L’insostenibile leggerezza dell’essere il Dottore


…altrimenti detto Doctor Who e il dilemma esistenziale che ti trovi ad affrontare ogni volta che qualcuno ti cambia la faccia

Dottore? Dottore Chi?
In questi ultimi giorni d’estate, denominata anche “il passaggio sulle aride pianure del palinsesto televisivo” si guarda con apprensione e una certa curiosità alla stagione che verrà, quella “delle piogge”, dove i nuvoloni neri delle case di produzione d’oltreoceano si stagliano sull’orizzonte del piccolo schermo di ogni buon vecchio appassionato di serie tv, pronti a scaraventare sul poveretto l’ira funesta dei loro pilot-i. Quante vittime conteremo? Quanti i fulminati per questa o quella nuova serie, quanti quelli stroncati dalla mole e quante le stroncature?

Ma lasciando stare il Selvaggio West e volgendo il nostro sguardo in terre più vicine, ponendo la nostra attenzione su lidi ad un passo da casa precisamente su di un’isola ad una Manica di distanza da noi, Ella la troviamo a vivere in tutta la sua britishness il suo personale drama, a questo però si aggiunge l’interminabile attesa di un anno tra l’ultimo avvistamento tv di uno dei suoi eroi e la sua programmata comparsata natalizia. Ebbene sì, tutta questa enorme iperbole per trovare il coraggio nel mettere per iscritto che, ; .punti di sospensione … un bel respiro: Doctor Who lo si rivedrà solamente nel solito episodio natalizio e poi occorrerà attendere fino a primavera 2017 per avere sul piccolo schermo l’agognata DECIMA (stagione o serie dipende da quanto vi sentite british nel catalogare la serialità d’oltremanica).
Ora qui non ci troviamo di fronte al più classico caso del virus “palinsesto all’italiana”, che come sappiamo aleggia nelle menti creatrici dell’ Astrattismo sulla programmazione televisiva, già ideatrici della logica per la quale continuità e tempi narrativi della serialità sono concetti del tutto scindibili e autonomi e che ci fanno apprezzare visioni cubiste dei nostri programmi preferiti (spazio e tempo si perdono all’interno dei loro piani d’insieme, bambini che l’episodio dopo sono già grandi, ritorni dal futuro e personaggi che risorgono grazie ad episodi di stagioni passate che si intervallano a quelli della prima visione e anche ovviamente sparizioni improvvise a tre capitoli dalla fine).
Questo invece è un caso del tutto estraneo a queste vicende, Doctor Who scompare di scena perché si vuole creare momentum. Infatti nell’universo “Doctor Who”, al di fuori del piccolo schermo, dove già al suo interno l’alieno “bicardico” era stato abbandonato dalle due figure femminili più presenti nella sua vita millenaria, Clara e River, di avvenimenti ve ne sono stati e molti, tanti da crearne un elenco.

Primo su tutti l’annuncio ad inizio anno di Steven Moffat, produttore esecutivo e showrunner di Doctor Who da ormai sei anni, che la decima sarebbe stata la sua ultima stagione.
Il posto non è lasciato vacante nemmeno un frazione di secondo poiché la BBC rincuora subito tutti con l’arrivo alla guida di Chris Chibnall, già creatore per ITV di uno dei drammi più apprezzati degli ultimi anni nel Regno Unito, Broadchurch, che nelle parole dei giornali d’oltremanica “ha tenuto col fiato sospeso l’intero paese”. Chibnall che non è una penna nuova all’interno della Writing Room di Doctor Who, ha scritto già diversi episodi sia nell’era di Russel T. Davis ( 42) sia sotto lo stesso Moffat, tra cui Dinosaurs on a Spaceship, che a dirla tutta non è uno degli episodi più entusiasmanti nelle avventure del Dottore ma non creiamoci paranoie prima del tempo, la venuta di Chris è ancora lontana, si parla di 2018 per la sua prima scorribanda assieme al Signore del Tempo, a cui tra l’atro ha chiesto di rimanere per questo piccolo passo umano nella vastità dell’Universo e soprattutto del Whoniverse. Per ora sembra che il Dottore con la faccia di Peter Capaldi abbia accettato la proposta.
A primavera invece un’altra tappa importante per chiunque bazzichi nel mondo Doctor Who, il 23 Aprile, tra il primo e il secondo tempo di una qualche partita di calcio che BBCOne stava trasmettendo, viene annunciato il nome e il volto della nuova companion del Dottore, si tratta di Bill che ha le fattezze di Pearl Mackie, una giovane attrice di Brixton con conseguentemente ovvia, attrice+inglese, esperienza teatrale. Nei 2 minuti di video che la introducono, una scena in esclusiva di un futuro episodio della decima stagione Friend from the future la vediamo correre, segno che, chi in questo universo ci vive, sa essere un’ottima qualità per un’ancor più ottima alleata del Dottore, non guasta infatti la sua presa di posizione ironica su quelle saliere post-apocalittiche , di un apocalittico che solo gli anni’ 60 britannici potevano sputare fuori, dette anche Dalek.

La rete, quella soprattutto a tema blu TARDIS, impazzisce, nella sola pagina Facebook ufficiale di Doctor Who il video viene visualizzato più di 2,7 milioni di volte in meno di una settimana, ad oggi questo contenuto mediale è il più popolare e condiviso degli account ufficiali Facebook e Twitter di tutta la storia digitale del Dottore. Un bel benvenuto per il personaggio Bill e la sua faccia Pearl.
In conclusione , l’abbandono della penna che ha scritto le più fiabesche e intricate storie di Doctor Who, lasciando nella storia della televisione tutta, gemme come Blink, Listen, The Girl in the Fireplace, Heaven Sent, The Angels take Manhattan e sicuramente avrò dimenticato dei favoriti, una figura che ha tracciato nuove vie per raccontare il Dottore e soprattutto mostrato regalato il suo geniale e brillante modo di narrare, lascia con quest’ultima decima stagione uno dei suoi parchi giochi preferiti e sinceramente non vedo l’ora di godermi lo spettacolo. Quindi va bene Steven Moffat facci ancora una volta soffrire nell’attesa, colgo l’occasione per un abbraccio ai fan di Sherlock che con le lunghe attese e la scrittura di Moffat hanno una certa esperienza.
Giunti fin qui nonostante l’ostico cammino in un universo disseminato di parole come Whovian, Whoniverse, TARDIS e con nella testa grida di “E-X-P-L-A-I-N” dei nostri Dalek interiori, assetati di razionali e lineari risposte a domande generate in questo fantastico mondo immaginifico che è la BBC lisergica degli anni ‘60 Doctor Who, non ci resta che un’unica arma soluzione per assopire/saziare i nostri timori/esaltazioni per il futuro che ci attende: IL REWATCH (quantomeno di Nu Who).
A tal proposito Rai 4 dal 12 settembre trasmette dal lunedì al venerdì un doppio episodio del Dottore nella fascia pomeridiana, dall’inizio del “reboot” della serie del 2005.
Tante novità ci attendono con l’arrivo di una nuova stagione di Doctor Who e l’addio di Steven Moffat :
<< Quindi sostanzialmente per ingannare l’attesa è consigliabile l’approccio “timey wimey” >>
(cit. dal fittizzio, nonché sempre a portata delle nostre mani,“Manuale di sopravvivenza per Whovian” )

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