Asessuali: niente sesso, solo torte. Una minaccia al genere umano?


Asexual_flagIn un momento storico in cui ci si batte per l’assegnazione di un riconoscimento civile e giuridico ai differenti orientamenti sessuali, vi sono anche coloro che, in modo sempre più insistente, rivendicano con orgoglio la propria asessualità. Né omosessuali, né eterosessuali: semplicemente privi di attrazione sessuale e non interessati a tutto ciò che è legato al sesso. Come gli omosessuali, tuttavia, anche gli asex sono divenuti bersaglio di critiche dalle frange più cattoliche della società, che ne parlano come di una minaccia alla vita, di una moda che potrebbe addirittura condurre alla fine del genere umano.

È necessario distinguere gli asessuali dai cosiddetti astinenti (o sex-less). Al contrario di questi ultimi, per i quali l’assenza di rapporti sessuali dipende da convinzioni religiose, scelte di vita, ostacoli psicologici o limitazioni fisiche (come l’impotenza), gli asessuali non scelgono né subiscono passivamente l’astinenza: rimangono semplicemente indifferenti alle questioni inerenti il sesso. Niente impedisce loro di avere rapporti sessuali, e non sono pochi di fatto gli asessuali sessualmente attivi. I motivi di tale attività sono svariati (si va dal bisogno di compiacere il proprio partner al desiderio di avere dei figli) ma prescindono in ogni caso dal mero bisogno di congiungersi sessualmente con qualcuno. Ciò naturalmente non esclude la possibilità che essi siano attratti emotivamente da altri soggetti.

Non pochi studi (anche di carattere scientifico) hanno provato a fornire una spiegazione all’asessualitàindividuandola in specifiche disfunzioni endocrinologiche o in problemi psicologici conseguenti ad abusi subiti da bambini. Risultati in parte smentiti da ricerche effettuate su animali, per i quali la percentuale tende a oscillare tra l’1% e il 3% della popolazione adulta, con punte del 12% nel caso dei criceti.

Per ciò che riguarda gli esseri umani, le statistiche fornite nel 2004 dal professor Anthony Bogaert, tra i massimi esperti in materia, affermano che circa l’1% della popolazione mondiale può essere classificata come asessuale. Una cifra che, seppur relativamente esigua (ma certamente non trascurabile) ha permesso agli asessuali, grazie alle potenzialità di Internet, di organizzarsi in comunità (spesso esclusivamente virtuali) e di imporsi, come nei casi del Vermont o dello stato di New York, come “categoria protetta”.

Il movimento asessuale è emerso ufficialmente proprio con l’avvento e la diffusione di Internet, e in particolare a seguito della creazione del primo sito per (e sugli) asessuali, nel 2001. Un percorso che con gli anni, attraverso i primi meeting, i forum di discussione e – più di recente – con l’approdo sui social network, ha portato dapprima alla partecipazione degli asex ai più importanti gay pride, e poi all’organizzazione del World Pride Asexual Conference, raduno ufficiale (e non accademico) degli asessuali. A questo, inoltre, si è aggiunto da qualche anno l’Asexual Awareness Week, settimana in cui gli attivisti sono chiamati a presentarsi, a raccontare le proprie esperienze e, in generale, a far conoscere l’esistenza e i principi base del movimento.

Ed è grazie a questi incontri che, negli ultimi mesi, è stato possibile operare le prime distinzioni interne al giovane ma variegato movimento. Pur condividendo lo stesso sistema di valori, gli asessuali si distinguono infatti in nove differenti categorie:

  • sex-positivi: sostengono che chiunque abbia il diritto di scegliere se partecipare a un’attività sessuale, purché si faccia attenzione che essa sia sicura e consensuale;
  • anti-sessuali: credono che il sesso debba essere evitato a qualunque costo
  • semi-sessuali: provano attrazione sessuale solo nel caso in cui instaurino un forte legame emotivo con qualcuno;
  • grey-A: appartengono a una zona grigia e non possono o non riescono a dichiararsi asessuali a tutti gli effetti;
  • aromantici: non provano (o provano poca) attrazione romantica verso gli altri;
  • eteroromantici: provano attrazione romantica verso soggetti dell’altro sesso;
  • omoromantici: provano attrazione romantica verso soggetti del loro stesso sesso;
  • biromantici : provano attrazione romantica verso soggetti di ambo i sessi;
  • panromantici: provano attrazione senza preoccuparsi del genere sessuale.

Molteplici sono anche i simboli utilizzati per identificare il movimento asessuale: si parte dal triangolo rovesciato – forse il primo ad essere utilizzato – per arrivare a quella che, dopo una democratica votazione online, è stata indicata come bandiera ufficiale del movimento: un rettangolo con quattro strisce orizzontali di colore (dall’alto in basso) nero, grigio, bianco, viola. A questi, poi, si aggiungono l’asso (ace, abbreviativo di asexual), l’anello nero, segnale distintivo dei membri della comunità, e la famosa torta, virtualmente offerta ai nuovi membri e ironicamente scelta in quanto valida alternativa alla pratica del sesso.

Le battaglie e la realtà degli asessuali sono state raccontate di recente in un documentario diretto dall’americana Angela Tucker. (A)sexual, questo il titolo, ripercorre le fasi della crescita del movimento asex attraverso le interviste ad alcuni dei suoi leader. Tra questi, vi è il trentenne David Jay, fondatore del forum Aven (Asexual Visibility and Education Network) e tra gli storici attivisti asex: «La sessualità è un’attività come un’altra – afferma – Ci sono persone per le quali il paracadutismo, le torta al cioccolato e il calcio rappresentano tutto il loro mondo. Ma ci sono altre persone a cui queste cose non piacciono. Non c’è alcun motivo per concentrarsi su interessi che non ci attirano per niente». Su questa tesi, anche attraverso il film, il leader asex insiste con convinzione: «Per avere una discussione aperta ed onesta circa la sessualità – dice – è fondamentale convincersi che essa non rappresenta un argomento intoccabile. È solo uno dei modi per vivere l’intimità. Per capire realmente queste cose, è sufficiente convincersi che esistono anche altri modi per raggiungere lo stesso grado di intimità». Secondo Jay, il segreto della pacifica coesistenza consisterebbe  dunque nell’accettare anche ciò che non si riesce a condividere. Un’idea che è, di fatto, alla base della richiesta fondante del movimento, e cioè che l’asessualità venga riconosciuta come un’altra forma di sessualità, un orientamento, e non, come spesso accade, come una malattia o qualcosa di cui la gente dovrebbe vergognarsi.

7 Commenti

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  1. Fabio Pirola

    Se la Chiesa cattolica riconosce l’esistenza degli atei, non vedo perché la comunità scientifica non possa riconoscere quella degli asessuali… articolo interessantissimo su un tema assolutamente non banale.

  2. Sidhe

    Ottimo articolo, mi lascia solo un poco perplessa la parte delle “nove categorie”, visto che riguardano aspetti diversi… Ad esempio essere sex-positive o antisessuali riguarda l’atteggiamento mentale verso il sesso in genere (un atteggiamento che e’ parte di un sistema di valori arbitrariamente decisi), l’essere semi-sessuali o grey-a riguarda l’orientamento sessuale, mentre essere etero-romantici, omo-romantici, a-romantici, bi-romantici o pan-romantici riguarda l’orientamento romantico.
    Ad esempio una persona potrebbe benissimo essere grey-a, etero-romantico e sex-positive, perche’ sono tre caratteristiche che riguardano ambiti diversi.

    • Luca Volpe

      Perfettamente d’accordo Sidhe. Si tratta effettivamente di categorie in cui gli asessuali, più che distinguersi, tendono a identificarsi. E che, come hai ben osservato, non si escludono necessariamente tra loro.

  3. SilverKitsune

    A parte la minimale obiezione di Sidhe (che condivido) devo farvi anche io i complimenti per l’articolo. Faccio parte dello staff della comunità asessuale italiana (AVENit, asexuality.org/it) e devo dire che questo è probabilmente il più informato e imparziale di tutti gli articoli che ho letto finora in italiano!

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