Indietro nel Futuro
Ci pensate mai al futuro? Non quello delle innovazioni tecnologiche o dei vaccini contro le malattie incurabili, no… parlo di un futuro più vicino a noi, più a portata di mano. Al futuro che un giorno saremo chiamati a gestire in prima persona, a guardare in faccia. Quello della nostra vita, insomma, quello del dove andremo a lavorare, a mangiare, a bere, con chi vivremo o parleremo, chi avremo perso e chi invece sarà ancora lì.
Avevo un amico che faceva il ricercatore in sociologia all’università, e ogni volta che ci vedavamo – ogni lunedì della settimana, al pub davanti a un bicchierino di amaro – lui diceva che gli sembravo sempre lo stesso della volta precedente.
– Passa sempre poco tempo tra i nostri incontri, e in fondo lunedì scorso non eri poi così diverso da oggi – diceva, sorseggiando il suo Fernet Branca.
– Per cui si può dire che i nostri incontri vivano in un eterno presente? – chiesi io.
– Si può dire, sì – annuì, sorridendo.
– Quindi finché continueremo a vederci qui, non invecchieremo mai – conclusi soddisfatto. Quella cosa mi rendeva particolarmente euforico, non so il perché.
– Sì. Oppure, essendo meno ottimisti, può anche voler dire che stiamo invecchiando come tutti a questo mondo, solo che stando qui non ce ne rendiamo conto, e magari ce ne accorgeremo tutto in un colpo solo, prima o poi. Come svegliarsi da un bel sogno.
Quella sua ultima uscita mi fece pensare. Cioè, era possibile vivere una vita a diverse velocità? Chi aveva giorni sempre pieni di cose da fare o settimane sempre diverse, viveva prima, consumava prima il suo tempo? Oppure il tempo disponibile era sempre lo stesso, per me come per chiunque altro, come le monetine che il papà ti dava da piccolo per comprare i gettoni alla sala giochi?
Un’altra sera, il mio amico ricercatore aveva detto che una volta lui aveva provato a rallentare il suo tempo.
– Il tuo tempo?
– Sì, hai capito bene.
– E come hai fatto?
Mi spiegò che era semplicissimo, una scoperta banale. Bastava smettere di fare qualsiasi cosa. Non fare più nulla di nulla. E aggiunse che così facendo (o meglio non facendo) si sentiva quasi fisicamente che si stava rallentando, come quando si è su un treno che inizia a frenare all’ingresso di una stazione, si sentiva persino lo stesso sbilanciamento che ti portava a cercare un appiglio intorno a te per non cadere. Infine, dopo alcuni istanti che gli erano sembrati lunghissimi, il suo tempo si era finalmente fermato.
– Una volta fermo – disse lui, – Ho rischiato davvero di tornare indietro. Tornare nel passato.
– Scherzi.
– No, assolutamente. Ho avuto la sensazione, chiarissima e lucida come ora che sono qui con te, che da un momento all’altro il mio tempo avrebbe ripreso a scorrere, perché non sarebbe resistito così a lungo in quello stallo… ma invece che ripartire in avanti – ti ricordo che io continuavo a non fare nulla di nulla, uno zero totale, un vuoto cosmico che non puoi nemmeno immaginare – ho pensato che avrebbe potuto avviarsi all’indietro. E a quel punto ho avuto paura.
– Paura?
– Paura di rivivere cose che speravo di essermi lasciato dietro le spalle per sempre, l’adolescenza, i miei genitori… tutti incubi che sarebbero tornati. Così mi sono rimesso a fare delle cose, le prime che mi capitavano, per dare una scossa al mio tempo e farlo ripartire. E così, siccome ero a casa sul divano – non avevo fatto nemmeno la fatica di andare in camera da letto – lavai tutti i piatti sporchi nel lavello e tutte le posate, pulii il piano cucina di acciaio con un prodotto anticalcare, poi attaccai i pavimenti, passai quelli di tutta la casa, due volte, finché non brillarono così tanto che facevano male agli occhi. Oltre a queste feci tante altre cose, e alla fine funzionò, perché era di nuovo ripartito, il mio tempo.
– Però – dissi io, ed ero davvero sbalordito. Se quella cosa me l’avrebbe raccontata un altro, avrei fatto fatica a crederci, ma da lui… non poteva che essere vero. Senza dubbio. –E non hai più avuto la tentazione di riprovarci?
– No. Certo, quando entro in cucina e sento il puzzo che si alza dal lavandino, so che non pulirò mai più con lo stesso entusiasmo che avevo impiegato per far ripartire il tempo. Ma questo è tutto. Per il resto ora faccio il doppio delle cose di prima. Così, per non farmi indurre in tentazione.
Ecco quello che mi disse. Roba da pazzi. E poi, prima di andarcene, quando avevamo già pagato il conto e stavamo per uscire:
–E tu? Hai mai pensato di tornare indietro?
–Non tornerei mai indietro – risposi. – Perché poi non so se troverei la strada per tornare indietro. Avrei paura di perdermi, non so se rendo l’idea.
Lui annuì, come se capisse. – Non è mai facile tornare indietro.
“Indietro nel futuro” pensai sorridendo, e uscimmo nella notte di Bologna.
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