Conoscere la memoria: come e cosa ricordiamo?
«La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sè».
Ricordare vuol dire rivivere eventi passati nel tempo presente, avere la possibilità di tornare indietro a sensazioni belle o brutte che si credevano perdute. Usare la memoria tuttavia significa anche non dimenticarsi la lista della spesa o il film che si è visto una settimana prima.
Come avviene tutto questo? Quali sono i processi di funzionamento della memoria e in che modo possono diventare difettosi?
Esiste un tipo di memoria chiamata “genetica” o di adattamento, che ci permette di ereditare valori e comportamenti dai nostri antenati: in questo articolo mi occuperò invece di quella che viene definita “memoria di apprendimento”, fondamentale per conservare un’esperienza precedente.
La memoria si basa su tre processi fondamentali quali: acquisizione delle informazioni, conservazione delle stesse e ricordo.
I procedimenti mnemonici dipendono fortemente dal quoziente intellettivo personale, ma non solo: giocano un ruolo altrettanto decisivo le condizioni personali (stanchezza, stress ecc..) e il materiale da memorizzare. Ad ogni modo esistono numerosi esercizi per migliorare l’efficacia di tali processi.
Gli studi sulla memoria sono tuttora incerti e in continua evoluzione, sicuramente essa è influenzata dagli aspetti affettivi ed emotivi e questo rende più difficile l’analisi scientifica.
Non ricordiamo tutto, ma selezioniamo gli eventi in base alla loro rilevanza, anche perchè senza tale filtro il nostro cervello sarebbe continuamente bombardato da informazioni e impossibilitato al ragionamento. Risulta ancora poco chiaro come possano riaffiorare alla mente particolari del passato e nel contempo non si riescano a ricordare eventi estremamente recenti.
Al di là dei numerosi angoli bui, abbiamo alcuni punti fermi nello studio della memoria: uno di questi è sicuramente la consapevolezza della presenza al suo interno di diversi sottotipi.
La categorizzazione interna più nota si basa sui tempi di permanenza delle informazioni all’interno della mente: qui parliamo di memoria a breve termine, fondamentale per acquisire e ricordare elementi utili sul momento che poi vengono rimossi; e di quella a lungo termine, che permette la conservazione duratura, anche inconsapevole, dei contenuti percettivi.
Un processo mnemonico immanente ad entrambe le categorie appena citate è quello sensoriale: qui il cervello recepisce ed elabora gli stimoli esterni, rendendoli fruibili al soggetto.
Purtroppo i meccanismi di acquisizione, conservazione e ricordo possono anche difettare fino a diventare inefficaci: questo avvenire soprattutto nella tarda età adulta (dai 65 anni), qui la progressiva perdita di memoria può rendere il soggetto incapace di comprendere, pensare ed orientarsi nella realtà.
Questa condizione è detta demenza, essa oltre ai disturbi della memoria comprende almeno un deficit cognitivo: alcuni la definiscono “doppia morte”, in quanto prima del deperimento fisico sopraggiunge la completa compromissione dei meccanismi mentali, relazionali e sociali.
Esistono diversi tipi di demenza, tra i più gravi e mortali troviamo il morbo di Alzheimer: questa malattia colpisce circa il 20% delle persone dopo gli 80 anni ed è più frequente nelle donne.
Usare la metamemoria, che è la consapevolezza razionale dei propri processi mnemonici, può essere importante per prevenire questo tipo di affezioni: essa favorisce l’allenamento della memoria e l’uso del ragionamento, entrambi elementi utili per diminuire il rischio di contrarre malattie demenziali.
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