L’appartamento Spagnolo- L’Europa che vorrei


Europa è un nome altisonante, per una regione del mondo piuttosto piccola, ma che pullula di tradizioni, culture e lingue differenti. Oggi si dice che l’Europa sia unita: abbiamo abbattuto le frontiere e condividiamo la stessa moneta. Abbiamo messo per iscritto le nostre radici comuni e i nostri intenti per il futuro. Ma a non tutti piace quest’Unione e spesso non si può dare torto ai detrattori. A volte ciò che sembra davvero l’UE è la semplice unione dei governi e delle politiche economiche e i suoi risultati ulteriori vessazioni per i cittadini Qualcuno potrebbe osservare molto banalmente che non  bastavano i politici corrotti di ciascun paese: ora abbiamo altri despoti e parlano lingue diverse dalla nostra.

È difficile allora elaborare un discorso equilibrato su quest’Europa di cui facciamo parte, ma di cui non sempre ci sentiamo cittadini. Altrettanto complicato è trovare un film che esprima questi sentimenti. Ecco allora che la mia scelta è ricaduta su una storia che esula dalla politica e dall’economia, e racconta invece le persone. Anzi, nello specifico vuole parlare dei giovani, quelli un po’ sregolati e un po’ folli. Quelli che l’indipendenza, quelli che vado a vivere in un altro paese, quelli che vado in Erasmus.

Ecco dunque L’appartamento spagnolo(2002): regia di Cedric Klapisch, con Roman Duiris e Audrey Tatou.  Non si tratta certo di non un capolavoro: in effetti il film è infarcito di qualche stereotipo di troppo e lascia la sensazione di una pubblicità ad hoc per il programma Erasmus. Tuttavia rimane sicuramente un’opera piacevole, capace di strappare risate e un pizzico di commozione; e di raccontare molta gioventù europea.

Il titolo richiama un modo di dire francese: “L’auberge espagnole”  è un luogo da cui si può tirare fuori ciò che si è messo dentro in precedenza, o anche un luogo disordinato e caotico. Definizioni azzeccatissime per la storia del parigino Xavier,che parte per la Spagna con il programma Erasmus, lasciando a casa fidanzata, amici e genitori, e finisce in una girandola di avventure multicolori e multilingue. L’appartamento spagnolo è una babilonia di ragazzi che parlano lingue diverse: francese, italiano, spagnolo, catalano, danese, tedesco. (Il doppiaggio Italiano qui ha fatto qualche danno: per chi conosce un po’ di francese, è da preferirsi la versione originale.) Tutti nella stessa casa, tutti in una Barcellona giovane e vitale.

Un film “europeo” per giovani “europei”: non quelli della moneta unica, ma quelli che imparano a conoscersi e a capire le proprie differenze.  Il concetto è ben esplicitato da un discorso fra ragazzi sul concetto di identità:

“Non c’è un’unica identità, valida per tutti, cioè ci sono molte identità che sono perfettamente compatibili. In realtà si tratta di rispettarle.”

Noi europei non siamo tutti uguali. Siamo diversi, e incontrandoci portiamo con noi culture e idee differenti, ma questa diversità ci arricchisce. L’Europa unita allora dovrebbe essere proprio questo: non una mera unione economica e/o politica, non un sistema per omologare, ma un modo nuovo di convivere. Non vogliamo un’Unione Europea che tenta di regolare l’uso del forno a legna per fare le pizze, e che sceglie al posto nostro le norme sulla produzione del cioccolato. Vogliamo un’Europa unita nell’agire per uscire dalla crisi, per scambiare pensieri, progetti, cultura. Preferiamo meno tentativi di ordinare e controllare, e più iniziative per far fluire le idee.

Oggi i primi partecipanti al programma Erasmus hanno quasi cinquant’anni: si affacciano forse, ad essere la nostra classe dirigente. Speriamo che abbiano imparato, fra le altre, la lezione sulle differenze..

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