I Millennials nello sport. Una generazione che prefersice la forma fisica alle discoteche


La generazione millennials nello sport, due mondi che inevitabilmente s’incrociano. Sostanzialmente, chi sono questi millennials? Come s’inseriscono nel mondo dello sport? I Millennials sono la generazione di utenti (denominata anche Generazione Y) nati tra il 1980 ed il 2000, i quali attualmente si trovano nella fascia d’età 17-37 anni.

Il primo pensiero che viene in mente, pensando ai millennials, è la tecnologia e quindi una vita asociale senza amicizie e senza attività fisica. Eppure la “millennial generation” non va in discoteca e pratica sport, si “abbuffa” di serie televisive, beve alcolici a casa di amici o in locali alla moda, legge, guarda film e va ai concerti, partecipa ai festival e si diverte agli happy hour. Certo, non una vita esemplare dal punto di vista fisico ma il fatto stesso che un’intera generazione reputa più importante fare sport che andare in discoteca, è di buon auspicio.

Dato per scontato che la generazione Y ama lo sport, quali sono i loro preferiti? Al millennials non interessa se lo sport lo si fa in gruppo o singolarmente, l’importante è fare movimento. Un portale toscano ha individuato le preferenze dei millennials nello sport:

  • Body pump: training full-body. In 45/60 minuti di lezione interessa tutti i gruppi muscolari. Scolpisce, tonifica e rinforza il corpo grazie al supporto di manubri, bilanciere e uno step.
  • Grit: offre tono e definizione muscolare. Inoltre stimola la produzione dell’ormone della crescita che aiuta a ridurre grasso corporeo. Tra i preferiti della generazione Y, questo allenamento della durata di 30 minuti, sfrutta una serie di esercizi ad alto impatto fisico.
  • Indoor cycling: conosciuta dai più come spinning, questa attività rappresenta il giusto compromesso tra attività fisica e divertimento. Si caratterizza per picchi d’intensità in cui si pedala velocemente seguito da periodi lenti di recupero. Rispetto alla bicicletta e alla corsa si tratta di un’attività prevalente anaerobica che può causare sovraccarichi alla colonna vertebrale.

Guardando tra le mura di casa, lo sport più amato dai millennials italiani non può che essere il calcio. Ovviamente anche nel mondo del calcio ci sono millennials che ricoprono un ruolo da protagonista. I giovanissimi del calcio italiano sono tanti ma a far notizie e quando questi esordiscono nel massimo campionato ad un’età molto giovane.

I più noti sono Pietro Pellegri del Genoa che ha esordito all’età di 15 anni, 9 mesi e 6 giorni. Altro protagonista è Moise Kean, 16enne di Vercelli in forza al Verona ma di proprietà della Juventus. Il centravanti bianconero ha anche collezionato una presenza in Champions League, il primo 2000 a farlo.  I ‘millennials’ sono già parte integrante del calcio nostrano, e poco importa se da poco i classe 1997 come Gerson o i 1998 come Locatelli abbiano appena iniziato ad affermarsi.

Non solo calciatori ma anche altri sportivi vincenti. I millennials nello sport che dall’Italia trionfano nel mondo non sono pochi, Da Federica Pellegrini a Vanessa Ferrari per poi passare a Fabio Basile. Federica Pellegrini, classe 1988, non ha bisogno di presentazione. Una millennials in grado di vincere in qualsiasi competizione e di rappresentare l’Italia a Rio 2016 in qualità di portabandiera.

Vanessa Ferrari, classe 1990, la ginnasta italiana più vincente di sempre, che dopo alcuni delicati interventi chirurgici e l’intenzione di ritirarsi, ha annunciato di voler partecipare alle prossime Olimpiadi di Tokyo nel 2020, regalando così ai fan, rimasti fedeli anche durante le fasi critiche, il sospirato lieto fine.

Essendo la generazione più tecnologica, i millennials nello sport usano piattaforme e social network per aumentare la propria popolarità. Il 22enne campione olimpico di judo Fabio Basile, ad esempio, è immediatamente approdato all’attenzione del grande pubblico grazie alle interviste, alle esibizioni di danza nell’ambito del programma serale di Milly Carlucci e all’ampio seguito riscosso su Instagram e Twitter. Dunque la tecnologia incide ormai sulla quotidianità dei campioni sportivi non solo attraverso i big data e i software che analizzano le prestazioni degli avversari, ma anche mediante l’uso di quei social network che contribuiscono a sovrapporre o ad affiancare all’atleta il personaggio.

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