Europa cristiana e secolarizzata. Pochi dubbi, tante domande.


Sembra banale, quasi scontato l’affermare quale difficoltà possa celarsi dietro ogni tentativo, anche il più ingenuo, di dimostrare l’esistenza assoluta di un’Europa cristiana o di un’Europa totalmente “laica”. Un terreno più insidioso non potrebbe esserci. La complessità di tale argomento dovrebbe destare in tutti massima cautela, sia a causa dei facili “campanilismi” ideologici in cui si può incappare, sia per la natura stessa dell’argomento in sé. Parlare di Europa cristiana non solo vuol dire intraprendere un approccio multidisciplinare, ma anche abbracciare un arco cronologico comprendente non soltanto l’epoca contemporanea, bensì dalle origini del cristianesimo e del concetto stesso di Europa.

Lo scopo di questo breve articolo non è certo dare risposte, lungi da me, ma piuttosto di accennare alla complessità dell’argomento, al pericolo di formulare “verità assolute” e soprattutto alla necessità di porsi domande. 

Le due aree tematiche che possono introdurre alla nostra questione sono, a mio avviso, due: la prima è indagare l’evoluzione storica dell’idea di Europa cristiana, soffermandosi sull’etimologia stessa delle parole (nella storia, che cosa si intende per Europa? che cosa si intende per Cristianità?), il secondo passo sarà cercare di scrutare il rapporto tra Chiesa e modernità in un arco cronologico che inizia circa dalla rivoluzione illuminista e da quella francese (entrambi momenti fondanti dei principi “laici” dell’Europa moderna).

Se, ad esempio, troviamo papa Urbano II nel 1095 parlare della necessaria difesa «dell’Europa, o almeno quella piccola porzione d’Europa abitata da noi cristiani», o allo stesso modo un anonimo frate domenicano nel 1332 parlare della difesa dei «popoli cristiani dell’Europa, e di diverse lingue, che pure non camminano con noi nella fede e nella dottrina»; sarà solo alla fine del quattrocento che con papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, si identificherà esplicitamente l’Europa con la Cristianità: «gli europei sono quelli che sono stimati cristiani». Ma quale Cristianità? Si può ipotizzare che egli si riferisse ai cristiani latini, ma che dire dei cristiani greci, della pars Orientis dell’oecumene christiana? E gli eretici che l’anonimo frate del XIV secolo considera come europei? Non solo: cosa si intende geograficamente per Europa? Anche l’Impero romano d’Oriente è considerato “Europa”? E tutto il mondo slavo dai Bulgari fino ai Ros? Come ben si intuisce, l’argomento è quanto mai complesso, soprattutto perché non esiste una definizione stabile di Europa cristiana: essa cambia al variare della fonte che si analizza (Cantarella, 2007).

Quindi risulterà abbastanza rischioso sostenere l’esistenza storicamente continua ed assoluta di un’Europa cristiana cattolica (Ortalli-Paravicini Bagliani, 1994): se possiamo ammettere una forte matrice confessionale alla base del vecchio continente, dobbiamo avere chiaro di quale cristianità stiamo parlando e di conseguenza contestualizzare sempre le nostre tesi.

Per ciò che riguarda invece il rapporto tra Chiesa cattolica e modernità, è necessario aggiungere altre considerazioni. La critica dell’evoluzione del mondo contemporaneo è stata sostenuta, negli ultimi due secoli, attraverso la condanna sia dello stesso modernismo nella sua evoluzione storica, sia dell’individualismo e relativismo morale e culturale. Una Chiesa cattolica storicamente reazionaria, in particolare da dopo il concilio di Trento, ha sempre visto come fumo negli occhi ogni tentativo di sovvertire l’ordine naturale delle cose che, secondo tale confessione, risiedeva ancora in quel concetto di societas christiana di epoca medievale.

Ma Chiesa e modernità, con tutto ciò che questo termine implica, sono davvero, secondo entrambe le parti, inconciliabili ed antitetici?

Forse la modernità ed il relativismo nascono anche perché la Chiesa, in tutta la sua storia, non ha saputo pienamente esplicare quei naturali valori sociali cristiani di carità, uguaglianza e giustizia? Tali valori sono stati allora portati avanti da un mondo laico che li ha utilizzati, spesso in chiave proprio anticlericale, a suo modo, giusto o sbagliato che sia, ma che comunque lo ha fatto. I grandi desideri che stavano alla base dell’illuminismo (fondamenti dell’idea “laica” di Europa), della rivoluzione francese o dei grandi movimenti di emancipazione (tutti fondamenti di un’Europa laica post Ancien Régime), non furono totalmente, come spesso si vuole far credere, profondamente anticristiani: essi erano sì di natura anticlericale, ma bisogna anche tener presente che  “libertà, uguaglianza e fratellanza” sono parole che prima di tutto stanno alla base di un cristianesimo sociale spesso posto, durante la storia della Chiesa, in secondo piano.

Come se non bastasse il rapporto che la Sede romana tenne verso un mondo in cambiamento, nonostante tutti i suoi errori, fu sempre e comunque, almeno fino al Vaticano II, di condanna ed anatema. Si ricordi (R. Lill, 2010) il Syllabus di Pio IX, il pontificato di Pio X ed il suo giuramento antimodernista, e le varie encicliche di condanna sussistenti fino a Pio XII.

Il Vaticano II ha sancito sì una vera svolta, in rottura ed in continuità, con il tradizionale atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche verso il mondo ed il suo cambiamento. Ma nonostante grandi passi in avanti, le difficoltà di un dialogo tra istituzioni cattoliche e società laica rimane (Filoramo, 2007): da un lato quest’ultima, con ancora grandi pregiudizi, più o meno giustificati, verso una Chiesa ed un cristianesimo che ha dato e può dare ancora tanto; dall’altro lato le gerarchie ecclesiastiche (prettamente romane), così restie ad un confronto reale e critico con un mondo a loro certamente ostile, ma che inaspettatamente potrebbe dargli un grande arricchimento.

1 comment

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  1. Francesco B.

    Grazie per l’articolo: non è certamente facile fare una sintesi di un argomento tanto vasto in poche righe. Mi chiedo però se non fosse parimenti interessante chiedersi perchè sia nata questa idea di Europa cristiana e quali elementi la sostengano. Quali le paure e i desideri dietro la conio di questo concetto? E cosa invece è a supporto della sua antitesi? Quali eredità ci sono state donate dal cristianesimo (monti di pietà, prime cooperative, ospedali…) e quali dalla laicità (qui pecco di fantasia e memoria, ma c’è qualche accenno nell’articolo)?
    Ciao e grazie ancora per il tuo lavoro

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