L’alluvione di Genova


Cade la pioggia e tutto casca
e scivolo sull’acqua sporca
Si, ma a te che importa poi
rinfrescati se vuoi

questa mia stessa pioggia sporca…

(negramaro, cade la pioggia)

È sporca questa pioggia che è caduta su Genova,del sangue delle sue vittime e del fango dell’incuria, dell’ignoranza, dell’irresponsabilità.

Io non c’ero, come molti di voi. Non ero lì mentre la furia dell’acqua travolgeva, uccideva, distruggeva. Non ero lì, mentre le macchine venivano trascinate via dalla forza della corrente e la melma  riempiva i sottopassaggi. Non ero lì mentre la gente cercava di tornare a casa, bloccata in macchina mentre il livello dell’acqua saliva, o stipata in treni stracolmi che non volevano saperne di partire. Non ero lì, mentre chi dai balconi di casa, vedeva le strade allagate e aveva paura per le persone care che erano a scuola o al lavoro. Tuttavia,  Genova è la mia città, e ogni immagine che circolava su internet o in televisione non era un confuso miscuglio di palazzi alluvionati: era una strada che ho percorso, una via di cui conoscevo il nome. Io non c’ero, ma come tanti, ho passato il pomeriggio al telefono, a cercare di contattatare coloro che  invece erano lì .Io non c’ero, ma so come tanti genovesi, che questa era una tragedia annunciata.

Genova è costellata da torrenti. Lasciate che ve ne citi qualcuno : Sturla, Bisagno, Rio Fereggiano. Questi sono esondati, a seguito delle fortissime piogge, e non sono stati gli unici. Ma chiedete ad un genovese se ha mai visto il letto del Bisagno pulito. Chiedete da quanti anni (più di dieci) è in corso la messa in sicurezza dell’argine del torrente Sturla. Chiedete del cemento, che come un mostro oscuro, ha allargato le sue braccia per ghermire La Superba, dai monti fino al mare. Ma d’altronde, gli alberi non procurano business né agli industriali né alla politica anche se contrastano la forza delle piogge. Chiedete dei palazzi costruiti a tre metri dagli argini dei fiumi, in barba a legge e buon senso.

Qualcuno ora comincia a dire che l’alluvione poteva avere una portata minore, che i danni potevano essere limitati ,che c’è una responsabilità delle istituzioni nella gestione del territorio. Fra i vari interventi, segnalo quello del geologo mario tozzi.

Era stata data l’allerta 2. Cosa mai dovrebbe dire un numero per il cittadino medio non si sa. La giustificazione del sindaco e della giunta, per lavarsi le mani dalle vittime è proprio questa:  noi vi avevamo avvisati. Eppure proprio il comune aveva lasciato scuole ed uffici pubblici aperti. Così facendo, ha messo non solo i genovesi nella condizione di scegliere se perdere un giorno di lavoro per quella che, di primo mattino, sembrava solo una pioggia eccezionale, ma anche, ha dato il segnale che  in fondo, la situazione non era poi così grave. Se non si chiudono le scuole, chi va pensare che ci sia un tale pericolo? Forse il sindaco, la signora Marta Vincenzi, per prima ha sottovalutato il rischio. Ebbene, forse farebbe bene ad ammetterlo. Sostenere, invece, come ha fatto, che i genitori hanno sbagliato ad andare a prendere i bambini negli edifici scolastici,che sarebbero un posto sicuro(davvero, mi chiedo io?), è stata una dichiarazione non solo infelice e fuori luogo, ma un vero insulto a tutti gli studenti e i lavoratori genovesi che si sono trovati con il fango sopra le ginocchia tornando a casa.

Non tutti possono permettersi una giornata in meno in busta paga tutte le volte che piove un po’ più forte, nel timore che possa venire un’alluvione. Spetta all’amministrazione comunale informare correttamente e prendere provvedimenti, per far si che qualora ci sia un serio pericolo, i cittadini ne siano avvisati e siano nelle condizioni di non recarsi a scuola o al lavoro.  Se ciò fosse stato fatto, il bilancio delle vittime forse sarebbe stato meno pesante.

I se e i ma, tuttavia non cambiano il fatto che Genova, la mia bellissima Genova, giace ora nel fango. Ella si rialzerà, non ne dubito: c’è qualcosa di commovente nello spirito di collaborazione ed iniziativa che ha pervaso il web. Sui social network, sin dalle prime ore dell’emergenza, si davano notizie, si promuovevano iniziative di aiuto, si pubblicavano numeri verdi, e si parlava già di organizzarsi per spalare via il fango e riparare i danni. All’assoluta sfiducia nell’aiuto delle istituzioni, si accompagna la voglia, tutta popolare, di rimboccarsi le maniche e fare da soli.

Tuttavia non basterà. Possiamo spalare il fango finchè vogliamo, ma qualcosa deve cambiare a monte e non solo a Genova, ma ovunque nel nostro paese. Finchè lasceremo che a governarci sia il profitto a tutti i costi, l’irresponsabilità e l’arroganza, nulla funzionerà come dovrebbe, e saremo tutti in pericolo. Anche tu che stai leggendo.

Belin, adescite! (trad dal genovese: Cazzo, svegliati!)

4 Commenti

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  1. Matteo

    Complimenti per la testimonianza…rende bene l’idea di cosa può provare un cittadino a vedersi distruggere sotto i propri occhi ciò che faceva parte della sua quotidianità!

  2. Federico Drago

    Credo che la responsabilità non possa essere addossata solo ai governi, ma anche gran parte (anzi direi soprattutto) ai cittadini. Se io so di abitare in una casa a 3 metri da un fiume, da un torrente, dove posso rischiare la salute, allora me ne vado da un’altra parte. Questo è il ragionamento che dovrebbe stare alla base.
    Le case (abusive) vengono dapprima costruite dai cittadini e poi eventualmente legittimate dai governi attraverso i vari condoni, motivo per cui i cittadini costruiscono sapendo di non rischiare la galera.
    I governi locali se tentano di fermare l’abusivismo vengono travolti e minacciati (poco tempo fa credo che le Iene abbiano fatto un servizio in Calabria a tal proposito). E nessun politico credo (legittimamente) abbia la voglia di perdere voti.
    Quindi non credo ci sia una soluzione a portata di mano, bisognerebbe cambiare la testa alle persone. E chi si riconosca in pericolo se ne vada da un’altra parte.

  3. Beatrice Bittau

    Pier Paolo Pasolini,Ragazzi di vita,
    ed erano quasi 60 ANNI FA…

    ” Era ancora tutto un crollo di macerie, come se il crollo ci fosse stato due gironi prima, solo che sulle brecole lavate dalla pioggia e bruciate dal sole s’era depositato un po’ di immondezza.
    … solo qualche blocco, qua e là, era rimasto sulla strada: si vede che quando, durante il periodo delle elezioni, avevano fatto finta di cominciare i lavori per ricostruire l’edificio, quei due o tre blocchi erano restati in disparte, e, fatte le elezioni, nessuno si era più scomodato a venirli a togliere di lì.”

  4. Lucia Pugliese

    Grazie per i complimenti Matteo 🙂 Per federico: hai perfettamente ragione. E forse anche in questo senso occorre svegliarsi: necessitiamo di un maggiore senso di responsabilità tutti, cittadini compresi. Sono stata felicissima di vedere tanti volontari che si sono offerti per dare una mano, e io stessa spero di poterci andare. Tuttavia questo stesso senso civico dovrebbe esserci anche prima, per evitare che le cose precipino. Parlo di me stessa, in primo luogo, oltre che dei miei concittadini.
    Per Bea: mi inchino alla citazione 🙂

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