
Il retrogusto dolce della tristezza – Gli insegnamenti di Inside Out
Scritto a quattro mani da Celeste Satta e Benedetta Giagnorio
Il 2020 non si è rivelato un anno facile: è iniziato con fiamme e l’ombra della guerra mondiale, ci ha visti chiusi in casa a cantare dai balconi per non sentire la tristezza della solitudine durante una pandemia globale. Sono momenti in cui cerchi di fare qualsiasi cosa, ma nemmeno trovare il lievito e la carta igienica al supermercato può placare quella sensazione.
Così, festeggiamo il compleanno di Discorsivo in colori diversi: alcuni di noi sono in zona rossa, altri in zona gialla; così sono saltati tutti i piani per una rimpatriata di redazione e il colore che rimane è un bel blu tristezza.
Ma, nella tristezza, possiamo trovare anche un retrogusto dolce, quasi nutriente: ce lo insegna Inside Out, un capolavoro Pixar del 2015, vincitore del premio Oscar come miglior film di animazione e una delle pellicole con la colonna sonora più intensa di sempre.
Ma non è solo tanto per le suggestioni e per il divertimento che parliamo di Inside Out, quanto per il ponte che crea tra la narrazione cinematografica e la psicologia.
Inside Riley’s mind
Il film si sviluppa all’interno della mente di Riley, una ragazza di undici anni che vive un momento molto forte della sua vita: il trasferimento dal Minnesota in California e, soprattutto, la preadolescenza. La realtà di Riley viene filtrata per noi dalle sue emozioni: la prima a spuntare nella mente della protagonista è Gioia, rappresentata come una stella luminosa e feroce nel tenere l’umore di Riley sempre gioioso.
Disgusto, in total green broccolo, ha il compito di assicurarsi che Riley “non venga avvelenata fisicamente e socialmente”. Viola e tremante è Paura, che somiglia a un nervo e tiene Riley lontano dai pericoli. Rabbia, rosso e incendiario (è lui che prende il controllo quando Celeste scrive articoli come questo), squadrato come un mattone, si attiva per non far subire ingiustizie a Riley, con la potenza di un impiegato bloccato nel traffico il lunedì mattina; e, infine, Tristezza, di cui “non è chiaro quale sia il suo scopo”, ma il suo aspetto è chiaro: una piccola lacrima blu.
Le emozioni lavorano instancabilmente l’una accanto all’altra nell’affrontare la quotidianità di Riley, conservando i suoi ricordi in sfere colorate in base all’emozione che le ha caratterizzate. Alcune sfere sono più importanti: i ricordi base rappresentano dei momenti che hanno segnato la vita della protagonista e hanno dato forma a tratti della sua personalità. La personalità di Riley viene rappresentata come isole: famiglia, amicizia, hockey, stupidera, onestà. Sono le caratteristiche della personalità della protagonista undicenne e sorgono lontano dal quartier generale, poco distanti dal resto della mente di Riley.

Ecco la squadra al completo (Credits: Disney Pixar)
Rappresentando la mente umana
L’intero film si sviluppa intorno al contrasto tra Gioia e Tristezza: la seconda, timidamente, entra in scena e “rovina” i ricordi base di Riley – originariamente felici – con la nostalgia di casa durante il turbamento del trasloco in una nuova città. E Gioia non può tollerarlo: Riley deve essere felice, sempre e ad ogni costo.
Le due emozioni intraprendono un viaggio all’interno della mente di Riley ed è qui che vediamo come Inside Out riesca a rappresentare la psiche umana in maniera originale e intuitiva: la memoria a lungo termine, un labirinto di ricordi; l’inconscio, una prigione che contiene le peggiori paure; lo studio cinematografico che gestisce i sogni; la fossa dove vengono gettati i ricordi “inutili”; Bing Bong, l’amico immaginario dell’infanzia di Riley, che aiuterà Gioia a tornare nella mente cosciente.
Durante il film, vediamo Riley subire il terremoto emotivo con quella che sembra una vera e propria depressione.
Gioia riuscirà a tornare al quartier generale, restituendo a Riley la possibilità di essere felice, solo quando accetterà il ruolo fondamentale della tristezza nella vita e nelle esperienze di Riley. Si intuisce qui il motivo dell’aura blu che circonda Gioia: il legame tra gioia e tristezza diviene forte e solo così, infatti, la protagonista potrà crescere.

Se la tristezza è un ricordo blu, la depressione della piccola Riley è simboleggiata dai ricordi tinti di nero, per farci capire che la depressione non è semplice tristezza (Credits: Disney Pixar)
La scienza di Inside Out: teoria e pratica della crescita
E come non approfittare dello speciale del nostro Discorsivo per fare un po’ di divulgazione? Ci sono diversi aspetti interessanti in questo film: la teoria cognitiva delle emozioni, la decisione su quante e quali sono le emozioni di base e il concetto di crescita.
La teoria cognitiva delle emozioni
Secondo questa teoria, che è alla base di tutta la psicologia e la psicoterapia di approccio cognitivo-comportamentale, noi non siamo in balia delle nostre emozioni, né una reazione emotiva deriva direttamente da quello che ci succede nel mondo.
Anzi, di fronte a una stessa situazione due persone diverse possono reagire in due modi diversi: di fronte al gelato che mi cade per terra, Sandro piange per la tristezza di aver perso la merenda, mentre Carletto potrebbe arrabbiarsi per l’ingiustizia di dover saltare il dolce. La differenza sta in come noi interpretiamo la situazione e in cosa ci diciamo, ovvero i nostri pensieri. E Inside Out fa un lavoro egregio nel farlo capire, perché la voce di Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura sono le voci dei pensieri di Riley.
È un classico Abc: A evento – B pensiero – C emozione e azione. Se il pensiero cambia, anche l’emozione cambia.
Le emozioni di base
Altro aspetto interessante è la domanda implicita che Inside Out pone a tutti noi: quante sono le emozioni di base? Per emozioni di base intendiamo quelle emozioni primordiali, che proviamo tutti (a meno che non abbiamo un danno cerebrale o non siamo psicopatici) che esistono dalla nascita e che fanno parte anche del mondo animale.
Come sempre, anche qui gli scienziati si accapigliano da decenni, anzi secoli. Robert Plutchik ne identificava otto (gioia, accettazione, paura, sorpresa, tristezza, disgusto, rabbia e anticipazione), che disponeva nella famosa ruota delle emozioni. Altri studiosi di altri decenni ne identificavano altre, chi più chi meno, ma senza arrivare mai a un accordo preciso. Fino a che non arrivò Paul Ekman. Il grande Paul è colui che ha finalmente messo tutti un po’ d’accordo, identificandone sei: gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura e… sorpresa!

La ruota delle emozioni di Plutchik
No, no, intendo proprio la sorpresa, l’emozione sorpresa, che avete capito? Avrete sicuramente notato che sono esattamente le stesse di Inside Out, più una. Ekman, infatti, è stato consulente per la realizzazione del film, ed ecco spiegato perché questo film Disney è uno dei più bei ritratti di educazione emotiva mai prodotti nella storia della cinematografia (sì, vi sfido a contraddirmi!).
Tuttavia, l’emozione di sorpresa è stata scartata, probabilmente perché troppo poco interessante ai fini di un cartone animato.
La tristezza che aiuta a crescere in Inside Out
Ultimo aspetto è quello della crescita, e del ruolo della tristezza nel cambiamento. Una delle scene più commoventi riguarda Gioia e Bing Bong. Gioia cerca in tutti i modi di confortare il povero amico immaginario di Riley, cercando di forzare un’emozione che non è appropriata al momento: la gioia, appunto. È solo quando Tristezza interviene, riconoscendo la perdita e permettendo un pianto liberatorio che finalmente la situazione si risolve.
Quella scena è fondamentale per capire davvero cosa vuol dire crescere. La figura dell’amico immaginario, per esempio, è un classico dell’infanzia. Ma, a un certo punto, inevitabilmente, scompare. Certamente è simbolico di un abbandono dell’infanzia e dell’innocenza che la accompagna, ma è anche un processo di lutto. Nessuno di noi si è sentito gioioso nel processo di crescita, soprattutto se la crescita implica brufoli, grasso, fluidi corporei e umore a caso.
Anche in questo Inside Out risulta vincente: attraverso la storia di Bing Bong ci fa capire che l’unico modo per poter tornare a sentire la gioia è attraverso la tristezza. L’unico modo per poter crescere è accettare il lutto di un’infanzia finita.
La gioia del sentirsi triste
La meraviglia di Inside Out è che non solo offre un ritratto veritiero e scientificamente corretto delle emozioni di base, ma ci insegna una lezione importante: il ruolo della tristezza nella crescita personale.
La nostra perpetua e illusoria ricerca della felicità ci porta a credere che l’obiettivo della vita sia sentirsi sempre felici, gioiosi e che vada tutto bene. Ma questo 2020 ci ha insegnato che la vita è capace di enormi e dolorosi schiaffi in faccia, capaci di ribaltarti come un suplex.
Sono cose che possiamo evitare? Certo che no, a meno che non pensiamo di essere Mago Merlino, che con un Hocketi Pocketi risolve tutto. Allora cosa possiamo fare di fronte agli imprevisti della vita? Ci possiamo arrabbiare, certo, con la consapevolezza, però, che l’ingiustizia che abbiamo subito non andrà via.

Rabbia+Gioia, Paura+Disgusto, Gioia+Tristezza sono emozioni complesse fondamentali per la crescita (Credits: Disney Pixar)
L’insegnamento di Inside Out
Spesso – e questo è l’insegnamento di Riley – il modo migliore per affrontare la vita è accettare e viversi la tristezza. D’altronde, cos’è la tristezza se non il segnale di aver perso irrimediabilmente qualcosa? Piangiamo perché abbiamo bisogno di attraversare il lutto di una perdita – che sia una persona, un luogo amato, la libertà a noi tanto cara, gli amici, la scuola, la salute.
E chi di noi ha mai affrontato un lutto sa bene che il modo migliore per andare avanti è attraversarlo, accettarlo e farlo diventare una parte di noi. Proprio come fa Riley, che finalmente riesce a inglobare la tristezza nei suoi ricordi gioiosi creando… la malinconia.
Il nostro contributo allo Speciale 2020 è questo. In 10 anni di Discorsivo sono successe tante cose. Guardandoci indietro e intorno, in questo anno difficile, possiamo sentire la tristezza dentro di noi; ma non è sempre un male. Possiamo concederci di essere tristi perché sappiamo che il retrogusto dolce di quella tristezza ci permetterà di crescere.
Buon compleanno, Discorsivo!
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