che alla Mercedes. Tanto più che Red Bull si trova ad affrontare una “grana” inaspettata: la sorprendente mancanza di competitività di Pierre Gasly, promosso dalla Toro Rosso in fretta e furia per rilevare il sedile di Ricciardo. Soltanto ora, forse, Honer e Marko hanno compreso quanto l’australiano fosse un valore aggiunto per la squadra: il francese sembra l’ombra del pilota che arrivò quarto in Bahrain l’anno scorso e, francamente, di alternative non ce ne sono molte, soprattutto nel loro “vivaio”. Kvyat è stato bistrattato, distrutto psicologicamente e poi richiamato in fretta e furia per occupare un sedile in Toro Rosso, ma sono più le gare in cui fa danni o rimane coinvolto in incidenti rispetto a quelle in cui dimostra di essere un pilota da top team; Albon, a dispetto delle voci dei detrattori durante il precampionato, sta migliorando il proprio feeling con la massima serie, sfoderando grandi prestazioni dopo alcuni, brutti errori (vedi l’incidente durante le prove libere in Cina). A ciò si aggiungono le proverbiali voci dai box che vedrebbero Toto Wolff e Mercedes interessate a mettere sotto contratto Verstappen: immancabili sono arrivate le smentite di rito da parte dei diretti interessati, ma qualcosa bolle in pentola.

Renault, dal canto suo, sta affrontando una stagione costellata da ritiri, guasti e delusioni. Doveva essere l’anno del definitivo riscatto, con una coppia di piloti aggressivi come Hulkenberg e Ricciardo in grado di andare fortissimo in tutte le condizioni e su tutte le piste. Tuttavia, l’auto non è neanche lontanamente al livello dei top team e le figuracce si susseguono. I due piloti, ormai, andranno a Lourdes nel tentativo di porre fine a questa serie di guasti e ritiri, ma la responsabilità per questo iniziale, ma inequivocabile fallimento ricadranno sugli ingegneri che non sono riusciti a massimizzare gli ingenti investimenti economici profusi dalla casa della Losanga (fortuna che avevano preso Budkowski dalla Fia, l’uomo che supervisionava tutti i progetti dei team e la loro conformità al regolamento). Un team con un budget come il loro, costruttore di automobili a livello mondiale, che non riesce a mettere insieme un’auto decente, da podio, nell’arco di cinque anni, francamente non si può vedere. La loro assenza, tuttavia, è sì un vantaggio per Mercedes, ma è soprattutto un problema per la Formula 1: se non ci sono rivali, il prodotto “Formula 1” non si vende né alle tv né, tantomeno, ai circuiti e gli spettatori, giustamente, si allontanano dalla serie.

Finalmente, arriviamo al capitolo Ferrari. Come recentemente ha dichiarato Mika Hakkinen, la Ferrari farebbe bene a concentrarsi su vincere le gare, piuttosto che dare ordini di scuderia. Come evidenziato in un precedente articolo, non è detto che per Leclerc siano un male questi ordini, tuttavia la Ferrari corre il rischio di fare la figura di Tafazzi: per un terzo posto di Vettel, si è disposti a sacrificare un terzo o quarto posto di Leclerc. Sono convinto che questi ordini di scuderia siano messaggio chiarissimo della Ferrari a Sebastian, una sorta di ultimatum, di ultima spiaggia. Vuoi lo status di prima guida? Te lo garantiamo. Vuoi tranquillità dal tuo compagno di squadra? Lo fermiamo tutte le volte che è necessario, cosa che non facevamo neanche con Kimi. In cambio cosa chiediamo? Vinci il campionato, gli strumenti ci sono (più o meno). Se questi obiettivi verranno rispettati, se Vettel dimostrerà di avere ancora la velocità di un quattro volte campione del mondo, allora il rinnovo ed il futuro non solo saranno rosei, ma proprio “rossi”. Al contrario, se Leclerc dovesse realmente battere il suo compagno di squadra, in condizioni di parità, a Binotto sarà sufficiente mostrare l’evidenza a Vettel e, di conseguenza, prendere un’altra strada.

Per ora, Ferrari sembra che stia vivendo un problema di costanza di rendimento delle gomme, caratterizzato dalla difficoltà di mantenere in temperatura ottimale gli pneumatici per tutta la durata degli stint. Per questo, Binotto ha recentemente dichiarato di voler presentare molto presto una nuova ala posteriore così da migliorare il carico aerodinamico e favorire il surriscaldamento delle gomme, in attesa di portare, probabilmente al prossimo Gp di Spagna, un’ala anteriore modificata in grado di migliorare l’aerodinamica generale della vettura.

Che la SF90H sia anche affetta da problemi di affidabilità è innegabile: l’opaca prova in Australia ed il rischio di ritiro con Leclerc in Bahrain ha acceso i riflettori sulla potenza erogabile dalla power unit Ferrari, con tanti (troppi) piccoli guasti elettrici che hanno rallentato il lavoro di messa a punto della monoposto (soprattutto di Leclerc). In Cina, si è avuto conferma di ciò alla luce di una prestazione, in gara, assolutamente anonima e priva di “attacchi” ai rivali della Mercedes.

In conclusione, rimane ben poco da aggiungere: se Ferrari, Red Bull e Renault riescono a sistemare i rispettivi problemi, forse una qualche probabilità di vedere un campionato combattuto si riesce a vedere, altrimenti possiamo rassegnarci nell’assistere un monologo Mercedes. Con buona pace di coloro, come Liberty Media, che, invece, propugnano il concetto di show business…

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