Essere borderline


Il disturbo borderline appartiene ai cosiddetti disturbi della personalità: condizioni caratteriali pervasive, rigide e stabili che si discostano dalle norme culturali causando sofferenza, disagio e compromissione funzionale della persona interessata.

Nello specifico tale disturbo è caratterizzato da alterazioni affettive come stato dell’umore fortemente altalenante e frequenti episodi di rabbia di difficile controllo. Comune nelle persone borderline è una sensazione cronica di vuoto interiore, accompagnata talora da sentimenti di colpa.

Questi aspetti affettivi possono anche manifestarsi simultaneamente, creando una vera e propria condizione di tempesta emotiva, che spesso disorienta il paziente e le persone a lui vicine.

Attraverso il paragone pienamente calzante dello psichiatra Francesco Barale, la situazione interiore delle persone borderline può essere rappresentata da alcuni versi del V canto dell’inferno di Dante; infatti esse sono continuamente immerse in una:

Bufera infernal che mai non resta,
Mena gli spirti con la sua rapina:
Voltando e percuotendo li molesta,

(….)

Di qua, di là, di giù, di su li mena;
Nulla speranza li conforta mai
Non che di posa ma di minor pena

Accanto alle alterazioni dell’umore, sono anche presenti disturbi della sfera cognitiva e della propria identità: infatti le persone borderline possono sfociare in manifestazioni paranoidee e percepire un’immagine di sé instabile ed alterata.

Tutto ciò ha un impatto rilevante sul comportamento di queste persone, caratterizzato specialmente da note di impulsività che si possono manifestare attraverso atteggiamenti violenti, promiscuità sessuale, abuso di droghe e di alcolici, episodi di abbuffate compulsive e shopping sconsiderato.

Spesso le note di impulsività della persona borderline si possono tramutare in tendenze autolesionistiche come procurarsi tagli con lamette, o avvelenarsi con dosi massicce di farmaci, fino a veri e propri tentativi di suicidio.

Abuso di sostanze e personalità borderline sono due fenomeni strettamente collegati: infatti nel 57% dei pazienti borderline c’è una storia di dipendenza da alcool, farmaci o droghe; mentre la frequenza del disturbo borderline nelle persone con anamnesi di dipendenza è del 27,4%.

Anche le relazioni interpersonali sono di difficile gestione per i pazienti che soffrono di tale disturbo: la personalità caotica e tumultuosa si riflette anche nei rapporti con i propri familiari ed amici, che appaiono difficoltosi ed instabili.

Tipico è l’atteggiamento ambivalente nei confronti dell’altro: da una parte c’è la tendenza ad idealizzare la persona vicina (familiare, amico, partner) considerandola perfetta, affidabile ed infallibile; dall’altra, nel momento in cui l’altro commette un errore o una mancanza, la persona borderline cambia radicalmente il proprio punto di vista, giudicando il proprio caro bugiardo, opportunista ed accusatore.

Nonostante la conflittualità delle relazioni, la persona borderline vive continuamente con la paura dell’abbandono e ciò contribuisce ad alimentare l’alterata percezione di sé.

Considerandosi fragile e non all’altezza degli altri, chi soffre di questo disturbo è alla continua ricerca di uno stravolgimento della propria essenza, cercando di cambiare, ponendosi però obiettivi impossibili da realizzare: ciò si traduce in un senso di frustrazione che a sua volta genera impulsività e sofferenza.

Il disturbo borderline è la manifestazione più comune tra i disturbi della personalità: la sua frequenza nella popolazione generale è compresa tra 0,4% e 3%, con maggior coinvolgimento delle giovani donne. Rappresenta un’importante tema sociale sia per la sua rilevanza importante in termini di diffusione, sia perché è strettamente correlato a storie di maltrattamenti ed abusi verificatesi solitamente durante l’infanzia.

Altri fattori che possono incidere nella genesi del disturbo borderline sono determinati da un contesto familiare conflittuale, ma anche da vulnerabilità costituzionale e disfunzioni neurobiologiche nella regolazione delle emozioni. Inoltre c’è una stretta associazione con altri disturbi psichiatrici, come depressione e disturbo bipolare.

Questo delicato tema è stato rappresentato cinematograficamente dal film del 1999 Ragazze interrotte, tratto dalla storia vera di Susanna Kaysen, giovane ragazza con disturbo borderline della personalità, interpretata da Winona Ryder.

Diversi sono gli approcci per la cura di questo disturbo: dalla farmacoterapia che si avvale dell’utilizzo di neurolettici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore, alla psicoterapia, che rappresenta la scelta più indicata per questo tipo di manifestazione.

La psicoterapia si avvale di diverse tecniche che devono essere scelte e integrate tra loro sulla base delle caratteristiche e del contesto sociale della persona con disturbo borderline: fondamentale è la partecipazione attiva del paziente stesso, cardine determinante della sua cura.

Dichiarata sana e rispedita nel mondo. Diagnosi finale:
borderline recuperata. Che cosa voglia dire ancora non l’ho capito.
Sono mai stata matta? Forse sì.
La follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto.
La follia siete voi o io, amplificati: se avete mai detto una bugia e vi è piaciuto,
se avete mai desiderato di poter restare bambini in eterno…

dal film Ragazze interrotte di James Mangold

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