Si dice a dicembre


Dopo ripetuta esperienza del mese di dicembre, si può affermare che negli ultimi giorni dell’anno il discorso verte inesorabilmente verso temi ricorrenti. Esauriti gli auguri di rito e le considerazioni meteorologiche nel tempo impiegato ad appendere il cappotto, per sopravvivere ai cenoni in famiglia – almeno fino all’arrivo dello stupore alcolico – potrebbe rivelarsi fondamentale affinare l’utilizzo di frasi di circostanza.

Basta il pensiero. In pieno clima di festa e di acquisti ci si riscopre tutti un po’ sociologi: si sprecano gli elogi sull’importanza del valore affettivo del dono, a dispetto di originalità e cartellino del prezzo. Una spudorata menzogna, seconda solo a <<tesoro, non è vero che ho dimenticato il nostro anniversario>>, e <<mamma, ho già studiato tutto per domani>>. Se il pensiero viene tirato in ballo da chi porge il pacco, si tratta del solito tirchio, che in uno slancio ecologista di fine anno ha riciclato carta da regalo e sciarpa fatta a mano dalla prozia daltonica. Al contrario, se a pronunciare la fatidica frase è il cugino che ha appena scartato il suo nuovo paio di gambaletti, questa è un chiaro segnale della nascita di un rancore, che porterà all’estinzione della famiglia nel giro di qualche compleanno.

Lo spettro del consumismo. L’argomento meno sorprendente di ogni tornata festiva seguita da periodo di saldi è la lotta allo spreco. Improvvisamente chiunque è pronto a negare di aver mai sfogliato il volantino di Mediaworld. Hanno inizio la battaglia contro l’abbandono degli abeti di plastica in autostrada, il comitato contrario alla rimozione di muschio dai declivi, e il sindacato per la difesa dei diritti dei Babbi Natale che scalano balconi. Se ne esce solo professandosi amanti del panettone integrale, dei giocattoli di legno,  dell’albero in colla vinilica e carta igienica, e dichiarando di aver concesso al Babbo Natale appeso in terrazza la settimana lavorativa di 40 ore.

La fine del mondo. Dopo aver superato indenni il 2000 e il 2001, tocca al 2012. Le profezie sull’imminente distruzione dell’universo hanno il loro fascino, soprattutto se pronunciate da popoli scomparsi da secoli, o da farmacisti francesi. Nonostante tutto, finora quello che più si è avvicinato ad un assaggio di catastrofe sono state le primarie del PD. Peccato che le nefaste previsioni non vengano mai recepite dall’Agenzia delle Entrate, che pare abbastanza sicura della venuta del prossimo anno. Non resta che sopravvivere al 21 dicembre, e all’ultima rata dell’Imu.

Buoni propositi. Sarà l’influsso di luci natalizie, bambini nelle mangiatoie, e una wishlist su Amazon, ma si tenta almeno di professarsi più buoni. Tranne nei riguardi del tizio che, a quanto pare, se ne sta in piedi di fianco alla propria auto solo per fare cenno che no, non deve andare via dal parcheggio. Se non ben disposti nei confronti del prossimo, si prova ad esserlo verso sé stessi. Da tradizione, ci si impegna in imprese destinate a fallire, come <<continuerò a depilarmi le gambe dopo il quinto mese di fidanzamento>>, e <<non insulterò i testimoni di Geova>>. Il fatto è che non tutti gli anni cominciano di lunedì.

La carriera di Melita Toniolo. Anche a Studio Aperto festeggiano il Natale.

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