Movimento 5 Stelle: contro i pregiudizi basta l’orgoglio?


Dopo il boom alle amministrative e la vittoria a Parma di Federico Pizzarotti si parla e si parlerà sempre di più di Movimento 5 stelle, di Grillo e di grillini.

La creatura politica ispirata al comico genovese è un unicum made in Italy. Occupy e gli Indignados non hanno mai trasformato la loro protesta in una proposta elettorale concreta. I 99% italiani, al contrario, si fanno lista civica. Si possono considerare questi moti apartitici (e non apolitici) come novità nate dalla stessa disillusione, ma con esisti diversi caso per caso.

In Italia il calo dei partiti alle ultime elezioni è stato generale: non è stata punita la coalizione di governo perchè ritenuta inadempiente, ma tutto il sistema. La percezione è che, davanti alla crisi, tutti i partiti rimangano tragicamente immobili, più attenti a conservare i propri privilegi che agli interessi degli italiani. Forse perchè non sanno più quali siano questi interessi. La luna di miele di Monti è finita e i nodi, avevo scritto a Febbraio, prima o poi vengono al pettine.

La maggioranza dei delusi non va più a votare, mentre una minoranza vota 5 stelle. E la stampa, che in un anno ha perso più di 10 posizioni nella già preoccupante classifica Rsf della libertà di espressione, continua a sostenere questo o quel partito, mostrando toni scettici o di condanna per il M5S. Un’ostilità crescente mano a mano che il movimento diventa grande.

L‘enfasi data alle parole di Grillo, che spesso polarizzano l’intera critica al “grillismo”, svela una generale insufficienza interpretativa ormai cronica dei media italiani nei confronti di molti temi d’attualità, che si riflette in parte nella classifica sopra citata. Severgnini arriva ad evocare pericolose analogie fasciste su FT, nonostante il programma di 70 pagine presentato a Parma dal neo-sindaco ed ex simpatizzante radicale Pizzarotti dimostri un progressismo mai visto davanti a temi come l’ambiente, l’immigrazione e il sociale. Ma lo sguardo italiano, abituato a partiti piramidali in senso mediatico e struturale, guarda al vertice pensando di dedurne la base. Un pregiudizio calcolabile se a promuoverlo sono i partiti, che premono sulla stravaganza del comico e sul suo presunto autoritarismo cercando di riguadagnare terreno. Un pregiudizio però fatale per la completezza di informazione, uno dei più importanti compiti per casa di una democrazia, se ad averlo sono i giornalisti.

C’è da dire però che questo pregiudizio è condiviso da molti cittadini, che davanti ai 5 stelle rimangono spesso dubbiosi, scettici, perplessi. Perchè quella forma diffusa, liquida, a tratti poco delineata e forse troppo diversa che il movimento stesso si autoconferisce con orgoglio, lascia molti cittadini disorientati. Si può biasimare un elettorato vecchio come quello italiano se quando va in piazza a sentire un “comizio di Beppe Grillo” crede di ascoltare un candidato premier invece che un semplice megafono? Il M5S può criticare i giornali per il loro ritratto pregiudiziale, ma l’innovazione, oltre che fatta, va comunicata. E più si osa ad innovare (e i fieri grillini osano davvero tanto), più bisogna essere bravi a comunicarsi, per risultare convincenti. Pizzarotti a Parma si gioca tutto sui fatti. Ma il sindaco a 5 stelle ha vinto inimicandosi un Bernazzoli (Pd) che rimane a capo della provincia, oltre che la minoranza ostile in Consiglio comunale. Gli metteranno i bastoni tra le ruote? E il sindaco sarà in grado di comunicarlo effcacemente ai cittadini che lo hanno votato e alle altre migliaia che lo seguono dal web? Insomma, i server che ospitano il mantra della trasparenza reggeranno davanti all’oliata macchina da slogan dei giornali e dei partiti tradizionali?

Una natura difficile da spiegare quella dei 5 stelle, ma non certo una povertà programmatica: al contrario, il radicamento sul territorio del M5S è fonte di una solida certezza decisionale, di contro all’altisonanza piglia-tutti dei partiti tradizionali, che spesso nasconde un grave vuoto contenutivo: a parte il programma di Pizzarotti si veda, a Bologna, la solidità di Bugani davanti a un Pd vago su People mover e ATC-FER. Bisogna vedere però cosa succederà quando il M5S diventerà una forza parlamentare. Le percentuali raggiunte nei sondaggi sono impressionanti: il M5S annienta Lega, Udc e secondo Ipsos e SWG supera il Pdl. Una cascata di voti (in gran parte ex-astenuti) che richiede una relativa gestione strutturale che per ora non c’è. Forse perchè bistrattata da Grillo? Manca un anno alle elezioni, ma un’eventuale caduta di Monti potrebbe trovare il M5S impreparato a gestire tanto consenso. Troppo orgoglio spesso significa cecità davanti ai propri difetti: uno dei rischi maggiori che corre il movimento, chiudendosi ai veleni dei giornali, è quello di chiudersi anche all’autocritica. Un’autocritica che deve parlare anche di Grillo, di Casaleggio e di statuto, se il M5S vuole crescere bene quell’orgoglioso esempio di buona politica che tanti italiani finora hanno solo sognato.

4 Commenti

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  1. Luca

    Condivido al 99%. Va però precisato che l’autocritica è in corso da mesi e che per ora non ha trovato orecchie attente proprio in Grillo e Casaleggio. Ma la partita è più aperta che mai. Come tutti gli attivisti del M5S affermano ogni volta che sono sollecitati dai media, tra Grillo (e il suo staff) e il movimento c’è un fortissimo legame ma c’è anche un’altrettanto forte autonomia di giudizio e di azione.

    I risultati li vedremo a breve. Niente può essere scritto in anticipo.

  2. Stefano

    la prima analisi critica realmente obiettiva ed equilibrata del Movimento che ho letto.
    Le sue debolezze sono allo stesso tempo i punti di forza, il primo passo da fare è battere lo “spirito da tifoseria” imperante in questo paese

  3. domenico gangemi

    Sono un estimatore del Movimento 5S ho conosciuto F.D’Uva dichiarando la mia disponibilità ad essere utilizzato gratuitamente per uso ove convenga. Non amo il clamore,la pubblicità,il protagonismo rampante,non ho bisogno di inserimento sociale o altri vantaggi personali credo che il cittadino debba servire la collettività e debba dare e non prendere con spirito egoistico e rapace.
    domenico gangemi.

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