Equitalia – Guardie e Ladri: uno scambio di ruoli?


Equitalia gode da tempo di un impopolare fama.
Nasce nel 2007 come società pubblica incaricata della riscossione nazionale dei tributi in sostituzione alle società private (prevalentemente banche) che non svolgevano correttamente questo compito.
Le critiche mosse contro l’ente di riscossione sono molte e variegate:

  1. ipoteche applicate sugli immobili (compresa la prima casa) per debiti irrisori;
  2. Fermi amministrativi applicati in caso di mancato pagamento di una multa;
  3. Inoltre, spesso e volentieri ai soggetti interessati non giungeva alcuna notifica per avvisarli della loro situazione debitoria e sollecitare gli eventuali pagamenti.

In casi come questi una persona può cumulare un elevato debito presso lo Stato senza neppure saperlo.

Ha ricevuto inoltre accuse di anatocismo (interessi di mora su interessi e sanzioni) per cui debiti contenuti lievitavano in somme astronomiche.
Ultimo ma non meno importante: un aggio preoccupante. Fino al 2011 l’aggio (compenso spettante a chi è incaricato di riscossioni) era fissato addirittura al 9% delle somme iscritte a ruolo, nel caso in cui il contribuente non pagava entro 60 giorni la cartella esattoriale.

La signora R., 46 anni, artigiana, mi racconta la sua esperienza con Equitalia.
Nel 2008 si rivolge ad uno sportello di Equitalia Centro.
Sapeva di avere un’ipoteca sulla casa ma al  funzionario a cui si rivolge non risulta. Il debito registrato ammonta a soli 600 euro.
Si rivolge allora allo sportello Informazioni, qualche passo più in là. Qui invece risultano i pagamenti degli ultimi sette anni. L’importo del debito si aggira intorno ai 23.000 euro ma, comprensivo di more aggiuntive raggiunge i 40.000 euro.

Fa richiesta di rateizzazione e inizia a pagare regolarmente con le modalità indicate.
Nel 2009 cercano di restituirle 1.400 euro. Consapevole di non aver ancora estinto il proprio debito torna in Equitalia per far notare l’errore.

Nel marzo 2011 la informano che la rata mensile è passata da un centinaio di euro a 1.500. Il funzionario le dice che il computer non accetta più versamenti pari alla somma precedente.
La signora R. quella somma ora non c’è l’ha, ma se smette di pagare le viene revocata la rateizzazione.

Il funzionario le consiglia di pagare in posta la rata tradizionale che dovrebbe pagare tramite Equitalia, a causa del problema “tecnico” legato al programma del computer.
Alla domanda «E’ regolare pagare in posta una cosa che dovrei pagare qui?» il funzionario le risponde: «Si signora, almeno ci toglie la  “patata bollente” ».
Così la signora R. continua a pagare. Anche se non le arriva nessuna comunicazione ufficiale che le indichi il nuovo metodo di pagamento.

A novembre dello stesso anno scopre per caso che Equitalia non riceve i suoi pagamenti da aprile 2010. Il debito rimanente è passato da 27.000 a 31.000 euro e la sua istanza di rateizzazione le è stata revocata.
La signora mostra tutte le ricevute dei pagamenti effettuati e chiede spiegazione del perché nessuno l’abbia mai avvertita.
Passati due mesi, e solo dopo che la signora R. ha spedito una lettera di diffida, il responsabile della sede la contatta.

Alla fine di questa odissea, riceve delle scuse e una spiegazione: la causa di tutti questi problemi è, a quanto pare, un difetto nel programma di registrazione dei computer della società, che accantonava i pagamenti della signora R. in una cartella,  in attesa di ricevere informazioni su dove piazzarli.

Tutto bene quel che finisce bene. Anche se nell’apice del caos.
Nonostante le tante lamentele, le denunce e gli interventi della Corte di Cassazione, alle accuse Equitalia risponde: noi applichiamo la legge. Sbagliare è umano.

Una severità ed  uno zelo che non si accompagnano ad uno stesso grado di equità.
Sto parlando delle liste Vip risalenti al 2007. E dello scandalo delle intercettazioni del 2009. Ed anche dello scandalo di Frosinone in cui stavano per sparire nel nulla, non certo per caso, ben 80 milioni di euro.
Eccetera Eccetera. Pesi diversi per persone diverse.

Equitalia è un braccio dello Stato.
Non è un mistero per nessuno la condizione politica, giudiziaria e finanziaria in cui versa l’Italia, specialmente dalla fine degli anni 80′, in cui si decise di far guerra al debito pubblico attraverso una politica fiscale restrittiva, che comprendeva pesantissimi tagli alla spesa pubblica. E così sia.

Ma non è mai stata curata la cancrena del nostro Paese: partitocrazia, corruzione radicata a tutti i livelli, collaborazione mafiosa, favoritismi legalizzati. Tutte voci di una lista nera che annualmente procurano grosse perdite economiche al bilancio statale. Uno Stato che si accanisce e strozza i debitori minori mentre dispensa favori a personaggi di un certo rilievo. Un rilievo che si calcola in denaro.
E sullo sfondo di queste vicende, la vergogna è cosi poca, che quasi non si vede.

 

Fonti: Report: Lo stato dei conti, indebitati.it, Riforme Equitalia

2 Commenti

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  1. filippo

    pensare che tutto questo entra a far parte del grande sistema stato,uno stato parallelo che gode delle proprie leggi e le interpreta per il proprio rendiconto,frode legalizzata,frode becchina.

  2. Lara Conte

    Uno strumento che ha un compito cosi’delicato ed essenziale per lo Stato non puo’permettersi il lusso di sbagliare cosi’facilmente. Perche’altrimenti risulta davvero molto difficile continuare a parlare di errori umani e di mele marce

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