Giù i muri!


copertina dello speciale Giù i Muri

immagine di Marco Frongia

All’inizio di quest’anno, e precisamente il 25 gennaio, si è concluso il più lungo shutdown della storia degli Stati Uniti d’America. È durato ben 35 giorni; 14 in più di quello avvenuto tra il 1995 e il 1996, sotto l’amministrazione Clinton. Un record di cui non si può andare fieri.

Di cosa si tratta? Uno shutdown è un’interruzione dei fondi destinati alle attività amministrative meno importanti dello Stato federale americano, e si verifica quando il Congresso non riesce ad approvare una legge di bilancio. Detta così sembra una cosa poco interessante, ma proviamo a dirla in altri termini: per oltre un mese, 800mila dipendenti statali statunitensi (più o meno tanti quanti sono gli abitanti di Bologna e Firenze messi insieme) non hanno ricevuto lo stipendio o sono stati congedati temporaneamente. Il tutto in attesa che il presidente Donald Trump e il Congresso si mettessero d’accordo su un particolare riguardante la ripartizione dei fondi pubblici: a tre giorni da Natale, Trump aveva tentato di far destinare quasi 6 miliardi di dollari alla costruzione del muro tra Messico e Usa da lui promesso in campagna elettorale; il Congresso, dal canto suo, si era opposto.

Al di là di come si sia poi giunti a un compromesso, e in cosa questo compromesso consistesse, le azioni di Donald Trump sono uno degli esempi più amari per rappresentare quanto si sia ancora disposti a fare pur di alzare muri intorno a noi.
Certo, dire che non dovrebbero esistere per niente i confini è sicuramente un concetto troppo semplicistico; al tempo stesso, però, fa rabbrividire quanta popolarità abbia ancora l’idea di nascondersi dietro una barriera, chiudendo ogni rapporto con ciò che accade alle proprie frontiere.

Per noi nati tra gli anni Ottanta e Novanta, così come per la generazione dei nostri genitori, la mente va inevitabilmente al Muro di Berlino, assurdo e paradossale strappo tra due metà di una stessa città, per giunta nel cuore dell’Europa. Qualcosa di così difficile da metabolizzare che, nel tempo, è diventato protagonista di storie di ogni tipo, molte delle quali nate quasi con l’intento di esorcizzare il ricordo di quel mostro di cemento armato che ovviamente nessuno di noi, a quel tempo, poteva impedire venisse creato. Ma, forse, possiamo fare qualcosa perché sempre meno persone provino quello che hanno provato i berlinesi per quasi tre decenni.

Un tratto del muro tra Israele e Palestina, all’altezza di Betlemme. La frase significa “Io sono berlinese” e si riferisce a un celebre discorso del presidente Usa Kennedy a Berlino, due anni dopo la costruzione del Muro (Marc Venezia, dicembre 2007)

Lo Speciale di quest’anno nasce proprio per questo: perché riflettendo sulla ricorrenza del 9 novembre possiamo renderci conto che almeno contro le barriere di oggi, magari, abbiamo un ruolo da giocare. Per il momento, cominciamo a esserne consapevoli. Poi, chissà.

Il Muro di Berlino è solo un fantasma di polvere da trent’anni esatti, certo; ma ce ne sono ancora tanti da fronteggiare.

Solo in Europa esistono almeno 16 barriere simili, soprattutto nei Paesi dell’Est; di queste, 14 sono state costruite solo negli ultimi sei anni, spesso da governi marcatamente nazionalisti e illiberali come quello dell’ungherese Viktor Orbán.

E dove finiscono i muri fisici, sparsi in giro tra la nostra Europa e il resto del mondo, cominciano quelli personali, interiori: che si tratti di barriere ideologiche, religiose, generazionali, sessuali, di genere o razziali (per non parlare poi della discriminazone che colpisce disabili, detenuti o ex carcerati) la differenza con i loro corrispettivi nel mondo reale è spesso molto ridotta.

Così come i muri “veri”, però, anche questo tipo di confini non è esclusivamente qualcosa di dannoso: a volte costruire qualcosa che ci protegga e ci definisca come individui può essere il primo passo per creare ponti. Perché, sì, è vero: parlare di “noi” e “loro” è spesso il preludio di incomprensioni, discriminazioni, conflitti; ma può essere anche la premessa per mettere in comunicazione idee e stili di vita capaci di influenzarsi positivamente a vicenda.

Giù i muri, dunque. Quasi sempre.

E, quando certe pareti non si possono proprio abbattere, quantomeno, si può sempre prendere in considerazione l’idea di ritagliarci almeno una finestra.

SOMMARIO e CALENDARIO DELLE USCITE

The Wall – Recensione dell’opera rock targata Pink Floyd“,
di Luca Rasponi (4 novembre 2019)

I muri che dividono il mondo“,
di Erika Biggio (5 novembre 2019)

Christa Wolf – Il cielo diviso“,
di Laura Musso (6 novembre 2019)

Ossis vs. Wessis – Il Mondiale delle due Germanie“,
di Paolo Paolillo (6 novembre 2019)

Cemento e sangue: la storia del Muro di Berlino“,
di Laura Musso (7 novembre 2019)

L’abbattitore di muri“,
un racconto di Eleonora Cecchini (7 novembre 2019)

Io dov’ero? – Un graphic novel all’ombra del Muro”,
di Caterina Cappelli (8 novembre 2019)

Il Muro in musica – Eredità di una separazione“,
di Daniele Gasparini (9 novembre 2019)

La Berlino dei nostri giorni – Dove il passato è sempre presente“,
di Laura Musso (9 novembre 2019)

Good bye, Lenin! ovvero, come (provare a) tenere in piedi il Muro di Berlino“,
di Alessio Ottonello (10 novembre 2019)

Viaggiare in Europa – Perché abbiamo bisogno di Schengen“,
di Luca Leardini (11 novembre 2019)

Make cous cous, not walls“,
di Francesca Torre (11 novembre 2019)

La fotografia è una ‘piscina’ di storie per il ‘muro’ del realismo“,
di Paolo Meneghetti (12 novembre 2019)

La moda fine anni 80: un revival nelle tendenze attuali“,
di Rosaria Di Prata (12 novembre 2019)

Appuntamento a Phoenix – Il viaggio clandestino di Tony Sandoval“,
di Enrico Cantarelli (13 novembre 2019)

Il muro della disillusione“,
di Giulio Montalcini (14 novembre 2019)

La Serial queen per abbattere un certo ‘genere’ di muri“,
di Elisa Tomasi (15 novembre 2019)

Diamanti di Sangue e muri di indifferenza“,
di Andrea Giuliano Ion Scotta (16 novembre 2019)

Rompere il muro del suono con Ligabue“,
di Alessia Tupputi (17 novembre 2019)

Comunicazione non violenta: una finestra sul muro“,
di Ambra Oberti (18 novembre 2019)

Siamo persone, siamo buffoni, viviamo tutti sullo stesso palco
di Riccardo Tacchetto e Benedetta Giagnorio (19 novembre 2019)

Non è te che aspettavo – Neogenitori e trisomia 21
di Simone Galli (19 novembre 2019)

Firewall: protezione o isolamento?“,
di Luca Spadazzi (20 novembre 2019)

Ieri e oggi contro i muri dell’ignoranza
di Paola Cecchini (20 Novembre 2019)

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