Il futuro ha il retrogusto dei millennial


“Dissonanze, oggi Discorsivo, è la dimostrazione che la fluidità in cui vive la generazione Y non produce solo istanti, meteore o esperienze fini a se stesse. Dieci anni fa non era possibile prevedere l’impatto che questa iniziativa avrebbe avuto. Un progetto che ha dedicato tanto tempo a costruire una sua identità; identità che a sua volta si è evoluta e ha mutato forma grazie alle persone che se ne sono prese cura. Ma non è cambiata la sostanza: rappresentare la voce di una generazione difficile da capire, che si trova a vivere e costruire un mondo molto diverso da quello ereditato”.

Abbiamo iniziato questo speciale con una frase tratta dall’articolo di Francesco Campana e Filippo Urbini e ci sembrava opportuno – come in un cerchio – concluderlo con un’altra loro frase che raccoglie l’essenza stessa di Discorsivo e dei millennial oggi.

Lo avevamo detto già qualche anno fa: siamo la generazione della Terra di mezzo. Siamo nati in un mondo e diventati adulti in un altro; figli di due secoli così diversi tra loro da rendere difficile, talvolta, il dialogo intergenerazionale. Frasi come “Ok, boomer”, per quanto siano condivisibili anche da noi, non ci appartengono del tutto, perché spesso anche noi – per quella generazione Z in piena evoluzione – siamo ormai storia vecchia.

Una storia che spesso ci sembra di non essere riusciti a raccontare in prima persona, quasi fosse stata scelta per noi da altri.

Siamo la prima e l’ultima generazione

Una generazione di stallo, che per alcuni è inutile, ma che invece ha sulle spalle un peso enorme fatto di memoria storica e tradizioni da tramandare. Siamo l’ultima generazione che ha visto la Lira e un’Europa divisa da confini e dogane. A volte ce lo scordiamo, come fosse un ricordo troppo in là nel tempo e quasi appartenente a un’altra vita; ma le abbiamo viste: abbiamo visto il prima e abbiamo visto l’importanza di togliere quelle barriere.

E in un’epoca pazza, in cui si ripropone sempre più spesso di fare un passo indietro e di separarsi invece di restare uniti, dobbiamo ricordare alle generazioni più giovani – che oggi possono andare a votare e che quindi hanno in mano il potere di decidere – l’importanza di scegliere sempre l’inclusione.

Siamo la prima generazione che si è permessa di sognare di poter fare qualunque cosa della propria vita senza che nessuno possa avere il diritto di giudicarti: puoi amare chi vuoi e puoi scegliere anche di non amare nessuno, puoi sognare una carriera, sognare una famiglia o sognare anche qualcos’altro.

Puoi lavorare per vivere, vivere per lavorare, cercare una via di mezzo o una terza via. Puoi inseguire i tuoi sogni e le tue passioni senza dover per forza inseguire quelle che le generazioni precedenti hanno stabilito per te.

Una generazione cresciuta (benissimo) tra famiglie tradizionali e ricostruite

Siamo la prima generazione che ha davvero capito il concetto di “famiglia non tradizionale”. Siamo sinceri: oggi tradizionalisti e politici fanno tanto rumore sostenendo che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà, ma quanti di noi hanno vissuto anche solo il divorzio dei propri genitori? Quanti di noi sono stati cresciuti da un solo genitore, da due genitori che non vivevano assieme o proprio da due famiglie con fratellastri e sorellastre di sangue o acquisiti? Le chiamano “famiglie ricostruite”, ma per noi sono solo famiglie.

Il cast di Modern family, uno degli show che ha mostrato al mondo come tutte le famiglie siano “normali” (Credit: Abc)

Senza entrare nei casi negativi (che esistono benissimo anche nelle famiglie “tradizionali”, anche se a volte tendiamo a scordarcelo) si può crescere benissimo e nell’amore anche in famiglie con un solo genitore, quattro genitori, o solo i nonni. Non è il numero o la facciata quella che conta nella crescita di una persona: è la sostanza; e noi lo sappiamo benissimo.

Saliamo sulle sedie e guardiamo da un’altra prospettiva

Certo, spesso parliamo ancora di sogni che si scontrano con la realtà. Perché, diciamocelo: il mondo cercherà di farti sentire in colpa in ogni maniera.

Se non hai una famiglia sei egoista, perché pensi solo a te; se hai una famiglia e lavori per mantenerla, sei egoista perché non passi più tempo con loro; se hai una famiglia e lavori il meno possibile per stare con loro, sei egoista perché o non dai un futuro solido economicamente oppure pesi sugli altri per poterti permettere un futuro stabile.

Se accetti lavori saltuari e pagati pochissimo, non ti fai valere; se richiedi il lavoro fisso, sei pretenzioso; e se invece scegli di non volere il lavoro fisso ma di inseguire le tue passioni… beh, in quel caso sei proprio folle.

Se hai tanti amici non è possibile che siano davvero tutti tuoi amici, se hai pochi amici sei una persona difficile. Se stai sui social non vivi davvero, se sei allergico ai social sei ormai fuori tempo.

Ma sapete una cosa? Se qualunque cosa facciamo non va mai bene, forse il problema non siamo noi. Forse il problema è il mondo. E perciò sta a noi cambiarlo.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”

(Credit: Gerd Altmann da Pixabay)

Che siano i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri studenti, i nostri pazienti, i nostri lettori, abbiamo la responsabilità di istruire le prossime generazioni in modo che il mondo possa essere diverso.

Noi siamo diventati quello che siamo oggi non solo attraverso gli insegnamenti della nostra famiglia – che pure sono fondamentali, perché i nostri primi modelli sono certamente gli adulti che ci stanno intorno – ma anche attraverso tutto ciò che abbiamo toccato e che ci ha toccati nel periodo della nostra formazione. Siamo quelli che siamo per i libri che abbiamo letto e per i film che abbiamo visto. Per gli eventi storici di cui siamo stati testimoni e per quelli personali che abbiamo affrontato. Siamo quelli che siamo per via degli insegnanti, degli allenatori, dei datori di lavoro, dei vicini di casa, degli psicologi, dei dipendenti pubblici, dei commessi del negozio sotto casa.

Ogni persona che abbiamo incontrato sul nostro cammino ha avuto un’influenza su di noi e sul nostro modo di pensare. Sulle nostre paure e sui nostri valori.

Non possiamo permetterci di ragionare Not all nella lotta per i nostri principi

Nessuno nasce omofobo, razzista, maschilista, bullo. Diventiamo tutte queste cose a causa di ciò che ci sta intorno.

Perciò noi millennial abbiamo un compito fondamentale: far sì che le nuove generazioni non diventino omofobe, razziste, maschiliste, bulli. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, diceva Ghandi.

Oggi siamo noi quei genitori, quegli insegnanti, quegli allenatori, quei datori di lavoro, quei vicini di casa, quegli psicologi, quegli scrittori, quegli showrunner. Siamo noi ad avere il potere di decidere quali valori tramandare alle nuove generazioni e quali rendere obsoleti e dimenticati in un cassetto.

Non esiste un Not All perché il razzismo, il sessismo, l’omofobia, sono intrinsechi della nostra società perciò anche solo il non fare nulla alimenta il problema.

Con ogni gesto, con ogni parola detta o non detta trasmettiamo un messaggio. Quale messaggio vogliamo trasmettere alle generazioni future? In quale mondo vogliamo che nascano?

Un futuro al retrogusto di Discorsivo

Nell’editoriale di questo Speciale 2020, Marco Frongia vi ha raccontato che abbiamo giocato molto a immaginare come potrebbe essere lo speciale per il ventennale di Discorsivo. In questi dieci anni, e in particolare in questi cinque anni in cui ho avuto il compito e l’onore di dettare la via, sono cambiate tantissime cose. Abbiamo accolto moltissime voci su temi vecchi e nuovi, dall’intrattenimento alla divulgazione alla società.

Abbiamo capito a chi ci vogliamo rivolgere e soprattutto cosa vogliamo trasmettere: curiosità, passione, diversità.

Copertina per lo speciale retrogusto di Discorsivo fatta da Guzio

(La bellissima copertina fatta da Guzio per lo Speciale 2020)

Vogliamo un mondo in cui davvero non ha importanza chi ami, il colore della tua pelle, come sei vestito, di che sesso sei. Dove dire “Io sono una ragazza bianca, gay, cattolica”, “Io sono un ragazzo nero, etero, agnostico”, “O sono una ragazza asiatica, musulmana” ha la stessa valenza che dire “Io sono della Bilancia e amo l’ananas sulla pizza”.

No, vabbè, non scherziamo: posso immaginare qualunque mondo possibile, ma in nessuno di quei mondi qualcuno dovrebbe avere il diritto di mettere l’ananas sulla pizza. Ci sono valori su cui proprio non possiamo discutere!

Buon compleanno, Discorsivo.

2 Commenti

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  1. Giulio

    Bellissimo articolo… Ci sono dentro tante cose su cui stavo riflettendo proprio in questi giorni! Brava Paola! Buon anniversario Discorsivo!!

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