Il finale di Orphan Black: l’addio al Clone Club e la possibilità di un film


Il Clone Club ha appeso i cellulari (e le pistole ) al chiodo: si chiude una delle serie di fantascienza più interessanti e adrenaliniche degli ultimi anni. Se non avete ancora finito Orphan Black o non lo avete proprio mai visto, fermatevi qui andate a leggere invece Orphan Black, solo una eppure molte… , perché la recensione a seguire contiene molti… spoiler!

La stagione finale di Orphan Black racchiude in sé tutti i pregi ed i difetti che la serie aveva dimostrato finora, ed in un certo senso li esaspera, raggiungendo vette televisive elevate, ma regalandoci anche qualche momento poco brillante.  Come il programma di clonazione del Dyad Institute scorreva su due binari paralleli con CASTOR e LEDA, così Orphan Black ha sempre avuto due anime: quella dell’azione sfrenata e quella più intimistica, legata alle problematiche familiari delle protagoniste. Mantenere il sottile equilibrio tra questi due aspetti per cinque stagioni non è stato facile: significativamente l’episodio finale “To right the wrongs of many” risulta quasi spezzato in due. Nella prima parte seguiamo la corsa contro il tempo per sottrarre Helena ed i suoi bambini dalle grinfie del Dyad, mentre nella seconda vediamo come le ragazze del clone club provino a ricostruire una vita normale. 
E un po’ come Sarah Manning di fronte alle sue responsabilità quotidiane, facciamo fatica ad recuperare questa prospettiva più umana. E come Sarah, anche Orphan Black ha qualcosa di irrisolto.

Cosa non ci è piaciuto del finale di Orphan Black

Nel viavai di cloni e nella frenesia dell’azione, qualche personaggio interessante non è stato sviluppato appieno. Quest’ultima stagione poteva dare giustizia almeno ad Art, il ” poliziotto rude ma buono” che così tanto ha dato al clone club. E invece Art ritorna sì al centro dell’azione, ma non aggiunge nulla rispetto a quanto già avevamo visto di lui nelle stagioni passate.
E a proposito di occasioni mancate, ora che Michiel Huisman ha finito con GOT, è un peccato non aver visto Cal Morrison nel finale di Orphan Black, se non altro per chiarire qual’è stata la sorte del padre di Kira. E ivece dovremo annoverare Cal  tra i misteri non risolti della serie, come la strabiliante capacità della figlia di Sarah di percepire le “sorelle” della madre. Questa sorta di  “superpotere” di Kira viene introdotto alla fine della quarta stagione, ma il concetto non viene mai sviluppato appieno né spiegato in qualche modo. Viene fatto intendere che la dote di Kira derivi in qualche misura da una mutazione genetica conseguente al progetto LEDA , ma in che modo i geni influirebbero sulle percezioni della bambina?

Il Finale di Orphan Black : Helena e i " miracle babies"

Per una serie che ha cercato di restare vicina all’ambito dello scientificamente plausibile, si tratta forse di una scelta narrativa un po’ fuori contesto, che si poteva sviluppare in maniera più approfondita.

Cosa ci è piaciuto del finale di Orphan Black

La vera punta di diamante di Orphan Black è sempre stata Tatiana Maslany. L’attrice, ora anche vincitrice di un Emmy, si conferma incredibile anche nell’ultima stagione, reggendo da sola tutta la tensione narrativa della serie. Ora è Cosima preoccupata per Delphine, ora è Rachel di fronte ad un cadavere identico a sé, ora è Sarah: il ritmo della serie ci fa girare la testa, ma grazie alla bravura della Maslany (e al trucco )  è difficile confondersi tra un clone e l’altro.
Il ritmo serrato è in effetti, un altro punto di forza di Orphan Black e nell’ultima stagione non ci si ferma proprio mai: da spettatori veniamo trascinati in un vortice di intrighi che ci tiene con il fiato sospeso fino alla risoluzione finale. Difficile staccarsi dallo schermo, e ancora più difficile non emozionarsi.
E quando la risoluzione arriva, la serie riesce a sfuggire dal ” e tutti vissero felici e contenti” che la fine brusca di P.T Westmoreland e di Virginia Coady sembravano preannunciare.  Il discorso di Sarah, Helena, Alison e Cosima sulla maternità conferma la natura più profonda della serie: un racconto su una femminilità vera e libera, di cui non è facile appropriarsi. Non si tratta solo di spezzare le catene, infatti, ma anche di saper convivere con la libertà che ci si è guadagnati.

Ain’t no party… like a clone party!

E se non fosse davvero la fine?

In un’intervista a Entertainment Weekly, Graeme Manson, co-creatore di Orphan Black, ha dichiarato:
“Abbiamo parlato a lungo dell’opportunità di fare un film. Nel 2001 Abbiamo concepito Orphan Black come un film, ma non avremmo mai potuto raccontare tutta la storia in un lungometraggio, quella sarebbe stata la parte più difficile. Ora che molto è stato raccontato, forse i parametri si sono ristretti e potremmo pensare a qualcosa da far rientrare in un film di due ore. Sarebbe una grande sfida e credo che dovremmo prenderci una pausa e pensarci. “
Per il momento quindi nulla di certo: non resta che aspettare e vedere. Per i fan più accaniti, la cura per la nostalgia può essere  il fumetto di Orphan Black, edito da IDW Publishing.

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