Millennials: l’etichetta di una generazione s-perduta
Chi sono davvero i Millennials, tra incertezza e ricerca di sé.
Se siete nati, tra il 1980 e il 2000, siete proprio voi i così detti Millennials. Stupiti?
Avete sentito usare questo termine ma non avete mai pensato vi riguardasse da vicino? Non è insolito, l’arco temporale descritto, infatti, è piuttosto ampio e comprende quella fascia di età che oggi va dai 20 ai 35 anni. Ma, oltre alla data di nascita, come vengono definiti, e che cosa accomuna tutti coloro che appartengono a questa generazione?
Non è possibile indicare in modo netto l’inizio e la fine di una generazione: questa s’iscrive convenzionalmente in un lasso temporale limitato, ma allo stesso tempo quelli che ne fanno parte devono essere accomunati da un background socio-culturale simile. Per meglio spiegare il processo logico, guardiamo brevemente come sono state suddivise le diverse generazioni fino ad ora, nel mondo occidentale.
Quali sono le Generazioni, dalla guerra ai Millennials?
La prima è la Greatest Generation, ovvero quella di tutti i nati prima della fine della Seconda Guerra Mondiale (1946).
A seguire vi è generazione più numerosa, quella dei Baby Boomers – figli del dopoguerra – generati in un clima di speranza e di fiducia nel progresso protrattasi fino ai primi anni Sessanta.
Dal 1965 fino al 1984 circa si parla di Generazione X, cresciuta all’ombra della precedente, priva di un’identità culturale definita, ma anche quella che più ha goduto dello sviluppo economico e tecnologico che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso.
Infine arriviamo alla Generazione Y, termine inizialmente usato per definire la generazione che va dal 1980 al 2000 (questo nome è ancora utilizzato in UK e Australia); in seguito, vi è stato preferito quello di Millennials seguendo la teoria generazionale di Strauss-Howe.
Per i nati dopo il 2000, anche detti nativi digitali, non si è ancora definito un nome, per questo si utilizza l’acronimo TBD (to be discussed); alcuni tuttavia iniziano prematuramente a parlare di Generazione Z o Zero.
Nello specifico come vengono descritti i millennials?
A parlarne, per la prima volta, è il Times che nel 2013 dedica al tema una copertina titolando: “The ME ME ME Generation”, una classe di pigri, narcisisti che vivono ancora a casa con i genitori.
La descrizione dei millennials che si può trarre non solo dall’editoriale, ma anche dal resto della narrativa odierna, è quella di una categoria composta di giovani adulti con un livello d’istruzione più alto delle precedenti generazioni, ma allo stesso tempo un grado di autostima talmente elevato da sfociare in narcisismo esasperato; come dimostra l’ormai sdoganata pratica dei selfie, e da cui è derivata l’ironica definizione di “generazione Instagram”. Un gruppo d’individui cresciuto in una società ricca, improntata al capitalismo e al consumo, ma al contempo insoddisfatto poiché assillato da una maggiore incertezza economica rispetto alla generazione dei propri genitori (crisi economica, salari più bassi, lavoro precario etc). Vengono anche definiti “generazione iperconnessa” (si stima che un millennial trascorra una media di tre ore al giorno in Rete su differenti devices), i cui rapporti sociali vengono filtrati dalla Rete ed estrapolati da una realtà quotidiana in cui i singoli sono in realtà soli, introversi e quindi sempre meno empatici verso il prossimo.
Questo quadro generale, seppur veritiero, è allo stesso tempo controverso: è possibile etichettare un’intera generazione a causa di caratteristiche negative diffuse – certo – ma allo stesso tempo generate da una combinazione sfavorevole di fattori economico-sociali e culturali? Si potrebbe, invece, dire che i Millennials sono la generazione che più incarna l’essenza del disagio postmoderno?
Cosa differenzia i Millennials dalle generazioni precedenti?
Secondo Zygmunt Bauman (uno dei più importanti sociologi d’epoca moderna), gli uomini postmoderni hanno perso una dose della loro sicurezza in cambio di un aumento di felicità (o della speranza della stessa). I millennials non sono forse la generazione più libera e priva confini grazie alla rete e alle nuove tecnologie, ma al contempo quella che è maggiormente priva di sicurezze? Ad esempio un alto livello d’istruzione e conoscenza è sicuramente positivo e invidiabile paragonato al passato, ma allo stesso tempo l’overload (sovraccarico) informativo genera nei singoli un sentimento di spiazzamento e d’incertezza perenne. D’altra parte, non sono forse l’incertezza e la solitudine (o la paura della stessa) a provocare nei millennials un forte desiderio di riconoscimento sociale? Desiderio poi tradottosi in rituali collettivi, in cui mostrarsi agli altri tramite comportamenti apparentemente narcisisti serve a legittimare la propria presenza all’interno di una certa comunità.
A ben guardare, se così fosse, le caratteristiche che separano maggiormente i millennials dalle generazioni precedenti sono allo stesso tempo il potenziale altissimo di questa generazione e la sua intrinseca fragilità.
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