Perché la stabilità economica e lo sviluppo hanno bisogno dell’Europa – Incontro con Jose Manuel Barroso


Democrazia nazionale unita a democrazia europea. Questo potrebbe sembrare il centro del discorso tenuto da José Manuel Barroso il 16 marzo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In realtà, la conferenza dell’attuale presidente della Commissione europea è andata ben oltre. Nella sede del ciclo di incontri “Colloqui sull’Europa” promossi nell’Ateneo sulle prospettive e i limiti dello sviluppo dell’Unione Europea, a cui hanno partecipato, fra gli altri, Prodi e Monti, Barroso ha infatti insistito piuttosto su un altro punto: quello del fondamentale legame tra lo sviluppo degli Stati europei e l’accrescimento dell’integrazione politica dell’Unione.

Barroso, laurea in legge a Lisbona e MSC in scienze politiche, primo ministro del Portogallo dal 2002 al 2004 e presidente della Commissione dell’UE dal 2004 (riconfermato nel 2008), ha insomma questa ferma convinzione: che i paesi del Vecchio Continente, per sopravvivere “in un’era di globalizzazione”, debbano pensare la propria crescita in una prospettiva d’insieme. Secondo questa visione, la stabilità economica all’interno dell’Unione, che oggi viene tanto agognata e rimpianta, non resta che un passo intermedio. Si tratta di tutt’altro che una presa di posizione ideologica: il presidente ha infatti sottolineato come sia stata la crisi stessa a mettere in risalto i limiti della situazione sociopolitica attuale dell’Unione: di fronte a una crisi finanziaria globale, l’Europa non è stata pronta a reagire adeguatamente, per disaccordo fra i membri, ma anche e soprattutto per assenza di strumenti. Ci sono state cioè, per citare lo stesso Barroso, “percezioni contraddittorie, e stridori tra le nazioni”; ma a mancare è stata soprattutto la capacità di reagire velocemente. E questa non è una fatalità, ma una carenza strutturale del sistema.

Si impone così la necessità di una maggiore integrazione politica, e in questo senso stanno nascendo sempre maggiori spinte in campo diplomatico, sia da parte della Commissione che da parte di vari Stati membri. Ma in cosa consisterebbe tale maggior integrazione? E soprattutto, in vista di cosa bisognerebbe effettuarla? Barroso è stato molto chiaro: l’Europa deve essere un’Europa di crescita sostenibile e lavoro. Ma, nota il presidente della Commissione, l’unico modo di garantire benessere e vera stabilità è ragionare in termini di sviluppo. Per poterlo fare, non basta l’attuale unione monetaria, che è ben lontano dall’essere una vera unione economica: l’equilibrio e la sicurezza della finanza vanno dunque garantiti da una collaborazione più stretta fra Stati, e obiettivi imminenti come la lotta al deficit fiscale e la creazione di un sistema di “firewalls” non sono che un primo passo.

Per evitare di ricadere in situazioni simili a quella che stiamo fronteggiando, infatti, bisogna che le istituzioni europee siano in grado di prendere decisioni e imporre condotte precise agli Stati membri rapidamente: citando di nuovo le parole dell’ospite dell’università, “l’innovazione delle strutture politiche, sebbene comporti un duro lavoro, sarà assolutamente necessaria”. L’Europa diviene in questo modo l’unica via possibile per risolvere i problemi di oggi e fronteggiare le sfide di domani; e si tratta di una via che è già stata imboccata, senza possibilità di ritorno. Se il processo è irreversibile, è inutile anche questionare il salvataggio di paesi in difficoltà come la Grecia; esso si impone come una necessità. “La crisi -ha detto Barroso- è dovuta all’irresponsabilità finanziaria e all’eccessivo indebitamento; dunque non è l’Euro la sua origine”; inutile insomma incolpare l’Unione Europea, precludendo la riflessione sulle possibilità che essa invece offre.

Altrove ancora, il presidente ha parlato anche di irresponsabilità politica, legata alla configurazione tradizionale dello scenario politico europeo, appesantito da discussioni e conflitti. Per il portoghese, è ben diverso lo spirito che bisogna assumere: responsabilità e solidarietà saranno le parole-chiave” per la costruzione di un’Unione Europea efficiente. Non si tratta di idealismo spicciolo, né di facili slogan; nel suo discorso Barroso ha tenuto a mettere in risalto come il maggior impegno nel rafforzamento delle istituzioni possa e debba essere basato sull’humus culturale del continente. “Collaborazione e democrazia -ha detto- fanno parte della nostra cultura e della nostra policy. […] Siamo un’Unione di Stati, e non c’è altro caso al mondo di una collaborazione di questo tipo: combiniamo il sovranazionale col nazionale”. Così la domanda sull’uso e i limiti del potere trova la sua risposta nel bisogno di una collaborazione volta a fronteggiare le sfide del nuovo millennio. La soluzione alla situazione del continente passa cioè attraverso il rafforzamento dell’Unione Europea, che secondo Barroso può esser reso possibile soprattutto con un miglioramento della cooperazione fra i poteri dei singoli Stati membri e quelli del governo centrale. A questo proposito, egli anche auspicato un parlamento dell’Unione costituito attraverso elezioni paneuropee. La coscienza di unione e collaborazione, infatti, non può che passare attraverso una consapevolezza personale: ogni cittadino, per rifarsi alle sue parole, “deve esser fiero prima della propria nazionalità, poi della sua appartenenza all’Europa”. È l’irresponsabilità sociale il vero nemico.

D’altra parte, è proprio per questo che il presidente Manuel Barroso è venuto a tenere una conferenza all’Università Cattolica. Nell’introduzione al suo discorso egli si è rivolto parlando in italiano agli studenti dell’ateneo, con parole che si potrebbero facilmente estendere a studenti di tutte le università, sperando di trovare in essi una risposta positiva alle sue sollecitazioni. Perché se è vero che gli ideali cristiani della Cattolica possono trovare in sé motivo di desiderare un’Unione Europea forte, è anche vero che studenti e giovani, già solo per essere tali, possono sentire bene la giustizia e la necessità di richiamarsi a una visione d’insieme e di responsabilità comune, per aprire la strada al futuro.

Per chi volesse approfondire con un ulteriore articolo, o leggere direttamente la conferenza del presidente Barroso, ecco un link:

http://www.cattolicanews.it/6357.html

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