«Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo»


Tra le pagine e le parole di Jack Kerouac non cercate filosofie o controculture del movimento beat: cercate di entrare nel cuore e nei sogni di questi ragazzi che perdono l’innocenza vivendo “sulla strada”.

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»

«Dove andiamo?»

«Non lo so, ma dobbiamo andare».

Da Paterson a New York, da Chicago a Davenport, da Des Moines a North Platte, dal Wyoming a Denver, da Sterling a Salt Lake City, passando per San Francisco, Fresno, Los Angeles e Città del Messico. Dall’Indiana all’Ohio e di nuovo a Paterson. Questo è quello che diventerà il viaggio più famoso per le strade d’America.

On the road è, prima di tutto, la storia di un incontro. Quello tra Sal (Jack) e Dean (Neal Cassidy): un maestro dell’arte della vita. «L’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo, che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Ooohhh!». Il pazzo è Dean-Neal, che irrompe nel piccolo ambiente di New York legato alla Columbia University, dove giovanissimi e ancora sconosciuti scrittori fanno amicizia: si tratta di Jack, Allen (Ginsberg) e William (Burroughs).

Dean e Sal si mettono in viaggio, animati da fame di vita e di esperienze, sulle interminabili highways degli Stati Uniti e del Messico. Sulla strada ne registra le tappe, gli incontri, regalandoci una storia autentica. A fare da cornice, la perenne tensione tra la grande metropoli e la piccola città, tra la vita senza freni e la tranquillità dell’ambiente familiare, tra il partire e il restare.

Romanzo dell’amicizia e della ricerca d’amore, del desiderio di rivolta, sembra ripercorrere tutti i grandi miti dell’America. Non c’è da stupirsi che sia tanto amato. Impossibile spiegare cosa sia «quella cosa» che i protagonisti cercano e, infine, trovano, on the road. Neanche Dean Moriarty, nelle sue convulse conversazioni con Sal, riesce a farlo capire al narratore. Eppure, tra le pagine, la spiegazione è così evidente, che la si coglie, nascosta dietro fatti e misfatti di quel gruppo di ragazzi in fuga attraverso il continente.

Lo scrittore statunitense entra nel sacro edificio della letteratura e lo forza con un capolavoro scritto in tre settimane su un enorme rotolo di carta per telescriventi. Niente più narrazioni costruite a tavolino, l’autore prende il lato serio, rispettabile del Romanzo e lo sbatte fuori dalla porta, portandoci dentro colori e sentimenti tra i più caldi.

Mentre in Europa, letterati e intellettuali si chiudono nelle loro torri d’avorio, «Jack il mago» si fa interprete dell’american dream e lo sfida: muoversi senza meta nella speranza di esorcizzare un’ansia sempre crescente. Lo smarrimento di chi si impone con la sola, spregiudicata voglia di vivere senza freni, offre le coordinate elementari di un universo giovanile «segnato da un’ombra nera». La meta finale di Città del Messico, raggiunta con una scalcinata Ford, sembra costituire il termine di un lungo percorso a tappe, di un cammino esistenziale verso la vita perfetta. Ma è un traguardo ideale, non esiste: la disillusione finale riporta i protagonisti alla dura realtà.

Spesso si fatica a immaginare il senso e la direzione di questo viaggio. Il pendolo è tra oriente e occidente – con un certo senso estetico per geometria e geografia: la sistole sta nell’andare verso Ovest, verso una California che è ricerca di libertà e di nuove esperienze. La diastole sta nel tornare dalla madre, nel New Jersey, tornare dalla famiglia. C’è sempre una violenta pulsione al ritorno.

«E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un’unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, […], allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty».

Semplicemente un libro di passione, dove per passione si intende quel sentimento violento e intenso, quell’interesse rovente per qualcosa che, in questo caso, è la vita. Impossibile descrivere l’approccio a queste meravigliose pagine. Posso solo consigliarvi di leggere e rileggere uno dei più grandi capolavori della letteratura americana.

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