Il viaggio ai tempi della globalizzazione


L’avvento della globalizzazione ha profondamente mutato la concezione spazio-temporale dell’uomo e l’idea che quest’ultimo ha del viaggio attraverso lo sviluppo delle tecnologie, in particolare dei mezzi di comunicazione e di trasporto.

Questi hanno mutato la mobilità delle persone sia in termini di possibilità e quindi maggiore frequenza degli spostamenti, sia in termini di velocità, rendendola di fatto istantanea, almeno virtualmente, attraverso l’uso del pc, di internet e della tv. Oggigiorno è possibile, con un semplice clic, essere in contatto in tempo reale praticamente con ogni luogo nel mondo, anche se, ovviamente, a seconda dei contesti politici/geografici la partecipazione a tali flussi comunicativi è diversa.

L’uomo fin dall’alba dei tempi è sempre stato nomade, spinto a viaggiare da motivazioni molto diverse tra loro, legate a curiosità, necessità ed avidità.

Il processo migratorio, ad esempio, è profondamente influenzato dalle nuove tecnologie e dalle informazioni che i mass media diffondono, aumentando di fatto l’intensità dei contatti.

Questo continuo movimento di individui, immagini e messaggi sfugge al controllo di cittadini e governi nazionali realizzando la cosiddetta globalizzazione, che cancella le frontiere e porta all’espansione planetaria del mercato.

Le nuove possibilità di viaggiare rese possibili nella contemporaneità danno vita anche a identità ibride, cosiddette in quanto ciascuno, straniero o autoctono, in qualsiasi luogo della Terra sia sarà influenzato dal contatto con altri non appartenenti allo stesso gruppo sociale.

La “cultura” di un popolo non è chiusa in se stessa ma si apre alle altre in una realtà ormai “interculturale”. Mentre per molti secoli la maggior parte degli uomini ha vissuto la propria vita all’interno di una rete di culture a carattere locale, oggi invece gli scambi e le comunicazioni culturali sono talmente frequenti ed intensi da influenzare molto profondamente le abitudini quotidiane delle persone.

In passato l’emigrante veniva spinto, o quasi costretto, ad omologarsi alla tradizione culturale del paese ospitante. Oggi, in virtù proprio delle maggiori possibilità di contatto con la propria tradizione culturale, sempre più spesso accade che i migranti accolgano parte di entrambe le tradizioni, rielaborandole a loro volta (dando vita al fenomeno della transnazionalità), mentre altre volte decidono di rimanere fedeli alla propria identità originaria.

Questo rappresenta il potenziale del viaggio, in quanto in grado di influenzare le persone che ne sono protagoniste, mettendole continuamente a confronto con gruppi sociali diversi per religioni, lingue, usi, costumi, arti, leggi e morali. D’altro canto, però, viaggiare nasconde sempre un rischio, in quanto può generare conflitti, anche violenti, derivanti spesso da incomprensioni e mancanza di ascolto.

Per avere un esempio di tale rischio basta aprire le pagine di un giornale in un giorno qualsiasi. Leggendo attentamente, sarà possibile trovare una vicenda nella quale uno straniero si scontra duramente con la realtà ospitante, spesso incapace e non interessata a cogliere e tutelare i bisogni e le necessità dei viaggiatori, che siano essi vacanzieri o migranti. Questo accade perché, soprattutto per le istituzioni, è difficile stare al passo coi tempi dei viaggi, data la crescente mobilità.

Anche il turismo è a tutti gli effetti una tipologia di nomadismo ed è considerato un elemento permanente della società attuale, essendo una delle maggiori industrie mondiali. Se da una parte il settore turistico ha messo in moto processi di sviluppo economico senza precedenti in regioni del mondo molto povere, ma ricche di bellezze naturali, dall’altra ha però introdotto cambiamenti violenti nei paesi ospitanti travolgendo le tradizioni e i valori locali.

Il turismo è in grado di influenzare e a volte determinare la percezione che la comunità ha della sua eredità culturale in virtù dei forti interessi economici da cui è spinto. Penetrando tra classi sociali diverse tra loro, il fenomeno turistico rende difficile oramai distinguere tra produttore e consumatore e individuare confini culturali netti nello scambio comunicativo.

L’evoluzione delle tecnologie, fornendo la possibilità di trasmettere, condividere ed elaborare una sempre crescente quantità di informazioni con velocità e sicurezza straordinariamente superiori al passato, ha fortemente influenzato i processi produttivi rendendo possibile per le imprese (anche quelle di minori dimensioni) suddividere e successivamente integrare le differenti fasi della progettazione, produzione e distribuzione, localizzate in diversi Paesi. Questo fatto, unito all’integrazione nel panorama degli scambi internazionali di nuove regioni (Cina, India Brasile, Europa orientale…) fino a pochi anni fa relativamente marginali dal punto di vista economico, ha prodotto un notevole mutamento dell’offerta e della domanda di lavoro a livello mondiale. Così per molti giovani e meno giovani oggi comincia il viaggio alla ricerca di un posto di lavoro o di una formazione specialistica che garantiscano una vita dignitosa, nella quale si possa essere ancora liberi di sognare, o meglio “viaggiare con la mente”. Perché in fondo tutti i viaggi partono da un’idea.

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