Ultimatum alla corrida: pensieri di un toro


«La vita è riprovevole poiché fa la gioia del colpevole».
(Caparezza, Dalla parte del toro)

Il 72% degli spagnoli non è né interessato né favorevole alla corrida: lo dimostra uno studio del 2012 condotto dall’Istituto di investigazione Gallup. Nonostante ciò, e nonostante la crisi spagnola, il governo continua a stanziare ingenti fondi per quest’antica tradizione: dal 2008 al 2012 le corride sono state finanziate dallo Stato spagnolo per un totale di 2,8 miliardi di euro in quanto considerate “bene di interesse culturale”. Ogni anno, a sostegno di questo “interesse culturale” vanno 530 milioni provenienti dalle tasche degli spagnoli. Ma non basta: un’indagine¹ del Daily Mail rivela che l’Unione Europea destina 38 milioni di euro l’anno al finanziamento delle corride.

Questo vuol dire che anche noi italiani, inconsapevoli o meno, contribuiamo al sostentamento delle corride.

Ci si sente già un po’ più colpevoli.

La corrida è un particolare tipo di tauromachia, termine col quale viene spesso chiamata erroneamente, ed è una pratica antichissima: le prime testimonianze di combattimento tra uomo e toro a scopo di intrattenimento risalgono ai tempi dell’antica Grecia.

Le regole possono variare di volta in volta, ma generalmente ad ogni corrida partecipano tre toreri e sei tori. Prima di entrare nell’arena, il toro viene sottoposto a numerose torture: viene tenuto al buio, sottoposto a droghe e percosso sui reni con sacchi di sabbia per indebolirne le forze, gli viene messa vasellina negli occhi per annebbiare la vista e stoffa nelle narici e in gola per impedire il respiro, le zampe vengono cosparse di trementina per imporre lo scalpitio, vengono infilati aghi in tutto il corpo. “Interesse culturale”.

Ogni corrida si divide in tre parti. Durante il tercio de varas, la prima parte, il toro viene fatto entrare nell’arena dove lo aspettano i picadores, cavalieri armati di lancia (vara de picar) che, mentre l’animale terrorizzato cerca disperatamente una via di fuga, lo colpiscono dando tempo al torero di valutarne la forza e i movimenti.

Nella seconda fase, il tercio de banderillas, il toro viene provocato dai banderillos che lo infilzano con delle asticciole lignee con arpioni di acciaio, le banderillas.

Quando il toro, straziato e dissanguato (può perdere fino a 2 litri e mezzo di sangue), inizia a dare segni di cedimento ha inizio la terza fase, il tercio de muleta. Il matador sventola il famoso drappo rosso, la muleta, di fronte al toro che tiene la testa bassa perché i muscoli del collo sono stati danneggiati dai colpi precedenti. A questo punto il torero sferza il colpo decisivo, conficcandogli la spada tra le scapole cercando di raggiungere il cuore. Se il toro sopravvive miracolosamente a tutte queste sofferenze, allo scattare del quindicesimo minuto viene colpito simbolicamente da un peones e il torero, sconfitto, viene fischiato.

Come premio finale, il presidente giudice può decidere di offrire al matador una o entrambe le orecchie o la coda, massima ricompensa. Anche per il toro sono previsti dei “riconoscimenti”: a seconda di come ha combattuto potrà essere trascinato lentamente fuori dall’arena o essere trascinato in circolo, agonizzante ma cosciente, applaudito dalla folla prima di essere macellato. In casi eccezionali, se il toro sopravvive alle torture e ai ripetuti colpi, il presidente può decidere di salvarlo tramite indulto, anche se raramente i tori “graziati” sopravvivono alle cure.

Ogni anno nelle arene mondiali vengono uccisi 250.000 tori. Da aggiungersi alle oltre 3.000 feste sanguinarie annuali. In Spagna sono solo due le regioni che hanno dato un ultimatum alla corrida: nelle Canarie è una pratica illegale dal 1991, nella Catalogna dal 2012.

Le giustificazioni che vengono utilizzate dai sostenitori delle corride sono essenzialmente tre.

La corrida è una pratica che dà lavoro a decine di migliaia di spagnoli, se la abolissimo si creerebbe disoccupazione.

Falso. L’industria della corrida impiega meno di 400 persone ogni anno², tra le quali molti ragazzi inconsapevoli dei rischi e spesso sfruttati.

La corrida è un’attività folkloristica che attira il turismo e porta enormi guadagni allo Stato.

Falso. Oltre ai finanziamenti già citati, gli scarsi guadagni delle corride finiscono nelle mani di un ristretto numero di persone che appartengono all’élite della tauromachia², la cosiddetta “mafia taurina”. I turisti, inoltre, dimostrano di essere attratti dalla Spagna per numerosi motivi, ma la corrida non è tra questi: la maggior parte dei, pochi, turisti che assistono a una corrida hanno infatti dichiarato di non essere intenzionati a tornarci una seconda volta.²

La corrida è una tradizione antica e, in quanto tale, va rispettata e onorata.

Certo. Anche i sacrifici umani sono una tradizione antica: chissà per quale motivo, però, non vengono più praticati.

Tradizioni sanguinarie come la corrida sono un’aberrazione alla morale, un insulto alla propria intelligenza e allo sviluppo dell’evoluzione umana. Definire “bene di interesse culturale” una tortura legalizzata è tanto educativo quanto insegnare ai bambini spagnoli la “nobile arte” della corrida tramite corsi finanziati e promossi dallo Stato. Il biologo e antropologo francese Georges Heuse, sottoscrivente della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale presentata all’UNESCO nel 1978, dice: « La tauromachia dev’essere considerata un indice di sottosviluppo e di arretratezza. (…) Fare assistere un bambino a una corrida è un fatto odioso che la legge dovrebbe punire come un crimine contro detto bambino, che rischia di sviluppare inclinazioni crudeli e violente che saranno fatali per la sua salute mentale. »

Negli ultimi anni la sensibilizzazione verso la vita e la salute degli animali ha fatto passi enormi. Il tempo avanza e con lui le società, che progrediscono inevitabilmente e si migliorano; ma i tori uccisi e torturati ogni anno sono ancora tanti,  troppi.

E, come sempre, c’è da domandarsi chi sia la vera bestia.

Olé.

 

¹Qui l’articolo tradotto.

²Qui tutti i dati.

5 Commenti

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  1. Luca Rasponi

    Mi aggiungo ai complimenti Chiara, il mio cuore di animalista e vegetariano si è commosso di fronte ad un articolo così sentito ma allo stesso tempo efficace nel fornire cifre e argomentare con i fatti quanto sostenuto con la forza della passione. Brava!

    • Chiara Tadini

      Grazie Luca, ho scritto questo articolo con l’intento di riparare alla scarsità di informazioni che c’è a riguardo. Un argomento troppo sottovalutato!

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