Primavera Sound, més que un festival
Scritto con Emanuele Barletta di Roar Magazine, che si è occupato dell’approfondimento su programma e band
Il Primavera Sound è un festival musicale che si tiene annualmente al Parc del Fòrum di Barcellona, a ridosso della fine del mese di maggio. È tra i più grandi festival di musica indipendente in Europa, considerati il numero e il calibro degli artisti coinvolti, gli eventi collaterali, la massa di pubblico partecipante.
L’edizione 2013 si svolgerà dal 20 al 26 maggio.
Da qualche anno, su twitter l’hashtag di riferimento principale per indicare il Primavera Sound è #bestfestivalever (miglior festival di sempre).
Dopo alcuni eventi pilota di inizio anni ’90, locati in differenti zone di Barcellona, quella che viene ricordata come la prima vera e propria edizione del festival si tenne il 28 aprile del 2001, presso il museo Poble Espanyol, sul Montjuïc. Fu una giornata dedicata quasi esclusivamente alla musica dance. Sin dall’anno successivo la manifestazione ampliò la proposta di generi, giornate ed eventi, diventando in pochi anni punto di riferimento imprescindibile per l’universo della musica indipendente. Il cambio di location del 2005, da Poble Espanyol al Parc del Fòrum, è solo uno dei cambiamenti e segnali di crescita che ha registrato e continua a produrre la storia del festival. Tra questi, il passaggio da una a 5 giornate consecutive di durata; il crescente numero di spettatori provenienti da tutt’Europa, dai 40.000 del 2004 agli oltre 150.000 del 2012; l’interesse degli addetti ai lavori e della stampa, misurato con un aumento dei giornalisti accreditati e con la creazione di PrimaveraPRO, l’iniziativa dedicata ai professionisti nell’ambito musicale, che con conferenze e cicli d’incontri intende creare occasioni di incontro tra addetti ai lavori, per riflettere sulle possibili vie di crescita dell’industria musicale e creare contatti tra manager, etichette, artisti, organizzatori di eventi. Nello specifico, l’incontro di dicembre scorso è stato dedicato alle nuove prospettive di musica dal vivo a Barcellona e Madrid, e ha visto la partecipazione di IMO, l’Osservatorio Internazionale di Musica.
Il costante sviluppo del festival è testimoniato anche dalla nascita dell’enclave portoghese della manifestazione: l’Optimus Primavera Sound, che dall’anno scorso allunga di tre giorni la sonica festa di primavera in terra lusitana, a Porto.
Si giunge così all’elemento sostanziale: i concerti.
Il Primavera Sound ha la capacità di radunare in un solo luogo e in un solo weekend artisti dall’importanza e dal valore indiscutibili. Accosta nomi storici come Iggy Pop e gli Stooges (2005) o Neil Young (2009), alle succulente reunion per nostalgici (Smashing Pumpkins nel 2007; Pavement nel 2010), a paladini della scena alternativa internazionale (Sonic Youth nel 2003, nel 2005, nel 2007 e nel 2009; Pixies nel 2010), a nuove proposte (un paio di esempi dell’edizione imminente: Goat e Wild Nothing), offrendo un cartellone di band ricco e variegato per generi, che quest’anno sfora i 150 partecipanti.
Tra questi, non mancheranno rappresentanti del Belpaese. A essere selezionati dalla direzione artistica del festival quest’anno sono stati: Blue Willa, Honeybird & The Birdies e Foxhound.
Ecco la line up completa dell’edizione 2013 in questo video di presentazione, seguita da un approfondimento su alcuni dei nomi più interessanti.
Mai come quest’anno il Primavera Sound di Barcellona intende proporsi come una sorta di “Internazionale Hipster”, un’istituzione per la rivoluzione utopica permanente. Provocazione o no, il cartellone dell’evento più cool d’Europa parla chiaro. Ma gli organizzatori hanno capito bene che il popolo è sovrano e (soprattutto) che i gusti del pubblico di riferimento non si fermano ai grossi nomi di turno. Ecco quindi che il “cartel” dell’edizione 2013 intende sfamare quante più bocche possibili, offrendo una programmazione che ambisce a coprire lo sconfinato territorio “indie”. Con tutte le connotazioni del caso. Iniziamo dai “big”, che poi sono i più attesi. A partire dal capitolo “a volte ritornano”: i Blur, per dire, e i My Bloody Valentine. Accompagnati, idealmente, da Nick Cave e The Postal Service, questi ultimi annunciati da tempo e forse la vera chicca per il grande pubblico generalista. Dieci anni sono passati da “Give Up”, scrigno di gioielli zuccherosissimi. Nel corso degli anni le voci sul possibile ritorno di Tamburello & Gibbard si sono rincorse e moltiplicate (tanto che il famoso “secondo album dei Postal Service” potrebbe essere il “terzo segreto di Fatima dell’indie”), fino alla reunion per festeggiare il decennale del famoso disco d’esordio, appunto. In realtà le chicche del Primavera Sound 2013 si nascondono tra le pieghe di un cartellone che somiglia più ad un minestrone. E sarà curioso, a questo punto, capire in che modo verranno gestite le programmazioni delle singole venue. Ecco, iniziamo a dire che i nomi di punta del mondo hype ci sono tutti, basta una rapida occhiata per ritrovare tutti i blockbuster del 2012 e con un’onda lunga che sembra non arrestarsi: Tame Impala, Grizzly Bear, Animal Collective, Band Of Horses, Wild Nothing, The Vaccines. Presenti anche gli Hot Chip e Death Grips, insieme ai Liars che inseriamo tra questi nomi anche se lontanissimi dal circuito indie più ortodosso. Così come estraneo al resto del mondo sembra essere Daniel Johnston, che magari può finire in un’ipotetica lista di “precursori” di un certo movimento. Pezzi di storia: annunciati i Breeders di Kim Deal, i Dead Can Dance e (ma pensa) i The Jesus & Mary Chains, immancabili alla luce della riscoperta dreamy e shoegaze in atto in questo ultimo anno. Poi arrivano i borderline. O meglio: i nomi “di culto”. Quelli che se ne fregano delle copertine delle riviste, ma godono di stima e rispetto trasversali per meriti acquisiti sul campo. Vediamo un po’: ci sono i Dinosaur Jr, il sempreverde Bob Mould, i Meat Puppets dei fratelli Kirkwood, gli Shellac dell’immortale Steve Albini, Michael Gira e i terrificanti Swans. A questi nomi aggiungiamo volentieri gli Om e i Neurosis, i veri “alieni”del Primavera.
Un grande festival quindi, che non dimentica che tale imponenza ha un corrispettivo impatto ambientale. Consapevoli di questo, e della sensibilità internazionale in fatto di ecologia, gli organizzatori del festival hanno stilato un elenco di buone maniere cui invitano gli avventori ad attenersi, corredato dal rapporto “Environmental report“, con dati sul riciclo di rifiuti e risparmio energetico, aggiornati all’edizione 2011.
Come lo definiresti, se non #bestfestivalever?
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