Pro-Life e anti-LGBTQ+: il World Congress of Families arriva a Verona


World Congress of FamiliesAffermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società: questo l’obiettivo del World Congress of Families, la cui XIII edizione quest’anno verrà ospitata a Verona dal 29 al 31 marzo.

L’evento è una delle principali iniziative promosse dall’International Organization for the Family (IOF), fondata nel 2016 da Brian Brown (attivista pro-life e anti LGBT+) al fine di combattere la colonizzazione ideologica della famiglia perpetrata dai governi occidentali. Questo è ciò che viene esplicitato nella “Cape Town Declaration”, manifesto dell’organizzazione che raduna al suo interno numerosi attivisti che vedono nelle unioni omosessuali, nel divorzio e nelle donne lavoratrici una minaccia per la famiglia naturale, basata sull’unione tra uomo e donna.

Tra i membri e partecipanti del WCF spiccano diversi nomi legati ad atti e iniziative omofobe: ne è esempio Scott Lively, noto speaker del WCF, che nel 2013 la Corte del Distretto di Springfield in Massachusetts, nel caso che lo vide opporsi alle Minoranze Sessuali dell’Uganda (SMUG), lo definì responsabile di una campagna di repressione contro la comunità LGBTI ugandese di cui mirava a limitarne la libertà d’espressione e negarne una protezione legislativa.

Fanno eco alle sue dichiarazioni quelle di diversi partecipanti alla prossima edizione del WFC, tra cui Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità, il ministro per la famiglia del governo ungherese Katalin Novak e il presidente moldavo Igor Dodon. Non sono da meno Theresa Okafor, attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto nel proprio paese una legge che criminalizza le unioni omosessuali, e Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda che ha presentato nel 2017 una legge che prevedeva originariamente la pena di morte per “omosessualità aggravata”.

Altrettanto lunga è la lista delle personalità politiche che hanno deciso di prendere parte all’evento, a partire dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il Ministro della Famiglia e dei Disabili Lorenzo Fontana, Giorgia Meloni, il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina. Compariva inizialmente in questa lista anche il nome del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, successivamente rimosso probabilmente a seguito di una lettera inviata da diversi membri del Parlamento che chiedevano ragione della sua partecipazione a un’iniziativa esplicitamente schierata contro i diritti delle donne e della comunità LGBT+.

Oggetto di discussione di questi giorni è stato anche il Patrocinio concesso all’iniziativa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Famiglia, insieme a quello della Regione Veneto e della Provincia di Verona: palazzo Chigi ha rilasciato una nota in cui si precisa che “si tratta di un’iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, attraverso procedure interni agli uffici e che non hanno coinvolto direttamente la Presidenza del Consiglio”.

Diverse le voci di esponenti del governo e dell’opposizione che si sono levate in condanna all’evento organizzato nella città veneta: Stefano Buffagni, sottosegretario del M5S, ha dichiarato che “Le famiglie sono il fondamento della nostra società, le donne sono una risorsa inestimabile della nostra società e che non le vuole lavoratrici vuole tornare al Medioevo”. Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha invece annunciato un’interrogazione parlamentare.

World Congress of FamiliesVerona si rende dunque ancora una volta palcoscenico atto ad amplificare messaggi omofobi e razzisti lanciati da un’organizzazione, la IOF, in cui confluiscono estremisti di destra e cattolici, anti-abortisti, anti-divorzisti e anti-femministi.

Il World Congress of Families è solo l’ultimo dei capitoli di una storia, quella veronese, sempre più dipinta di nero: culla del terrorismo neo-fascista degli anni ’70, città governata da amministrazioni che negli ultimi anni non si sono negate mozioni omofobe o anti-abortiste come quella promossa lo scorso ottobre e che ora è guidata da un sindaco, Federico Sboarina, cattolico anti-abortista, la cui candidatura è stata appoggiata dal vescovo locale, membri della Lega Nord tra cui lo stesso Salvini, e movimenti locali di estrema destra, nonché dall’ex vice sindaco Lorenzo Fontana, ora attuale Ministro della Famiglia.

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