Una scuola indecisa tra passato e presente


Ciascuno di noi l’ha incontrata sul proprio cammino di vita. Intensa, angosciante, istruttiva o improduttiva, rappresenta uno scorcio fondamentale del nostro tempo e dei nostri ricordi. Sto parlando della scuola.
Vi siete mai chiesti chi ha deciso per voi i tempi, i luoghi, le persone, gli argomenti, gli strumenti? Chi ha selezionato la cultura da apprendere? Con quali criteri? E chi ha decretato che fossero giusti o sbagliati?

La scuola è il risultato di un complesso percorso legislativo, culturale, educativo, formativo. La “vera matrice della scuola elementare italiana” viene fatta risalire alla riforma, durata un trentennio, di Maria Teresa d’Austria che ha normalizzato l’istruzione come pubblica e programmata, nel ‘700. Ma la scuola di massa ha tardato ad arrivare. Don Lorenzo Milani ha innescato, in questo senso, una vera rivoluzione. Alla Scuola di Barbania, tra gli anni ‘50 e ’60 del secolo scorso, si imparava diversamente. Vigevano le pluriclassi, il mutuo-aiuto, non si bocciava, non c’erano voti e – pur sembrando paradossale, per qualcuno – i ragazzi studiavano. Don Milani voleva una scuola per tutti. A proposito di questo, Paola Mastrocola fa una riflessione interessante “Quarant’anni fa, quando le masse avrebbero avuto bisogno di una scuola di massa, noi facevamo loro una scuola d’élite (contro la quale giustamente si batté Don Milani). E oggi che le masse avrebbero bisogno di una scuola d’èlite, noi facciamo loro una scuola di massa, popolare, inclusiva, ma immiserita nei contenuti, alleggerita di cultura e apparentemente superdotata di mezzi tecnologici”. In fondo, non ha tutti i torti Don Milani, insieme a tutti i pedagogisti che hanno fatto della loro vita un’esperienza educativa straordinaria: da Jean-Jacques Rousseau, a Enrico Pestalozzi, a Alexander Neill, Anton Makarenko, Paulo Freire, Maria Montessori. Sembrano raccontare una storia lontana dal nostro presente; eppure parlavano di amore, libertà, autonomia, di pensiero critico, di responsabilità. Esistono riflessioni più attuali?

Anni fa ci si poteva ancora concentrare sulla possibile evoluzione educativa e pedagogica che avrebbe dovuto avvolgere la scuola. Oggi invece, privata di sostegni economici, minacciata ad ogni angolo da denuncie immobilizzanti, luogo di titanici scontri tra insegnanti e genitori, si è trovata accasciata sulla spiaggia, trascinata da un’onda di distorsione culturale. Ma per salvarla è fondamentale non ancorarsi.

Le persone che ogni giorno si prendono cura di sé, del proprio ambiente, della propria felicità esistono e sono coloro che salveranno l’umanità. Ne abbiamo avuto un esempio, sulle colline romagnole: Gianfranco Zavalloni è stato maestro, poi Dirigente Scolastico a Sogliano al Rubicone, infine responsabile dell’Ufficio Scuola del Consolato d’Italia di Belo Horizonte, in Brasile. Aveva la dote per nulla comune di scorgere un futuro migliore; capacità che l’ha portato a scrivere in testi, e attuare nella realtà, la scuola ideale. Il libro “La pedagogia della lumaca, per una scuola lenta e non violenta” (EMI, 2009) è consigliatissimo.

Gianfranco Zavalloni ha agito nel nostro presente. Con gli strumenti che aveva a disposizione, e la sua determinazione. Ha convinto i suoi insegnanti a non dare compiti per le vacanze pasquali, nel rispetto del riposo; pregandoli di lavorare anch’essi qualora li avessero commissionati. Occorrono persone così, che sanno dove vogliono arrivare; occorre riscoprirsi, per la scuola, per la vita, per la nostra intera cultura.  Fino al 18 Maggio, sarà presente la mostra Disegnare la vita: i mondi di Gianfranco Zavalloni, a Santa Lucia (Roversano – Cesena) nel parco Artexplora, sulle colline cesenati.

Altro esempio che merita di essere riportato è “Comitato articolo 33”, costituito da un gruppo di genitori che sta conducendo la battaglia di tutti noi, a Bologna. Infatti,  il 26 Maggio, chiameranno a rispondere ad un referendum:  “Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia? a) utilizzarle per le scuole comunali e statali b) utilizzarle per le scuole paritarie private”. Si tratta di una cosa seria, un principio sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana: “Art. 33. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. […]”.
Urge una struttura legislativa e formale che garantisca la possibilità di movimento e di intervento dall’interno del corpo docente. E urge una riscoperta della nostra umanità, della responsabilità che insegnerà ai bambini a diventare uomini liberi. Tutti oggi ne siamo responsabili perché se il passato si insegna, il presente si crea.

 

Bibliografia

Costituzione della Repubblica Italiana

D’AMICO NICOLA, Storia e storie della scuola italiana Dalle origini ai giorni nostri, Zanichelli, 2010

MASTROCOLA PAOLA, Togliamo il disturbo Saggio sulla libertà di non studiare, Ugo Guanda, 2011

SCUOLA DI BARBIANA, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1967

ZAVALLONI GIANFRANCO, La pedagogia della lumaca, Emi, 2008

5 Commenti

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  1. Francesco Campana

    Sono appena tornato da Barbiana. Vale la pena di andare a respirare quel luogo. Grazie Elisa, anche per presentare Gianfranco che non è molto conosciuto dai più.

    • Elisa Zammarchi

      Grazie a te. Poi mi racconterai TUTTO quello che hai provato lì. Gianfranco era un rivoluzionario, sono così amareggiata di non averlo incontrato… Grazie ancora.

    • Elisa Zammarchi

      Grazie Fabio! Grande! In queste poche righe non avrei mai potuto esprimere tutta la passione di questi immensi soggetti… Se approfondirai scoprirai che sono stati e sono circordati di lungimiranti educatori!!

  2. Anna Vecchio

    Ho appena letto il libro di Zavalloni: la pedagogia della lumaca”. Condivido totalmente ,sono un’educatrice da circa 40 anni, mi sono occupata di bambini del nido, di disabili, lavoro in uno spazio giochi e sto realizzando un progetto per le neo-mamme. Ho frequentato le scuole dell’infanzia e primarie e devo purtroppo riconoscere che la scuola più importante (quella primaria appunto) non è affatto un luogo dove i bambini vengono accolti ed ascoltati e che le insegnanti “brave” e per brave intendo quelle che hanno un pò di interesse per il proprio lavoro sono davvero poche. certo che le classi sono sovraffollate, le scuole tutt’altro che luoghi piacevoli dove stare. Occorre cambiare tendenza riaffermare concetti come condivisione, ascolto lentezza, se non vogliamo che l’abbandono scolastico si estenda sempre di più,Anna

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