Mr. Robot


5ce7d453489ba86261c275050f3d274bCreata da Sam Esmail (produttore e personaggio) per USA Network, Mr. Robot ha avuto critiche molto contrastanti. Alcuni le hanno rimproverato la monotonia e la banalità delle scelte narrative e di alcuni snodi della trama, altri sono invece entusiasti per l’ingegnosità di una sceneggiatura minimalista e per l’assoluta perfezione di Rami Malek come hacker protagonista che vuole salvare il mondo dallo strapotere delle multinazionali.
L’inizio è misterioso ed elettrizzante, impossibile non rimanere stregati dal pilot, perchè si fa subito la conoscenza di Elliot Alderson (Rami Malek). Elliot è una persona apatica, disadattata e morfina-dipendente, ma che riesce a catturare il lettore con il suo sguardo acquoso e magnetico e le sue riflessioni allucinate ma traboccanti di ideali.

Ciò che lo rende speciale sono le sue doti da hacker fuori dal normale, di cui si servirà per mettersi al servizio di una giustizia sociale che vuole sopprimere l’immoralità e la sete di guadagno che la minacciano.
Elliot si rivolge allo spettatore come ad un amico immaginario, condividendo i suoi pensieri e le sue ansie. L’intenzione che sta dietro a questa modalità è instaurare un dialogo giocato su confidenze e sguardi diretti alla cinepresa. Questa scelta include forzatamente lo spettatore in una realtà intima, ma lo esclude dalla realtà vera, di cui a mano a mano si perde il senso, insieme all’aggravarsi della situazione mentale di Elliot, sempre più spesso in preda ad allucinazioni e crisi d’identità. Il risultato è un turbinio di fatti al limite fra il reale e l’immaginato e pensieri confusi, che crea il crescendo di tensione dei primi episodi.
Quello che non ci si aspetterebbe e che lascia molto delusi è che, insieme alla realtà nella vita di Elliot, anche la serie stessa perda completamente di senso a poco a poco. L’inizio promettente si evolve attraverso una continua aggiunta di dettagli banali alla trama che permettono alla storia di proseguire ma non di svilupparsi in una maniera completa. Tutta la serie è costruita sul tentativo di hackeraggio della multinazionale più potente al mondo, la E Corp (denominata Evil Corp) che opprime i semplici e si fa strada nel mondo capitalista senza curarsi della salute di ambiente o persone. A questo elemento di base si aggiunge ad esempio la relazione con una psicologa, che potrebbe costituire un ottimo stratagemma per aumentare la natura intimistica della serie ma che rimane superficiale.

La donna è solo l’ennesimo personaggio superfluo che a mano a mano perde di rilevanza nella storia, insieme a tanti altri, come un cane e l’amica spacciatrice.
imagesIl merito della prima serie non è tanto nell’aver dato voce a un problema della modernità, ovvero l’eccessivo controllo che le multinazionali hanno sulle nostre vite, o aver presentato una realtà possibile, quella di un hackeraggio a livello mondiale, ma nell’aver instillato dubbi riguardo all’auspicabilità o meno di una rivoluzione: la lotta per un ideale giusto vale il totale sconvolgimento del sistema?
Se la prima stagione aveva dei presupposti teorici di peso, la seconda stagione in questo senso è un fallimento totale. Non esiste una vera trama, perché ci si muove avanti e indietro nella storia e nella mente di Elliot senza un vero scopo, se non quello di aggiungere ulteriori dettagli alla storia, che riempiano le lacune narrative della prima serie. Si tratta di dieci episodi totalmente scollegati l’uno dall’altro, anche per quanto riguarda lo stile, e completamente fini a se stessi.
Tutto sommato, appare chiaro che la serie non è degna di segnare la storia televisiva. La performance dell’attore protagonista invece lo è: il personaggio di Elliot Alderson è l’unico elemento che solo con la sua interpretazione da spessore ad una trama scontata, tanto da fare di Rami Malek il primo vincitore non caucasico di un Emmy Award come migliore attore in 18 anni. Lui vale la pena non perderselo!

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