Tutto è connesso – La filosofia degli easter eggs
Iniziò come un gioco tra due registi-simbolo della nuova Hollywood della fine degli anni ’70, i nuovi re Mida del cinema commerciale Steven Spielberg e George Lucas (spesso collaboratori e amici nella vita), quello di inserire riferimenti ai film dell’altro all’interno dei propri. Così in un “Indiana Jones e il Tempio Maledetto” diretto da Spielberg ma prodotto da Lucas compaiono il locale notturno dal nome Club Obi-Wan e un geroglifico antico che raffigura inequivocabilmente i due droidi di “Star Wars”, R2-D2 e C3PO; mentre nell’indimenticabile favola spielberghiana “E.T.” l’alieno protagonista addita un bambino vestito da Yoda per Halloween dicendo: « casa!».
Lucas, che si dice abbia deciso di dirigere una seconda trilogia della sua saga spaziale dopo esser rimasto impressionato dal livello di realismo degli effetti speciali digitali di “Jurassic Park”, ricambia gli omaggi dello stimato collega inserendo proprio la razza aliena di “E.T.” nel senato galattico di Coruscant in una scena del famigerato “Star Wars Episodio I: La Minaccia Fantasma”.
Nel frattempo anche il geniale Robert Zemeckis si inventa la gag de “Lo Squalo 19” nel suo 2015 immaginato per “Ritorno al Futuro: Parte II” e prende così piede una moda sotterranea di rimandi e citazioni tra mondi diversi che negli anni è diventata sempre più diffusa, per la gioia dei nerd di varie generazioni.
Si tratta a volte di riferimenti da veri intenditori, difficili da scovare, come la trama della moquette dell’ Hoverlook Hotel di “Shining” ripresa nella casa del bambino distruttore di giocattoli nel primo “Toy Story” della Pixar. Altri sono impossibili da comprendere come gli omaggi all’originale “Scarface” di Howard Hawks del 1932 che Martin Scorsese ha inserito astutamente nel proprio “The Departed” del 2006. Se guardate il film con attenzione noterete una serie di X apparentemente casuali formate da pali, ponti e nastro adesivo che, in diverse scene, compaiono a fianco dei personaggi destinati a morire violentemente nel corso del film. Un richiamo così oscuro che costituisce più una curiosità da Wikipedia che un potenziale motivo di spoiler!
A proposito di entrata da enciclopedia, il termine “ easter eggs ” (mutuato dalla tradizione anglosassone di organizzare cacce al tesoro per bambini nascondendo uova dipinte in giardino in occasione della Pasqua) venne usato per indicare quegli elementi bizzarri e scherzosi inseriti dai programmatori di software e videogiochi ai margini delle proprie creazioni, come vere e proprie sorprese per gli utenti. Oggi lo usiamo per qualsiasi tipo di extra che esula dal contesto di un film o una serie, che ci fa sussultare e dar di gomito al nostro vicino di posto dicendogli «hai capito la citazione?!?» e facendoci sentire immediatamente meglio con noi stessi e la nostra conoscenza multicanale dalla dubbia utilità!
Gli easter eggs nel mondo Disney
Molto più facile e alla portata di tutti, invece, cogliere gli easter eggs contenuti nei cartoni animati della Disney. Dagli anni ’90 in poi gli artisti della casa di Topolino si sono divertiti ad inserire nei propri classici elementi degli altri cartoni. Così in “Aladdin” abbiamo potuto vedere il genio venire pizzicato dal granchio Sebastian de “La Sirenetta”, oppure assumere per un secondo le fattezze di Pinocchio; la teiera de “La Bella e la Bestia” può essere avvistata in diversi film, mentre è pressoché impossibile scorgere Pippo e Paperino in un fotogramma di una scena di massa ne “La Sirenetta” senza usare il fermo immagine.
Anche nei successi più recenti gli animatori hanno voluto inserire citazioni, in “Frozen” si possono scorgere Rapunzel e il suo principe tra gli invitati all’incoronazione di Elsa, mentre il recente “Zootropolis” è pieno zeppo di simpatici rimandi altri cartoni, soprattutto lo stesso “Frozen”, con tanto di dvd piratati dei classici Disney “animalizzati” sulla bancarella di un falsario, ma anche di richiami ad altri film e serie tv di culto e persino ai grandi marchi di moda e tecnologia!
I capolavori firmati Pixar, forti di un numero considerevole di successi commercialmente molto sfruttati e di una tradizione continua di cortometraggi, a loro volta hanno elevato ad arte l’utilizzo di easter eggs e di citazioni immancabili l’uno dell’altro, con il pesciolino Nemo che torna in varie pellicole sotto forma di peluche o i protagonisti di “Monsters & Co.” trasformati in auto nel sequel di “Cars”, i giocattoli del cartone capostipite posati qui e là in “Up” e “Wall-E”, per non parlare dei numerosi omaggi al meno fortunato “A Bug’s Life” contenuti nei vari “Toy Story”, il cui secondo capitolo è una vera miniera di citazioni cinematografiche in senso più ampio, con continui omaggi a “Star Wars”.
Effetto nostalgia: quando gli easter eggs richiamano l’infanzia
Restando in tema di omaggi, molti prodotti di intrattenimento di oggi giocano seriamente la carta della citazione nostalgica per far presa sui ricordi d’infanzia degli spettatori: senza dover parlare di sequel, remake o reebot sul grande schermo, che come sappiamo vanno per la maggiore, ci sono anche serie tv di grande successo, come “The Americans” o ancor di più la rivelazione estiva “Stranger Things”, che citano praticamente ogni pellicola di culto realizzata negli anni ’80, per la gioia sconfinata di coloro che hanno vissuto la propria infanzia negli ultimi anni del sogno americano.
E’ un gioco da ragazzi scovare in “Stranger Things” le situazioni che, attraverso le ottime interpretazioni dei giovani protagonisti, richiamano esplicitamente “I Goonies”, “Stand By Me” ed “E.T.”, ma anche altri medium come i romanzi di Stephen King.
Le scene di questa serie sono piene zeppe di oggetti e giocattoli vintage che, a rivederli intatti in quel contesto, faranno scendere qualche lacrimuccia anche al meno nostalgico di noi, oltre ad una raccolta di poster di film dell’epoca (“La Cosa” di John Carpenter, “Dark Cristal” di Jim Henson e “Evil Dead” di Raimi ) che gli autori si sono divertiti a mettere in bella mostra, nascondendo inoltre piccoli accenni anche ad “Alien”, per la conformazione dell’antro del mostro, e a “Shining”, quando la madre coraggiosa interpretata da Winona Ryder inizia a dare segni di squilibrio e impugna un’accetta come una novella Jack Torrance.
Molti di quelli che stiamo citando a nostra volta sono easter eggs da intenditori, altri invece sono lampanti come il logo di “Batman VS Superman” in anticipo sui tempi visibile nella città abbandonata di “Io Sono Leggenda” del 2007, il teschio dell’alieno xenomorfo di “Alien” che compare nella collezione di trofei in “Predator 2”, quasi dimenticato sequel del 1990 con Danny Glover che, con questa scena addirittura ispira il successivo, ma francamente evitabile, incontro/scontro tra queste due sanguinarie creature spaziali!
I private Jokes
Non tutti i riferimenti sono discreti, ci sono infatti quelli che infrangono la quarta parete, in genere con personaggi che ad un certo punto iniziano a parlare direttamente allo spettatore e fanno riferimenti alla realtà, come Deadpool che parla di Hugh Jackman che interpreta Wolverine o George Lazenby che in “007-Al Servizio Segreto di Sua Maestà” dice «questo non è mai capitato a quell’altro!» riferendosi a Sean Connery, che interpretava lo stesso ruolo nei film precedenti.
Si tratta di simpatici “private jokes”, che fanno sorridere lo spettatore e ne alleviano la tensione, altri trucchi simili sono gli elementi di fantasia ricorrenti come alcuni celebri marchi inventati, ci vengono in mente ad esempio le sigarette “Red Apple” visibili nelle opere di Tarantino e il logo del ristorante “Pizza Planet” in quasi tutti i film Pixar.
Per ancorare le proprie storie alla realtà, invece, gli autori scelgono il classico trucco della foto dell’attuale presidente degli Stati Uniti sul muro, altre volte fanno citare ai propri personaggi di fantasia situazioni e persone famose della cultura pop, come nel recente “Doctor Strange” quando il protagonista nomina le cantanti Adele e Beyoncé, con tanto di divertente gag musicale collegata, anche se la cosa non è affatto nuova: già Quentin Tarantino, nel suo capolavoro d’esordio “Le Iene” del 1992 costruiva un’intera scena di culto sull’interpretazione del significato della canzone “Like a Virgin” di Madonna..
Il multiverso Marvel
I film Marvel sono un universo, anzi un multiverso a parte perché i personaggi dei vari film si incontrano, compaiono e influenzano le trame delle altre pellicole, si scopre avventura dopo avventura che ogni storia è in qualche modo collegata o collegabile, e gli eroi ciclicamente si riuniscono in imprese collettive come nei due “Avengers” oppure come nell’ultimo, superbo “Captain America: Civil War”.
Al pari delle immancabili brevi apparizioni del creatore Stan Lee, le citazioni, i richiami e gli infiniti easter eggs di queste produzioni meriterebbero un articolo dedicato data la loro vastità, che ha scatenato ormai da anni la caccia online al particolare nascosto, le scene vengono passate al setaccio per scovare magari un piccolo oggetto su uno scaffale mostrato sullo sfondo per una frazione di secondo, ma che andrà di certo ad arricchire qualche video su You Tube!
Finché la nostra vista ci permetterà di scorgere gli elementi nascosti ad arte nei fotogrammi, ci sarà sempre un riferimento, più o meno acuto, a stimolare la nostra capacità di immaginare che, in qualche modo, ogni storia è connessa e riconducibile ad altre, perché in fondo ogni tassello vecchio e nuovo contribuisce a comporre l’immenso mosaico della cultura generale.
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