Oriente e leggende
Per gli europei, la definizione di Oriente corrisponde al territorio dell’Asia: un esteso continente che al suo interno contiene uno svariato numero di popolazioni con origini e usanze differenti l’una dall’altra.
Quando un luogo è ricco di cultura e i suoi confini sono tanto ampi da faticare a concepirne le dimensioni, nascono affascinanti e intriganti leggende, che ne colorano la storia.
Di leggende che narrano l’Oriente visto da occhi occidentali esiste un lungo elenco. Tra i più interessanti, gli spunti che – romanzati a dovere – emergono dai libri di Valerio Massimo Manfredi.
Lo scrittore e archeologo emiliano ha raccolto alcuni dei più interessanti racconti sull’oriente trasportandoli in una storia vissuta in prima persona, riuscendo a portare il lettore all’interno della leggenda. In un attimo ci si sente catapultati in mezzo al deserto mediorientale, o all’interno di una foresta ai confini della Cina; il tutto condito da una perfetta descrizione del paesaggio e degli usi e costumi dell’epoca.
La caratteristica importante di questi romanzi è la base di verità che contengono: pur essendo romanzata, la rievocazione storica permette di immaginare che all’epoca in cui avvennero i fatti esistessero veramente le persone descritte dal libro.
L’Armata perduta è un racconto svoltosi nel medio oriente nel V secolo a.C. circa e racconta il tentativo di ritorno di un’armata di mercenari greci partiti dalla città di Sardi per raggiungere la capitale dell’impero persiano. L’esercito affianca le truppe del fratello minore dell’imperatore persiano Artaserse II, Ciro il Giovane, che a capo di un maestoso numero di soldati vuole prendere con la forza il trono di Persia. La storia di questi “diecimila” mercenari greci viene riportata nell’Anabasi dallo scrittore Senofonte, che a sua volta partecipò attivamente all’impresa. Purtroppo, solo una parte di questo esercito riuscì a raggiungere le coste elleniche dopo la battaglia in Medio Oriente. La disfatta incomincia proprio durante il primo scontro frontale tra i due eserciti quasi alle porte di Babilonia: i mercenari greci hanno la meglio contro i loro diretti avversari di campo ma sorte opposta tocca a Ciro, che cade in battaglia e rimane esanime tra i cadaveri dei suoi soldati. Le truppe greche dunque si ritrovano senza imperatore, alla mercé dell’esercito di Artaserse II che, rinvigorito dalla morte del diretto nemico, vuole sterminare le truppe avversarie; un accordo, poco rispettato, permette ai mercenari di riuscire a superare i confini persiani, non senza difficoltà.
In “L’impero dei draghi” si cerca di trovare l’origine dell’incontro che può esserci stato tra i due più potenti imperi conosciuti a cavallo tra il II-III secolo d.C.: l’impero romano e quello cinese. Ai confini orientali, le truppe dell’impero romano cercano di contenere le continue invasione da parte dei persiani. Quello che sembrava l’incontro risolutivo della guerra risulta una trappola terrificante per l’imperatore latino e la sua scorta, che vengono rapiti dai persiani e obbligati ai lavori forzati. Morto l’imperatore, i soldati romani prigionieri riescono a evadere dalla miniera in cui erano obbligati a lavorare: così incomincia la fuga verso territori inesplorati. I fuggitivi, dopo essersi accasati presso una carovana di mercanti, si ritrovano nell’estremo oriente, dove vengono a conoscenza di una leggenda che narra di trecento legionari venuti da lontano che salvarono le sorti di una famiglia di imperatori cinesi. Grazie all’astuzia del comandante Metello, l’episodio si ripete: Metello viene riempito di onorificenze e ricordato nella storia della Cina per il suo coraggio.
La storia di una legione di romani in Asia è una leggenda molto attuale e viene discussa anche tra i banchi universitari di tutto il mondo. Esistono testimonianze scritte sulla scomparsa di svariati legionari latini verso l’oriente, dopo la devastante sconfitta di Crasso presso Carre, in Siria; i prigionieri di quella battaglia vennero portati verso est dall’esercito persiano e probabilmente ci furono dei fuggitivi che raggiunsero l’impero cinese, combattendo poi come mercenari. La presenza di una città cinese con particolarità come i tratti somatici europei degli abitanti, specifiche usanze culinarie e il ritrovamento di strade e mura costruite “alla romana”, rende ancora più intrigante la leggenda e la volontà di pensare che due imponenti culture dell’epoca siano venute a contatto.
È noto che, per quanto lontani geograficamente, oriente ed occidente vennero a contatto nell’antichità più volte. Prima dell’arrivo dei romani ci fu Alessandro Magno che addirittura fondò città elleniche ai confini dell’India, mettendo in ginocchio qualsiasi regno trovasse sulla sua strada. Spesso la leggenda non è altro che una storia vera condita da mezze verità, e dalla personale visione e fantasia sui fatti. Anche questo è il bello delle storie.
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