La primavera come Hessel la desiderava
«Ai giovani dico: guardatevi intorno, troverete tutte le tematiche che giustificano la vostra indignazione.(…) Troverete situazioni concrete che vi porteranno ad una forte azione di cittadinanza. Cercate e troverete!»
Poco più di 30 giorni or sono, il 26 febbraio 2013, ci ha lasciato Stephane Hessel, diplomatico e politico francese, deceduto all’età di 95 anni.
Hessel, nato nel 1917 da una famiglia di ebrei convertiti al luteranesimo, si trasferì in Francia nel 1925. Durante la seconda guerra mondiale si rifiutò di aderire al “governo di Vichì”, optando per l’arruolamento nel “Consiglio Nazionale della Resistenza” fondato dal generale De Gaulle. Dopo aver militato per i servizi segreti francesi ed aver contribuito allo sbarco degli alleati in Francia, Hessel fu imprigionato dalla Gestapo e deportato nei campi di concentramento di Buchenwald e Dora.
Fuggito scambiando la propria identità con quella di un prigioniero morto di tifo, divenne in seguito assistente del vice-segretario generale delle Nazioni Unite ed ebbe l’opportunità di partecipare, nel 1948, alla stesura della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”. Il resto della vita di questo straordinario personaggio fu speso nell’implementazione di diversi progetti, a livello nazionale ed internazionale, sempre indirizzati al sostegno della causa dei più deboli.
La sua filosofia e l’esperienza in tal modo accumulata sono riassunte nel pamphlet “Indignez-vouz!” (2010 -“Indignatevi!” nella traduzione italiana), scritto alla veneranda età di 93 anni e capace di vendere 3,5 milioni di copie in tutto il mondo. Si tratta di un’opera piuttosto breve ma quanto mai incisiva, realizzata per risvegliare le coscienze di un’umanità assopita -anche se diretto in particolare ai giovani francesi- rispetto alle ingiustizie cui il mondo nel quale viviamo ci mette di fronte.
In esso, Hessel si richiama più volte allo spirito che ha animato il movimento della Resistenza francese nella strenua opposizione al nazifascismo, spirito che più tardi fu tra le forze ispiratrici della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo cui diversi veterani dello stesso movimento –fra cui l’autore- ebbero l’occasione di contribuire. Su tali basi, partendo dall’esempio francese Hessel apostrofa come assurda la pretesa di diversi esponenti governativi o di istituzioni internazionali secondo la quale si presenterebbe la necessità di porre limitazioni ai diritti sociali già acquisiti dai cittadini, a causa della mancanza di risorse. La produzione di ricchezza, aumentata enormemente dal terribile secondo dopoguerra, dovrebbe invece consentire di espandere, o quantomeno di consolidare, l’estensione di tali diritti sociali. Come sappiamo, i suddetti diritti sono messi in discussione non solo in Francia, ma anche in altri stati europei le cui finanze pubbliche conoscono una situazione di dissesto.
La causa di ciò, a detta dell’autore, è da ricercarsi principalmente nell’egoismo del potere economico-finanziario che ad oggi esercita una tremenda influenza su governi ed organismi sovranazionali. Proprio per questo Hessel identifica due sfide principali sulle quali l’umanità dovrà concentrarsi nei decenni a venire:
- Il divario fra i ricchi ed i poveri del pianeta, che «costituisce una novità del ventesimo e ventunesimo secolo» ed è in continua crescita;
- «I diritti dell’uomo e lo stato del pianeta», fra i fondamentali principi ispiratori della suddetta “Dichiarazione Universale” ma tutt’oggi minacciati.
Naturalmente molte altre sono le sfide che ci attendono, e tantissime altre sono le possibili cause di “indignazione”. L’autore, attingendo ancora alla sua esperienza personale, descrive difficile situazione della striscia di Gaza, volendo rimandare ad ognuna di quelle situazioni nella quale “l’esa-sperazione” (leggasi mancanza di speranza) conduce ad una reazione violenta. La speranza, a detta di Hessel, può essere solo non-violenta, ed è sulla non-violenza che dobbiamo costruire il nostro futuro.
Le idee espresse in tale opera, a tratti apparentemente “estremiste” -ad esempio nell’accenno alla nazionalizzazione delle fonti di produzione di energia e delle grandi banche ed assicurazioni– a detta di molti hanno ispirato il movimento dei cosiddetti “Indignados”. Decisa è di fatti la repulsione espressa verso la «vertigine del sempre di più» proclamata dall’Occidente e «l’amnesia della competizione di tutti contro tutti», mai così incoraggiata.
L’urlo di Hessel, tuttavia, può essere ascoltato anche da orecchie più moderate: aprendo gli occhi, secondo il diplomatico francese, ad ognuno di noi è possibile riscontrare qualche cosa per la quale valga la pena “indignarsi”. Il suo, in definitiva, può essere letto come un richiamo universale alla cittadinanza attiva. Fra gli autori più rilevanti nella formazione del suo pensiero, Sartre ed Hegel enunciano in diversi punti dei loro scritti la responsabilità dell’uomo “in quanto individuo” ed il procedere della storia, attraverso momenti di luce e buoi, verso epoche di maggiore giustizia, democrazia e libertà. Tale “autentico” progresso non può realizzarsi però da se, essendo dovere di ognuno di noi portarlo a compimento.
“CREARE È RESISTERE.
RESISTERE È CREARE”
A questo link è possibile rintracciare l’opera in lingua inglese.
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