Il nerd e l’integrazione acrobatica della malinconia


Per il filosofo Benjamin, la città realizzerà l’antico sogno del labirinto. In via più contemporanea c’è la figura del flaneur. Qualcuno per cui la città diventerebbe una sorta di paesaggio sconosciuto. Entrando nel labirinto, giocoforza noi abbiamo tempo da perdere, prima d’uscirne. Il flaneur farà lo stesso, visitando con “amena tranquillità” una città. Questa ci pare sia aperta come il paesaggio, sia chiusa nel suo intricarsi di strade e vicoli.

Il nerd è spesso “accusato” di preferire l’isolamento. Quanto egli avrà una mentalità “labirintica”, scervellandosi per trovare “un’altra uscita” al pensiero solo comune? Il nerd così diventa un flaneur sul “paesaggio sconosciuto” dell’intelligenza. Un labirinto isola chi “s’avventura” al suo interno. Il nerd è perfino accusato di perdere tempo, mentre si scervella contro il pensiero comune.

Per il poeta Pessoa, l’astro “opaco” (in quanto gassoso) di Saturno potrebbe ispirare la mentalità malinconica (o sempre insoddisfatta) dei grandissimi artisti. Quello avrà tre anelli, simboleggianti rispettivamente la disgrazia, la solitudine e poi la tristezza. Là, s’affaccerebbero otto lune, quasi puntandovi un occhio addosso. Per Pessoa, il dio della poesia Apollo avrebbe consegnato i tre anelli nel “ventre” di Saturno, e come ad ispessirlo d’un “seno”. Le otto lune spiegherebbero il carattere malinconicamente insoddisfatto del poeta. Soprattutto, la mano di Apollo sarebbe plumbea (o più realisticamente grigia e gassosa). Essa solleverebbe il “cuore” di Saturno, salvo poi stringerlo a sé, mentre s’originano i tre anelli.

Il nerd sembra dotato d’un carattere malinconico. Egli deve sempre affacciarsi, prima d’interloquire con qualcuno, domandando il “permesso” per “ispessire” i ragionamenti più banali. Il nerd a volte non sembra capito, e persino subisce un allontanamento. Ma quanto egli sinceramente soffrirà, per l’impossibilità “d’affacciarsi” nel modo corretto? Il nerd ragionerà con il “cuore”, già prevedendo d’esibire un’abilità che gli sarà “offuscata” dall’isolamento, tramite la sua originalità.

Per il poeta Rilke, un saltimbanco sempre “si complica la vita”, e per giunta alienando se stesso, mentre assume un senso unicamente soddisfacendo il pubblico. Visivamente, egli incalza il mondo circostante (battendo a terra per equilibrarsi), ma nel contempo noi lo pensiamo incalzato (subendo astrattamente la presenza altrui). Il saltimbanco avrebbe una vita vagabonda e senza scopo. Nessuno di noi può restare a lungo in perdita d’equilibrio. Rilke scrive che la performance del saltimbanco assomiglia a quella d’una poesia, dove le parole prendono un significato “acrobatico”, che girerà continuamente intorno a se stesso.

Il nerd spesso “si complica la vita”, per soddisfare gli altri. Egli cerca sempre un riconoscimento, ed aliena se stesso nel proprio lavoro. Il nerd ha certamente un’intelligenza “incalzante”. Ma egli deve giustificare il suo lavoro, ancor prima “d’affacciarsi” come un individuo. Il nerd è il “saltimbanco” del “tipo” perfettamente integrato, per così dire. Egli però vorrà riequilibrare il pensiero comune, da lui stesso “stravolto”. Il nerd alla fine rischierà di farsi compatire, quasi liricamente? Allora tutte le sue “acrobazie” d’autogiustificazione saranno state derise, in quanto inutili…

La psicanalisi di Freud c’invita a superare la perdita affettiva non tanto cancellandola dalla mente, quanto piuttosto riconvertendone l’immagine, in qualcos’altro, che invece noi possiamo avere. Il lutto così andrebbe rielaborato. Se questo non accade, per Freud subentra lo stato della malinconia. Si percepirà in via favorevole “un resto” del lutto.

Il nerd è un “saltimbanco” della mente che sempre “rimane a sé”. L’egocentrismo non gli vale: sia per la sua tendenza all’isolamento, sia per la preveggenza che gli altri a lui “rivendicheranno” un “permesso” d’entrare a colloquio con loro. Dunque il nerd ha una mente dai ragionamenti distorti per rimanere “luttuosamente” in se stessi. È lo scervellarsi in solitudine, funzionale però a farsi “rielaborare” dall’accettazione altrui. Il nerd ha un “disequilibrio” che ci suscita tenerezza, per cui a lui ogni malinconia resta per così dire “integrata”, e forse pure piacevolmente!


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