La dolce memoria di Zucchero


È ormai passato un anno dall’uscita dell’ultimo disco di Zucchero, ma le sue canzoni vengono ancora trasmesse da molte radio e il suo tour sta attraversando le principali città italiane.

La musica dell’artista si colloca all’interno del genere blues e i suoi brani spiccano per la particolarità dei testi. Naturalmente come tutti i cantautori “Adelmo” può piacere o non piacere, ma l’aspetto sicuramente interessante delle sue composizioni è il forte legame con la memoria e il ricordo di un passato riportato in vita tramite l’armonia delle note.

Ho avuto la fortuna in questo ultimo anno di poterlo vedere dal vivo in un paio di occasioni: entrambe le volte il pubblico veniva catapultato all’interno della sua vita passata, grazie anche all’ottima coreografia, con il susseguirsi di canzoni che possono essere paragonate ad una serie di brevi racconti. Ascoltando attentamente Chocabeck (titolo in dialetto reggiano del suo ultimo LP) si può essere trascinati in una “dimensione parallela” attraverso le parole e alla melodia stessa, che fuse assieme riescono a rievocare nella mente una serie di ricordi o episodi appartenuti, molto probabilmente, anche alla nostra infanzia.

La buona capacità di Zucchero di raccontare esperienze e momenti della sua vita tramite la musica riesce a ricostruire dentro la mente di chi lo ascolta luoghi, spazi e persone rimaste “archiviate” nella memoria, che grazie ad uno stimolo riaffiorano. Brani come Un soffio caldo e Il suono della domenica descrivono un posto ben particolare per il cantautore ma che può essere associato tranquillamente a qualsiasi posto.

Ascoltando attentamente Alla fine e Spicinfrin boy risulta chiaro l’importante ruolo che giocano le persone nell’infanzia dell’artista: i miglior ricordi che riguardano una figura cara vengono così “tatuati” nella mente, ma non in maniera nostalgica perché l’aspetto musicale del ricordo riesce a creare un’atmosfera quasi allegra e piacevole.

L’enorme ironia e vivacità di Zucchero spiccano in alcuni brani come Vedo nero e Chocabeck, testi o parole che ad un primo ascolto possono sembrare banali ma al loro interno trasmettono sensazioni che tutti noi possiamo aver vissuto. La prima canzone è un chiaro richiamo alla forte passione per la lussuria e le donne, un aspetto di sé che l’artista non ha mai nascosto durante la sua carriera. La seconda canzone invece, già dal titolo dialettale, richiama particolari momenti dell’infanzia di Zucchero: il Chocabeck è letteralmente il “ciocco” che fanno i becchi degli uccelli, metaforicamente paragonabile alle bocche vuote che aspettano un cibo che non arriverà mai.

Nella sua musica Zucchero è influenzato da numerosi cantanti che hanno fatto la storia della musica: il maestro per eccellenza da cui ha “rubato” l’interpretazione è Joe Cocker, che considera suo idolo e a cui ha dedicato anche la canzone Nuovo, meraviglioso amico.

Ma il suo forte legame col territorio dell’Emilia lo porta ad una naturale vicinanza ad artisti come Francesco Guccini, con cui collabora nel suo ultimo disco: ad accomunare i due autori è anche il riferimento ai luoghi di nascita e l’utilizzo di parole dialettali all’interno dei testi.

Zucchero può essere considerato uno dei principali artisti italiani anche per il successo avuto all’estero: ne sono prova gli innumerevoli premi internazionali vinti e le numerose partecipazione ad eventi importanti, tra cui l’esibizione alla House of Blues per il memorial del 46° compleanno di John Belushi e l’incisione nel 2004 di Zu & Co., un premiato album in collaborazione con diversi artisti internazionali come Dolores O’Riordan, Macy Gray e Tom Jones.

Il panorama attuale della musica italiana non presenta artisti in grado, come Zucchero, di fondere il genere blues ad un’italianità sempre presente nella sua musicalità e nei suoi testi. L’augurio è che si possa parlare tra tanti anni ancora di Zucchero, ma anche di degni “eredi” che possano portare avanti il suo stile.

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