Summit MMT: cinque economisti criticano l’Europa


Durante il fine settimana del 24/26 febbraio scorso, oltre duemila persone da tutt’Italia si sono ritrovate al “105 Stadium” di Rimini per studiare economia.

L’evento, unico nel suo genere e autofinanziato dai partecipanti, è nato da un’idea di Paolo Barnard (http://paolobarnard.info/chi.php ), con lo scopo di fornire ai partecipanti alcuni strumenti indispensabili per capire l’economia moderna, comprendere la crisi attuale e proporre vie d’uscita.

Si sono seguiti i principi della “Modern Monetary Theory” (MMT), teoria post-keynesiana che fonda la propria forza su una profonda comprensione del funzionamento del denaro moderno.

A questo proposito hanno presenziato all’evento cinque economisti di livello internazionale che si sono avvicendati sul palco per oltre otto ore al giorno impartendo lezioni di vario genere agli astanti. Si tratta di William Black, Michael Hudson, Stephanie Kelton, Marshall Auerback, Alain Parguez. Qui sono reperibili i loro curriculum: http://democraziammt.info/documenti/9-documenti/4-il-team-dei-relatori.html.

Nonostante l’eccezionalità dell’evento, riconosciuta dagli stessi relatori (abituati solitamente a conferenze in ambito accademico), la risonanza mediatica è stata praticamente nulla, nonostante tutti i media, i partiti e i sindacati fossero stati avvisati: prima dell’inizio del Summit, Barnard è stato contattato da Giulio Tremonti, e Parguez ha riferito che persino alcuni funzionari di Bruxelles sapevano di questo convegno. Che le visioni not politically correct dei cinque economisti  abbiano dissuaso chi di dovere dal parlarne?

Ad ogni modo, le aspettative dei partecipanti non sono state deluse.

Molto interessante l’intervento di William Black, soprannominato “Wall Street killer cop” per aver mandato in cella diversi banchieri nel corso degli anni ’80, che ha parlato diffusamente di frodi bancarie, evidenziando i meccanismi per cui, oggigiorno, questa tipologia di reato resti non solo sostanzialmente impunita, ma addirittura incoraggiata dalle normative vigenti negli USA.

Un po’ più tecnico il discorso di Hudson, che ha spiegato come le banche commerciali traggano enormi vantaggi (a scapito della popolazione) nell’appoggiare e promuovere le politiche neoliberiste di austerità e di controllo dei conti pubblici.

Ma il vero fulcro del Summit è stata l’esposizione dei fondamenti della MMT, assieme all’analisi della crisi europea, ad opera di Kelton e Auerback.

Ma per capire meglio i loro ragionamenti entriamo più nel dettaglio, partendo dalla definizione di “sovranità monetaria”.

Una moneta si dice sovrana se:

1)      è di proprietà dello Stato che la emette;

2)      non è convertibile (in oro, argento…);

3)      è “floating” (ossia il tasso di cambio con altre monete non è fisso, bensì deciso dai mercati).

Uno Stato a moneta sovrana (in seguito “SMS”) è l’unica entità che può legittimamente emettere tale valuta. Ad esempio, gli USA, il Regno Unito, il Giappone sono SMS (emettono dollari, sterline, yen).

La cosa fondamentale da capire è che uno SMS, avendo il monopolio della valuta, ha la facoltà di creare dal nulla una qualsiasi somma di denaro, per poi utilizzarla a propria discrezione.

Questo fatto dà ad uno SMS molti vantaggi: un governo che si indebiti nella propria valuta sovrana può sempre ripagare il proprio debito; può acquistare qualsiasi merce sia in vendita nella sua valuta; non ha necessità di prendere a prestito il denaro e, qualora decida di farlo, può fissare i propri tassi d’interesse. In sostanza gode di piena libertà decisionale sulle proprie politiche economiche.

Gli Stati dell’Eurozona non sono SMS.

In effetti l’Euro non è valuta sovrana di alcuno Stato. Secondo Kelton l’Euro «è un caso eccezionale senza precedenti in cui la valuta è divorziata dalla nazione in cui viene utilizzata […] per cui i governi […] devono prenderla in prestito, devono pagare gli interessi stabiliti dal mercato, possono addirittura esaurire la moneta. Per questo la loro libertà politica è limitata ed influenzata dai mercati dei titoli che possono quindi decidere quanto si può spendere, cosa si può fare…».

Da questo segue che gli Stati dell’Eurozona (ma il discorso vale anche per qualsiasi Stato privo di sovranità monetaria) possono effettivamente fallire, come una qualsiasi azienda privata, nel caso in cui non riescano a procurarsi il denaro necessario a pagare i creditori. Uno SMS, invece, non può mai fallire, se non per scelta politica, proprio perché non può mai esaurire la propria moneta: il debito di uno SMS è quindi ben diverso dal debito di un qualsiasi cittadino privato.

Ma veniamo alla crisi economica. Come è noto, nonostante tendiamo a dimenticarcelo, questa crisi è nata nel 2008 dal crollo di Wall Street, causato dalla bolla dei mutui immobiliari, che ebbe ripercussioni in tutto il mondo, compresi gli Stati europei come Grecia, Portogallo, Irlanda etc.

In seguito, a causa delle difficoltà economiche che questi Stati incontrarono, i mercati cominciarono a porsi seriamente il problema di una possibile insolvenza. Come già detto, infatti, il debito pubblico dei paesi dell’Eurozona è a tutti gli effetti un problema, per cui i mercati cominciarono a speculare.

A questo punto l’Europa doveva decidere come muoversi e, a giudizio dei relatori, si mosse molto male.

vedremo come nel prossimo articolo, sempre in questo numero di Dissonanze dedicato all’Europa

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