Verso Londra 2012: alla scoperta del badminton (o volàno)


Terzo sport più praticato nel mondo (ma pressoché sconosciuto in Italia), il badminton (o volàno) è il più antico tra i “giochi di racchetta”. Molto amato in Asia, si è costruito nel tempo una solida reputazione (oltre che un considerevole giro d’affari), arrivando a far parte delle attuali 39 discipline olimpiche.

Il badminton entrò a far parte delle olimpiadi nel 1992, quando ad organizzare i giochi fu la città di Barcellona. Prima di allora vi aveva fatto comparsa solo come sport dimostrativo: a Monaco nel 1972 e a Seoul, sedici anni più tardi. E se inizialmente erano previste quattro categorie (singolare e doppio, maschile e femminile) fu ad Atlanta, nel 1996, che si aggiunse anche il doppio misto, categoria che rese il badminton l’unico sport olimpico giocato insieme da un uomo e una donna.

Fin dalla sua introduzione, a farla da padrone sono stati gli atleti orientali, con la Cina detentrice di ben 30 medaglie (di cui undici d’oro), seguita da Indonesia (18) e Corea del Sud (17). Migliore tra le nazioni occidentali la Danimarca, con quattro medaglie. Tutti paesi, questi, che tra gli anni ’70 e ’80 hanno sfornato campioni rimasti nella storia del badminton. È il caso delle cinesi Li Lingwei e Han Aiping (vincitrici di 6 coppe del mondo femminili, 6 titoli Grand Prix in singolo e di 63 championships), ma anche dei loro compatrioti Han Jian, Yang Yang, Zhao Jianhua e Xiong Guobao. A questi si aggiunge poi il danese Morten Frost (soprannominato Mr. Badminton) capace di vincere più di 70 titoli maschili.

Il dominio dei cinesi nel badminton non deve stupire. Furono proprio loro, intorno al 500 a.C., gli ideatori del gioco e delle sue prime regole. A testimoniarlo vi sarebbero alcuni vasi risalenti proprio a quel periodo, raffiguranti giovani donne alle prese con un gioco molto simile al volano (originariamente chiamato Jian Zi). E se nei paesi confinanti lo sport prese rapidamente piede, in Europa arrivò solo nel 1870, quando i soldati inglesi di ritorno dall’India lo fecero conoscere ai propri compatrioti. Con l’arrivo nel Vecchio Continente, il gioco fu dotato di vere e proprie regole, stabilite dapprima da un associazione nazionale (1893), e poi da una Federazione Internazionale (1934), inizialmente composta da 9 paesi (Canada, Danimarca, Galles, Inghilterra, Irlanda, Francia, Nuova Zelanda, Olanda e Scozia) e che oggi conta ben 173 federazioni affiliate.

Disciplina altamente spettacolare, il badminton si gioca in un campo di forma rettangolare, sempre coperto e molto simile a quello del tennis. Lo scopo è quello di spedire il volàno al di là di una rete, entro i confini della metà campo avversaria, prima che l’avversario intervenga con la sua racchetta. I set sono generalmente tre (o comunque in numero dispari), ciascuno dei quali vinto all’arrivo dei 21 punti. Esistono tuttavia delle varianti al gioco tradizionale, la più nota delle quali è lo speed badminton (o speedminton), caratterizzata dall’assenza di una rete divisoria e dal peso maggiore del volàno.

Nel nostro paese, il badminton ha preso piede intorno agli anni ’60, grazie principalmente a due figure: il padovano Riccardo Simonetti, fondatore della prima Federazione Italiana, e il Cavaliere Aurelio Chiappero, che nel 1974 diede vita alla prima Federazione Italiana di Volano (Fidv). Tre anni più tardi fu organizzato il primo campionato italiano, e nell’aprile del 1978 sei tra i migliori giocatori italiani vennero convocati nella Nazionale per partecipare ai Campionati Europei di Preston, in Inghilterra. Iniziò così un percorso culminato nel 2008 con la qualificazione di una nostra atleta, Agnese Allegrini, alle Olimpiadi di Pechino. Un clamoroso successo personale bissato con la qualificazione alle prossime Olimpiadi di Londra. Sarà ancora lei, infatti, a rappresentare l’Italia del badminton sui campi della Wembley Arena.

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