L’evoluzione del “cervellone” nel panorama televisivo degli ultimi vent’anni


Com’è possibile che il cervellone, quello che stava ai margini degli scenari scolareschi del teen drama degli anni ‘80, sia divenuto la figura centrale delle narrazioni contemporanee, come si è arrivati dalla visione periferica dello sfigato secchione alla centralità di schermo che godono gli odierni personaggi “super” intelligenti, in sostanza: come si è arrivati dall’epiteto dispregiativo “cervellone” all’attraente “genio”.

Probabilmente seguendo la stessa via che ha percorso Hermione Granger e conseguente suo volto filmico Emma Watson, cioè da Harry Potter e la Pietra Filosofale fino a Harry Potter e i Doni della Morte, in una parola: crescendo.

Crescere per un personaggio finzionale vuol dire complessarsi, o meglio aumentare il proprio grado di complessità, da persona bidimensionale di carta, pellicola, o sequenza numerica a profonda e dinamica immagine di una psiche. Fondamentalmente da essere rudimentali caricature dell’essere umano a diventarne perfette copie o a volte evolvendo oltre, dai geroglifici ai cyborg.

Questo è quello che avvenuto alla figura del cervellone in tv, da impacciato espediente per una facile risata se non addirittura incarnazione dello “spiegone” per tirare avanti la trama (rivolgo le mie scuse a qualsiasi degli innumerevoli scienziati senza volto che nel corso di questi anni abbia cercato di spiegarmi una qualsiasi teoria scientifica da dentro il piccolo schermo), a per l’appunto personaggi che con la loro acutezza riescono a tenerci attaccati alla tv per diverse ore, settimane, giorni ,mesi, dipende dalle vostre modalità di visione di una serie.

Stilare una vera e propria classifica dei personaggi televisivi che hanno reso l’intelligenza attraente è un compito assai arduo, innanzitutto perché chi scrive in quanto essere umano è dotata di una sua unicità di DNA, il che comporta un mio personale punto di vista su ciò che considero attraente, in più ci si vuole muovere in uno spazio televisivo temporalmente piuttosto ampio e quindi di una vastità di esempi di cervelloni non indifferente.

La soluzione a tutto ciò è una classifica in ordine cronologico di figure chiave dei drama tv( ho il difetto di non guardare molti comedy) che hanno reso l’essere “brainy” sexy, che è più cool che dire “il cervellone è il nuovo sex symbol”.

Ovviamente avremo la categoria femminile…

  1. Prima in ordine di apparizione sul piccolo schermo l’agente speciale del FBI, Dana Scully, (X files, 1993-2002) innanzitutto perché chi la interpreta è Gillian Anderson, e non si mette in questione Gillian, in secondo luogo perché è il topo da laboratorio più dinamico e affascinante che abbia mai scorrazzato nel “ Hoover Building” di Washington DC
  2. Rory Gilmore (Gilmore Girls, 2000-2007), perchè appena appariva in tv mi ricordava sempre la valanga di compiti che avevo lasciato in sospeso, sempre diligente nello studio Rory ha fatto apparire la qualità di secchiona e prima della classe come qualcosa di allettante, una caratteristica che non la allontanava dai ragazzi nonostante gli anni di storia televisiva in cui lo studio era caratteristica dei personaggi secondari e sfigati.
  3. River Tam (Firefly,2002-2003) perché innanzitutto stiamo parlando di Firefly ( chi non sa di cosa stiamo parlando si redima subito e lo guardi!) e poi perchè chi non ha mai voluto essere un essere super intelligente addestrato ad uccidere, praticamente con la sola forza delle proprie idee, in più essere una ballerina micidiale eccezionale. Sua la frase: “I can kill you with my brain”
  4. Root (Person of Interest, 2011-2016) perchè è Root, come non amare una pazza psicopatica che mette in difficoltà anche il più grande tra gli hacker, quello che ai tempi di ARPANET ha fatto crollare l’intero sistema, e utilizza le sue abilità informatiche per complesse uccisioni su commissione, poi va in delirio mistico per un’intelligenza artificiale e infine diventa parte integrante del Deus Ex Machina.
  5. Elizabeth Jennings (The Americans, 2013-) perché è uno dei personaggi femminili più ben scritti degli ultimi anni ed è proprio la ricchezza di sfumature del personaggio che rende credibile la sua capacità tutta femminile di un intelligente multitasking nel far sopravvivere la sua identità di spia del KGB assieme a quella di virtuosa madre di famiglia in una perfetta cornice familiare americana.

…e quella maschile

  1. Gregory House (House M.D., 2004-2012) perchè è un dottore e nessuno è immune al fascino del camice bianco, se poi quel camice lo indossa uno che ha tutto il fascino del genio ribelle, l’accoppiata diventa indimenticabile come lo è questa serie di un ricontestualizzato Sherlock Holmes.
  2. Peter Bishop (Fringe, 2008-2013) perché chi è cresciuto a pane e Dawson’s Creek come chi scrive avrà sempre Pacey nel cuore, in più Joshua Jackson qui è proprio bravo a dar vita ad un personaggio dal Q.I eccezionale e da umanità che sconfina nella più dolce tenerezza nel rapporto tra un padre e un figlio nella vasta giungla scientifica di cui entrambi ne sono padroni.
  3. Sherlock (Sherlock, 2010-) perché è Sherlock, stiamo parlando della riattualizzazione dell’archetipo del genio maledetto, è quasi un istinto naturale sbavare dietro a Bendict Cumberbatch.
  4. Will Graham/Hannibal Lecter (Hannibal, 2013-2015) perchè è un’accoppiata (av)vincente, l’uomo dietro la maschera, il mostro, è quello che sfugge di fronte a chi lo identifica come tale o è quello che s’immerge nell’oscurità più profonda per raggiungere la mostruosità, rappresentano entrambi la fascinazione del male, la sua genialità, son due facce, tra l’altro che facce, della stessa medaglia.
  5. Elliot Andrson (Mr. Robot, 2015-) perché forse è uno dei personaggi che riesce meglio a rappresentare la forza magnetica che ha acquisito la figura del cervellone negli ultimi anni, probabilmente ne è lo stadio più evoluto, genio ribelle e maledetto, sociopatico e paranoico. Il suo sguardo racchiude in sé tutto il nichilismo che ci attrae nel suo/nostro mondo. Lo si legge nei suoi occhi Nieztsche “quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro”.

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