
C’era una volta la televisione commerciale – La tv italiana anni 80 e 90
Discorsivo è Millennial al potere, e i millennial sono la prima generazione nata e cresciuta con la televisione commerciale in tutte le case del nostro Paese. È proprio l’avvento delle reti private a livello nazionale, infatti, a caratterizzare la tv italiana anni 80 e 90.
Per raccontare cos’è il Retrogusto per la nostra generazione, quindi, non possiamo che partire da lì: dal racconto di quei vent’anni di televisone che in un modo o nell’altro hanno contribuito a plasmare la storia italiana, e la nostra generazione con essa.

(Credits: Mediaset)
Storia della tv italiana anni 80 e 90
In principio era il servizio pubblico. Una rete, poi due, infine tre. Nel frattempo, tra gli anni 60 e 70, cominciano a nascere anche in Italia le prime emittenti commerciali, che trasmettono soltanto a livello locale.
Ma è nel decennio successivo che si assiste al vero cambio di paradigma. Nel 1980 l’impero televisivo di Silvio Berlusconi muove i primi passi con la neonata Canale 5, alla quale si uniscono poi Italia 1 e Rete 4, acquisite rispettivamente dagli editori Rusconi e Mondadori.
Usando lo stratagemma della trasmissione in simultanea su tutte le emittenti locali di sua proprietà, infatti, Berlusconi arriva a raggiungere l’intero territorio nazionale, aggirando le normative che prevedono il monopolio del servizio pubblico.
Nel 1984 la magistratura blocca la trasmissione delle reti Fininvest, ma il governo guidato da Bettino Craxi consente alle emittenti di continuare a operare con una serie di decreti, aprendo la strada verso la normalizzazione dello stato di fatto e la fine del monopolio Rai.

(Credits: Pixabay su Pexels; rielaborazione: Marco Frongia)
È il 1990 quando la legge Mammì interviene per sancire il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset), durato di fatto fino all’avvento della televisione digitale, avvenuto tra il 2008 e il 2012.
Nell’arco di tempo che ha visto l’ascesa e la consacrazione della tv commerciale in Italia si sono susseguiti numerosi dibattiti normativi e politici, spesso sintetizzati nel tema della “legge sul conflitto d’interessi”, che avrebbe dovuto risolvere la contraddizione tra il Berlusconi imprenditore, tycoon, uomo politico e di governo.
Un dibattito andato praticamente esaurendosi a partire dal 2004, anno in cui la legge Gasparri ha sostanzialmente confermato l’impostazione della Mammì – duopolio Rai-Fininvest – in vista dell’imminente transizione al digitale.
La tv italiana anni 80 e 90 nell’immaginario collettivo
Nel bene e nel male, la tv commerciale ha calamitato per almeno due decenni le attenzioni del nostro Paese. Oltre al dibattito politico e normativo, infatti, programmi e personaggi delle reti Fininvest/Mediaset e delle piccole emittenti locali sono via via entrati nell’immaginario collettivo.
Questo vale soprattutto per i millennial, la prima generazione nata e cresciuta con la tv commerciale. Una condizione che oggi risulta amplificata, ma anche profondamente mutata, dal digitale e soprattutto dai servizi on demand, che non basano le proprie entrate sulla pubblicità ma sugli abbonamenti.

(Credits: Tsuchida Production)
Nella fase storica della tv italiana anni 80 e 90, invece, abbiamo assistito a un mix peculiare di nuovi personaggi e programmi – compresi i cartoni animati, rimasti particolarmente impressi nella memoria di chi era bambino – uniti a un sistematico bombardamento pubblicitario.
Per approfondire questi temi sono disponibili numerosi testi in grado di restituire un panorama ampio e approfondito della storia che qui ho riassunto brevemente, da volumi accademici come Storia della televisione italiana di Aldo Grasso a opere più goliardiche come Il mucchio selvaggio di Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini.
Da parte mia, invece, tenendo fede al tema che ispira questo speciale, ho voluto proporre a diversi miei coetanei un piccolo sondaggio informale per capire quale fosse il programma, il cartone animato o la pubblicità più presente nella memoria collettiva della nostra generazione.
I risultati del sondaggio sulla tv italiana anni 80 e 90
L’esito del sondaggio è stato per certi versi prevedibile, per altri sorprendente. Era prevedibile, probabilmente, la vittoria per distacco di Bim bum bam, il programma che per oltre vent’anni (1981-2002) ha riempito i pomeriggi di Canale 5 e Italia 1 con il pupazzo Uan indiscusso protagonista.
L’aspetto sorprendente è la quantità delle risposte diverse alla stessa domanda: quasi 50 su un totale di circa 80 “intervistati”, a dimostrazione che la varietà della proposta, forse più di ogni altra caratteristica, ha rappresentato il punto di forza della tv commerciale.
Tanti i programmi citati: dai classici La ruota della fortuna, Ok il prezzo è giusto, Mai dire gol fino a Drive in, Non è la Rai e Ultimo minuto ce n’è decisamente per tutti i gusti, dal telequiz al varietà.
Qua e là sbuca qualche serie tv – Sabrina vita da strega, Beverly Hills – ma a fare la parte del leone sono ovviamente i cartoni animati: tra i più citati Holly & Benji, Lady Oscar, Dragon Ball e Ken il guerriero, ma non mancano Lupin, Mila & Shiro, I Cavalieri dello Zodiaco e L’Uomo Tigre.

(Credits: Tabù)
Com’era prevedibile, molti hanno risposto con il ricordo di una pubblicità: sorprende la vittoria delle caramelle Tabù, accompagnate da intramontabili classici come Maxibon, pennello Cinghiale, Fruit Joy, Ciribiribì Kodak e lo spot del tè freddo Lipton con il mitico Dan Peterson.
A livello di numeri, però, dominano ovviamente le pubblicità di giochi e accessori per bambini:
dalle scarpe Lelly Kelly alle macchinine telecomandate Gig Nikko, dalla Fabbrica dei mostri e delle bambole a Crystal Ball, fino all’avveneristico Emiglio robot.
Conclusioni
Come ogni fenomeno mediatico, anche la storia della tv italiana anni 80 e 90 porta con sé un livello di complessità che la rende particolarmente interessante, con aspetti che spaziano dalla sociologia al costume passando per la cultura.
La ricca offerta di programmi per tutti i gusti e le età, le luci abbaglianti degli studi televisivi, i colori sgargianti dei cartoni animati e i jingle ammalianti delle pubblicità sono riusciti ad affascinare un popolo intero, che a distanza di tanti anni ricorda ancora vividamente l’immersione quotidiana in quel calderone pop.
Terreno di scontro legale, politico e imprenditoriale, in Italia forse più che altrove la televisione ha catalizzato l’interesse dell’intero Paese negli ultimi vent’anni del secolo scorso, andando infine a collocarsi nel punto d’incontro tra interessi economici, controversie politiche, desideri e sogni di una generazione che muoveva allora i suoi primi passi.
+ There are no comments
Aggiungi