Tre parole per la piazza del futuro


Il concetto di piazza sta cambiando. Evolve nel tempo e nello spazio, inesorabile. Non è immediato accorgersene, ma ci sono indizi disseminati nei comportamenti sociali, nelle nuove idee architettoniche e nei progressi tecnologici, che non possono essere ignorati.
A tale proposito, questo articolo ha l’intenzione di provare a delineare scenari futuri di sviluppo della piazza.
Tre le parole chiave che ho individuato: multi-dimensionalità, rete, realtà aumentata.

Multi-dimensionalità
Nelle città a cui siamo abituati convivono entità diverse a varie dimensioni:
– i palazzi, tridimensionali (3D), come scatoloni chiusi al cui interno si sviluppano la maggior parte delle attività, quotidiane e lavorative;
– le strade, monodimensionionali (1D), come nastri di asfalto che scorrono, a tratti serpeggianti, a tratti rettilinee, slalomando tra i palazzi, collegando e dividendo;
– e infine le piazze bidimensionali (2D), larghezza e lunghezza, come punto di incontro tra la mobilità e il flusso 1D delle strade e l’immobilità 3D delle case e dei palazzi.
Recentemente, pare che il concetto di piazza stia abbandonando la sua bidimensionalità e stia incorporando altre dimensioni. Idea deducibile in seguito alla lettura del progetto TEK3, concepito dallo studio danese Bjarke Ingels Group (BIG), fondato dall’omonimo architetto.
In breve, il TEK3=Technology Entertainment and Knowledge (Centro di divertimento e conoscenza), realizzato a Taipei consiste in un edificio a forma di cubo, 57m di lato, forato come un groviera, con un’immensa spirale all’interno che collega il suolo alla sommità.
La finalità primaria del progetto è quella di essere la sede permanente del TEDxTaipei; oltre a questo crea un luogo di aggregazione, ospitando mostre, conferenze, spazi espositivi ed altri eventi dedicati ai media e alla tecnologia, richiamando pubblico nei ristoranti e nei negozi, o solo per visitare la sua struttura avveniristica: non è questa, forse, una definizione di piazza?
Questa piazza (multi-D) sarà sempre aperta al pubblico, quindi chiunque potrà salire fino al giardino anfiteatro, per godersi il sole o il cielo stellato, in qualsiasi momento.

Rete
In questo ultimo decennio si è assistito a fenomeni rivoluzionari (l’ultimo in ordine cronologico: la primavera araba), ai quali ha contribuito, soprattutto attualmente, il social networking, che ha ampliato le forme e le modalità di partecipazione, condivisione, informazione.
A questo fatto di cui dobbiamo prendere atto se ne può accostare un altro: come sta accadendo al Cairo e a Istanbul, la protesta (simbolo di insoddisfazione e preludio di rivolta) diventa concreta realtà nel ritrovo in piazza.
Si realizza allora quanto possano essere connesse la piazza, nodo urbanistico, con la rete che, come dice la parola stessa, è un intrico di collegamenti e quindi di nodi: su internet tante persone si riuniscono in tante piazze, più o meno grandi.
Va riconosciuto il ruolo di catalizzatori dei social network, e degli strumenti tecnologici. Sono le persone che fanno le rivoluzioni, ma per farle hanno bisogno di energia, speranza e luoghi: la piazza può ancora esserlo, ma ha bisogno di nuovi strumenti, come la rete.

Realtà aumenta (Augmented Reality – AR) [1]2ka39c1f3e72
Ai curiosi non saranno certo sfuggiti quei disegnini a quadretti bianchi e neri che accompagnano ormai ogni prodotto commerciale: dai biglietti del treno ai cartelloni pubblicitari, dalle scatole di cereali ai giornali: i QRCode . Chi è in possesso di uno smartphone, di una fotocamera e di una connessione a internet può accedere, semplicemente inquadrando il codice, a informazioni aggiuntive, l’acquisto, la condivisione.
Questo esempio, a mio parere, è secondo me il seme dell’AR, idea ormai diventata realtà: l’interazione tra noi e le nostre braccia tecnologiche (smartphone, ma prossimamente anche i GoogleGlass, perché no?) e il tessuto urbanistico e naturale in cui ci troviamo.
Gli esempi di AR che ci circondano sono numerosissimi.
Tra le prime operazioni in AR, la RIOT – Reality Is Out There, lavoro che consiste in una serie di opere sparse nelle piazze di Torino, e Tweet4Action.com, progetto commissionato da Turbolence che esce nel bel mezzo delle rivolte arabe cogliendo l’occasione per ironizzare sulla lettura occidentale delle cosiddette “rivoluzioni di twitter”. Tra le più attuali segnalo invece l’operazione del quotidiano Il Tirreno che da sabato 18 maggio 2013 è il primo quotidiano locale italiano a confrontarsi con la realtà aumentata.
Per finire, in occasione degli Open Day della Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Carrara è stato inaugurato il 16 Maggio 2013, in Piazza D’Armi, il primo monumento virtuale italiano in realtà aumentata.

In conclusione, il ruolo della piazza non tramonterà, sebbene ci si dia appuntamento sempre meno in piazza, e sempre più in luoghi virtuali. A tale proposito, auspico una maggiore fusione tra i due tipi di ambienti, che vedo fattibile e già intrapresa, utile e comoda. Insomma, mi aspetto, un domani, di trovarmi a passeggiare in una piazza del futuro.

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[1] Si tratta di un’applicazione web-based che consente di visualizzare direttamente in streaming una sovrapposizione fra elementi reali e virtuali (animazioni 3d, filmati, elementi audio e multimediali, indicazioni varie riguardo a strade, negozi, ristoranti). L’AR può essere utilizzata attraverso i monitor del pc dotati di webcam e naturalmente tramite i cellulari smart, grazie all’utilizzo di markers stampati.
Quindi l’AR è un mix di tecnologie integrate in uno smartphone o in laptop dotato di webcam che permette di osservare l’ambiente circostante e arricchirlo con layer informativi ed elementi virtuali e multimediali. Creando in questo modo nuovi modelli di comunicazione che spaziano dall’advertising alla domotica, per i mercati più diversi, dal turismo al largo consumo, con risultati fruibili in tempo reale.

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