Fusione dei Comuni del Rubicone: dove sta (o meno) la convenienza?


Su quali considerazioni i cittadini di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli (FC) si baseranno domenica 9 giugno nel decidere sul futuro del processo di fusione dei due comuni?
Con l’avvicinarsi della fatidica data, insieme al moltiplicarsi degli incontri dedicati al tema, si intensifica il dibattito fra i sostenitori delle diverse posizioni.  Alcune significative considerazioni in merito emergono dalla lettura dello “Studio di fattibilità richiesto dalla giunta regionale dell’Emilia-Romagna.FUSIONE 1_54_19085

In primo luogo, la compattezza territoriale dei due centri abitati, includenti anche due contigui tratti costieri, di concerto con la presenza di un distretto industriale – calzaturiero – riconosciuto a livello globale, implica l’esigenza di una progettazione strategica unitaria, a livello di localizzazione sia dei servizi pubblici che di eventuali nuovi comparti produttivi, oltre che di un ripensamento unitario del settore turistico costiero. A tali tematiche, che hanno trovato risposta parziale nella realizzazione dell’Unione dei comuni del Rubicone che comprende Savignano sul Rubicone, San Mauro Pascoli e Gatteo, si aggiunge la preponderanza di tali realtà nei confronti di altri comuni del comprensorio, fattore che richiama a una razionalizzazione del ruolo di capofila dei comuni dell’Unione nella governance e nella progettazione dei servizi pubblici fondamentali.

Analizzando la situazione concernente l’erogazione dei servizi “al territorio” (urbanistica, edilizia e sostegno allo sviluppo economico) scopriamo come l’integrazione fra i due comuni sia tuttora scarsa, sia a livello organizzativo che strategico e regolamentare. Unificando i bilanci dei due centri abitati, otterremmo per tali voci una spesa corrente pro capite inferiore di 84 € alla media dei comuni emiliano-romagnoli compresi fra i 25000 ed i 35000 abitanti. I due comuni, che hanno già ridotto il più possibile questo genere di costi, non riescono a fornire servizi adeguati alle esigenze del territorio, anche per via della mancanza di integrazione, delle diseconomie di scala dovute alla parcellizzazione di gare ed appalti e dei conseguenti costi unitari di realizzazione superiori.

Spostando lo sguardo sui servizi “alla persona”, comprendenti istruzione, cultura e servizi sociali, dallo stesso rapporto emergono indicazioni di una già elevata sinergia fra i due comuni. Con l’eccezione dell’area culturale-associativa, di fatti, gran parte dei servizi sociali, educativi e scolastici sono stati trasferiti all’Unione dei Comuni a partire dal 2007. Alcuni servizi specifici (sportello stranieri) hanno poi valenza distrettuale, che trascende i confini dell’unione. La popolazione dei due comuni, dunque, di caratteristiche fondamentalmente omogenee, è già oggi soggetta a un sistema di offerta integrato per quanto riguarda i servizi socio-scolastici, sistema che può essere implementato attraverso la razionalizzazione dei servizi stessi e l’armonizzazione dei regolamenti riguardanti le restanti aree.

Per quanto concerne i “costi della politica”, altro argomento sul quale si è concentrato il dibattito delle scorse settimane, i più ottimisti stimano risparmi annui intorno ai 150000-200000 €  (5-6 € pro capite). Nel suddetto rapporto si legge ancora come il comune risultante dal processo di fusione verrebbe dotato di 16 consiglieri e di una giunta composta da 5 elementi, una “dotazione di Amministratori pubblici inferiore del 50% rispetto ai due Comuni separati, secondo la nuova normativa in vigore dal 2011”, a cui va aggiunto il risparmio dovuto dall’eliminazione di un sindaco e di un segretario comunale. Il rapporto di rappresentanza arriverebbe così alla cifra di 1834 abitanti per eletto, contro una media di 806 degli attuali comuni.

perimetro_sanmauro2Altra tematiche di grande rilevanza è quella legata ai trasferimenti statali e regionali che sarebbero erogati al nuovo comune. A normativa invariata, risulta che esso sarebbe beneficiario di un finanziamento statale, per un periodo di dieci anni, di circa un milione all’anno. Va poi considerato il contributo regionale, che su un periodo di 15 anni si attesterebbe su un totale di circa 5 milioni di €. Tale cifra verrebbe però parzialmente “erosa” dalla perdita del contributo regionale all’Unione dei comuni, che secondo la normativa vigente non può essere erogato ad unioni composte da due soli comuni. Nel periodo 2007-2011, tale contributo ha avuto un ammontare medio di 200000 € annui.

Secondo quanto affermato dai sostenitori della fusione, l’iniezione di risorse dovute a maggiori trasferimenti immediati e a minori spese (in tempi stimabili intorno ai dieci anni) consentirà ai comuni di sbloccare risorse utili ad offrire servizi di maggior qualità ai cittadini, oltre che a realizzare interventi che, sul territorio, si rendono sempre più necessari. Questo sarebbe possibile anche grazie all’esenzione biennale dal Patto di Stabilità per il nuovo comune.
La razionalizzazione dei costi così ottenuta sarebbe inoltre un toccasana per le casse statali e regionali, e offrirebbe un valido esempio per l’attività di tutti gli enti locali.

Fra i sostenitori del “No” vi è tuttavia chi sottolinea che i risparmi sui costi dell’amministrazione, ottenibili solo in linea teorica, potrebbero essere compensati dalla forzata assunzione di nuovi dirigenti, i quali, considerata l’entità del nuovo comune, riceverebbero stipendi più elevati degli attuali. Il confronto con il comune “benchmark” di San Giovanni in Persiceto, situato nel bolognese e con circa 30000 abitanti, mostra che la realtà risultante dalla fusione avrebbe effettivamente buoni margini di risparmio nell’area tecnico/manutentiva, mentre si troverebbe probabilmente nella necessità di assumere un maggior numero di dirigenti (in gergo, dipendenti di fasce rispettivamente C e D). Le difficoltà sono state poi inasprite dalla decisione del comune di Gatteo, membro dell’Unione dei comuni del Rubicone ed inizialmente incluso nel progetto di fusione, di tirarsi indietro.

Viene infine evidenziata dai sostenitori del “No” l’incertezza che seguirebbe in ogni caso il referendum consultivo, nel quale i cittadini dei due comuni sono chiamati a votare il prossimo 9 giugno: come riportato da Fabio Pirola , il risultato del referendum stesso non sarà vincolante per la definitiva decisione della giunta regionale. Ad ogni modo,  in diverse occasioni i sindaci Elena Battistini di Savignano e Gianfranco Miro Gori di San Mauro, i quali hanno guidato le rispettive amministrazioni nell’iter giuridico della fusione, si sono pubblicamente assunti l’impegno di porre un freno al procedimento, nel caso in cui anche solo uno dei due comuni si pronunciasse non favorevole ad esso. È da riconoscere loro il merito di aver inserito, nella delibera comunale che ha dato avvio all’iter giuridico, una specifica clausola in tal senso, inedita nei precedenti casi.

Considerando specificatamente l’Emilia-Romagna, nella nostra regione si è verificato un solo caso analogo, e quello del Rubicone sarebbe il primo esempio italiano di fusione di comuni sopra 10000 abitanti. I risultati del procedimento dipenderebbero dall’azione di varie forze, civili e politico-amministrative, negli anni a venire. L’appello che però è importante rivolgere a tutti i cittadini dei due centri è quello di far sentire la propria voce, partecipando a quello che sarebbe un cambiamento di grande rilievo per la stessa realtà.

6 Commenti

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  1. Lorenzo

    Come ha ben spiegato il Professor Stefano Zamagni la fusione oltre ai vantaggi economici comporta 5 grandi vantaggi:
    1) risparmio di risorse economiche grazie al dimezzamento dell’organico amministrativo politico
    un solo comune = 1 sindaco contro 2, 5 assessori contro 10, 16 consiglieri contro 32, 1 segretario comunale contro 2

    2) maggior potere negoziale nei rapporti con enti sovracomunali
    Il nuovo comune di quasi 30.000 abitanti contro due piccoli comuni destinati a collassare perchè nel lungo periodo “finanziariamente insostenibili”

    3) attuazione di una seria politica di Welfare Society (Società del Benessere) attraverso l’interazione (Sussidiarietà Circolare) dei tre grandi agglomerati “sfera pubblica”, “comunità imprenditoriale” e “associazionismo di volontariato o sociale”
    Politica nata dall’insostenibilità finanziaria del cd. Welfare State (sistema quest’ultimo che pur garantendo livelli essenziali di assistenza comporta costi elevati non coperti dall’imposizione fiscale, facendo aumentare in maniera esponenziale il debito pubblico)
    e il Welfare Society può avere senso in una più ampia realtà rispetto alle attuali situazioni dei due comuni prese singolarmente

    4) la possibilità di ridisegnare il sistema con obiettivi di lungo periodo e strategie di sviluppo redigendo un Piano Strategico Comunale ad hoc, sulla scia delle esperienze dei vicini comuni di Rimini e Cervia, idea anche questa che può avere un senso laddove la realtà non sia troppo ristretta come è attualmente la sfera territoriale e di popolazione di ciascuno dei nostri comuni presa singolarmente

    5) la possibilità di investire nella Cultura, con serie iniziative (monotematiche o pluritematiche come tanti festival in giro per le città italiane) che abbiano buon riscontro in termini di partecipanti e di conseguenza facciano girare l’economia del territorio (perché il turismo balneare può anche essere il fiore all’occhiello della Romagna ma è il turismo culturale il nuovo orizzonte)

  2. Werther

    Caro Leonardo avendo a che fare quotidianamente con tuo padre non dubitavo che la tua analisi fosse così dettagliata e documentata. devo dire che non sposterei una virgola di quanto hai scritto, se si eccettua il fatto che non è assolutamente scritto che si debbano assumere dipendenti (dirigenti) si possono formare gli attuali e gli incrementi di categoria avranno effetti negli anni e non subito. ma questo è un dettaglio insignificante nel complesso della tua analisi.Devo però fare un appunto, la tua analisi manca di empatia, se mi permetti non si può analizzare un cambio epocale per noi solo con una corretta e stringente analisi economica. abbiamo la possibilità di evolvere definitivamente il tram tram di due piccoli comuni e aspirare a prospettive di vita ben diverse ( vita in senso di servizi e piacevolezza abitativa) senza rinunciare a identità culturali diverse e distintive. io personalmente pagherei perché questa fusione avvenisse, per cui la parte economica per me passa in secondo piano (seppure di rilevante importanza) quindi il mio auspicio è che voi giovani prendiate in mano questa opportunità e buttiate il cuore prima della mente oltre l’ostacolo, per quello che può valere io vi sosterrò con tutto il mio entusiasmo.

  3. Eddy Fusion

    Non capisco come i circa 10€ all’anno pro-capite possano essere un motivo per il “sì”… io direi più il contrario.
    Si parla di “possibilità” future di miglioramento dei servizi, lo stesso film di quando si è deciso di fare l’Unione: alla fine i servizi alla persona decentralizzati sono stati un problema e non un’opportunità.

    Il vero problema che mi fa vedere la fusione con occhio positivo è che sono terrorizzato da come potrà peggiorare la situazione quando ci sarà l’Unione dei comuni della Valle del Rubicone: in quel caso il comune fuso avrebbe più chance di poter garantire una gestione ottimale della mega-unione.

  4. Babbo

    Se un progetto di fusione deve essere innanzi tutto compreso e successivamente deliberato dai cittadini attraverso un referendum (che a detta dei due Sindaci avrebbe di fatto valore vincolante) allora non capisco come mai la consultazione di domenica 9 giugno non venga adeguatamente pubblicizzata a livello mediatico (pochi sanno che si voterá, per cosa si voterá, quando e dove si voterà). Dato che non è previsto un quorum minimo di partecipanti forse qualcuno ha interesse a far votare solo quei cittatini che sono orientati in un certo senso. A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina…..

  5. Leonardo Nini

    Ringrazio tutti per i commenti (e gli apprezzamenti)!

    Caro Lorenzo,
    ti ringrazio per aver esposto l’opinione del professor Zamagni, uno studioso che stimo molto.
    I concetti da lui espressi mi sembrano corretti, tuttavia rimangono sul piano teorico. La concreta efficacia della fusione andrà valutata in base alle azioni effettivamente compiute da parte di chi ne avrà la responsabilità una volta avviato il processo.

    Caro Werther,
    ti ringrazio per i complimenti! Riguardo alla mancanza di coinvolgimento personale nell’articolo non posso che darti ragione. Ad ogni modo, tale analisi voleva essere il più possibile imparziale, nascendo con l’obiettivo di offrire ai miei concittadini un rapido excursus sui pro e contro della fusione, di modo che ognuno fosse facilitato nel formare la propria opinione.
    Sicuramente, indipendentemente dal risultato, l’impegno e l’entusiasmo di noi giovani potrebbe fare tanto per il funzionamento delle amministrazioni pubbliche, in questo caso del comune che si verrebbe a formare.

    Eddy,
    non posso affermare con certezza che l’Unione dei comuni abbia finora apportato miglioramenti nella gestione dei servizi ad essa trasferiti, ma non credo si siano generati particolari problemi. Avresti esempi concreti in proposito?

    Babbo,
    devo convenire sul fatto che il referendum non sia stato molto pubblicizzato.
    Trattandosi di un cambiamento significativo per gli abitanti di Savignano e San Mauro, ed essendo tale procedimento partito dall’azione delle amministrazioni comunali, spetterebbe alle stesse invitare i cittadini a far sentire la propria voce.

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