Bellezza e intelligenza: avere cervello è sempre stato sexy?


Bellezza e intelligenza: Hedy Lamarr

Hedy Lamarr, attrice ed inventrice austriaca, naturalizzata statunitense

Se in questo momento stai leggendo da un pc connesso ad internet tramite wi-fi, devi ringraziare, tra gli altri, una delle prime attrici a comparire senza veli in un film  infatti alla mente di Hedy Lamarr, stella di Hollywood ed inventrice, e alla sua collaborazione con il compositore George Antheil , si deve un sistema di guida a distanza per siluri, i cui principi sono alla base dei moderni wireless e bluetooth.

Incredibile? Forse no.

Bellezza e intelligenza, o per meglio dire fascino e cervello, sono spesso andati di pari passo nel corso della storia: anzi potremmo dire che di frequente un aspetto ha sostenuto l’altro.

Cleopatra sarebbe forse stata la stessa senza la sua cultura e la sua abilità diplomatica? Che la regina d’Egitto fosse più o meno bella è materia di discussione da tempo, sappiamo però (tramite Plutarco) che era una donna dalla grande personalità, che aveva ricevuto un’istruzione di prima classe e che la sua corte era frequentata da scienziati ed artisti. Chissà che impressione deve aver fatto a Cesare prima e ad Antonio poi, abituati com’erano alle donne romane dell’età repubblicana, la cui educazione le indirizzava al ruolo di madri e regine del focolare, e non alla vita pubblica e politica.

Madame de Pompadour, un’altra icona della seduzione al femminile, non fu solo l’amante di Luigi XV, ma ne diventò amica e consigliera, al punto che il re di Francia continuo a chiedere l’opinione della donna riguardo alle faccende di stato anche dopo che loro passione si era spenta (anche se non tutte le scelte politiche della coppia possono dirsi felici). Simbolo di stile ed eleganza, Madame de Pompadour fu anche e soprattutto mecenate di artisti e filosofi, e fu per sua intercessione presso il re che Voltaire divenne storiografo reale nel 1745.

Tempi più recenti ci regalano storie meno note ma non per questo meno importanti: vogliamo ricordare la grazia ed il coraggio di Noor Inayat Khan, che sacrificò la sua giovane vita per la lotta al nazismo nella Francia occupata da Hitler. Indiana di nobili origini, figlia di un maestro Sufi, Noor aveva studiato arpa e pianoforte al Conservatorio di Parigi e psicologia infantile alla Sorbona. In quegli stessi anni, sempre in Francia, Josephine Baker , stella “flamboyant” del cabaret (è famoso il suo gonnellino… di banane! )era un’insospettabile spia al servizio degli Alleati. Successivamente Baker sarebbe diventata un’attivista della comunità afroamericana, l’unica voce femminile tra gli oratori della Marcia su Washington guidata da Martin Luther King.

A metà tra storia e leggenda si colloca poi la temibile Ching Shih (sì, “ la vedova Ching” di Pirati dei Caraibi) che nel diciannovesimo secolo da prostituta di un bordello di Guangzhou sedusse il pirata Cheng I e ne diventò moglie e compagna d’avventure. Alla morte di Cheng I, Ching Shih prese il comando della flotta del marito, diventando il vero e proprio terrore del Mar della Cina. Si dice che Ching Shih avesse ai suoi ordini tra i 20.000 e i 40’000 uomini: ancora più sorprendente però, fu la fine della sua carriera. Al contrario della maggior parte dei pirati,  Madame Ching non ebbe una morte violenta, ma approfittò di un’amnistia del governo cinese e terminò la sua vita in relativa tranquillità, amministrando una casa da gioco. 

Bellezza e intelligenza al maschile

Il binomio bellezza e intelligenza / fascino e cervello non è solo una prerogativa femminile e la seduzione sa anche essere “ maschio”. In effetti molti tra i grandi e i potenti della storia, da Giulio Cesare a John F. Kennedy, hanno avuto la fama di seduttori fascinosi (ed incalliti) e in alcuni casi l’essere ” playboy” ha contribuito a costruire il mito intorno all’uomo.

Forse che George Gordon Byron,  uno dei massimi esponenti del romanticismo e padre di Ada Lovelace, non era famoso per le sue avventure amorose con donne e (pare) uomini?In effetti vita tutta di Lord Byron sembra un romanzo, in cui l’arte e i viaggi, la guerra e la seduzione si mescolano inesorabilmente. Oggi forse lo definiremmo una “rockstar” .

Della” stessa pasta” potremmo definire anche Ernest Hemingway, Premio Nobel per la Letteratura, con le sue quattro mogli, le  numerose amanti e la fama da playboy che quasi precede quella dei suoi lavori come scrittore e della sua vita avventurosa. (Incontrò, tra gli altri, Josephine Baker, definendola: “most sensational woman anybody ever saw“)

Di recente il nome dell’eccentrico Howard Hughes jr. è tornato alla ribalta grazie al film The Aviator che ha visto DiCaprio nei panni del tycoon che si dice abbia intrecciato relazioni con alcune fra le donne più belle di inizio 900:  Katherine Hepburn, Bette Davis e Ava Gardner, solo per ricordarne alcune. Hughes tuttavia non era solo l’erede del patrimonio paterno e un appassionato aviatore, ma un talento dell’ingegneria, tanto che sin da bambino si era dedicato alla costruzione di apparecchi radio.

Gli esempi di connubio tra bellezza e intelligenza / fascino e cervello potrebbero continuare fino alla noia: ma allora, come mai ce ne stupiamo?

Il fascino delle categorie

Raj Raghunathan, docente di marketing dell’università di Austin, osserva come religione e cultura influenzino la nostra percezione delle cose: sin da piccoli siamo educati a pensare al bello come al superfluo, se non addirittura superficiale. E tuttavia non è sempre vero che giudichiamo male chi è particolarmente attraente, anzi: alle volte valutiamo più positivamente chi è di bell’aspetto rispetto a chi è meno avvenente, per via di un pregiudizio cognitivo che gli psicologi chiamano ” effetto alone”. 

Dunque, non c’è certezza del rapporto proporzionale tra bellezza e intelligenza, così come la natura del nostro giudizio non ha il rigore un’equazione matematica.

Vale forse la pena di fare una riflessione,il più possibile umile, in mezzo a tutta questa genialità: bellezza e intelligenza sono categorie, alle quali ascriviamo i nostri simili, per collocarli nel nostro sistema di valori. In quanto esseri umani, categorizzare ci aiuta ad orientarci nel mondo. E tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che si tratta pur sempre di una semplificazione e che la realtà, e soprattutto le persone, sono ben più complesse e sfaccettate di quanto l’apparenza lascia intravedere. E così Natalie Portman può essere una bellissima attrice e una laureata di Harvard, Brian May una rockstar e un astrofisico, un archeologo può essere un bel giovane tatuato come Jeffrey Rose, un ragazzo persiano con il mohawk ouò essere un ingegnere della NASA e l’ex cheerleader sexy dei Washington RedSkins può aver conseguito un dottorato in medicina molecolare.

E ciò che si applica a queste menti geniali, è valido anche per chi si sente meno brillante: non vale la pena di cercare di rientrare in anguste categorie, meglio vivere pienamente le nostre passioni e i nostri talenti, anche quando il luogo comune li vorrebbe in contraddizione tra loro.

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