L’onda – Sono gli uomini che fanno le regole, o le regole che fanno gli uomini?


Stai seduto composto. Alzati in piedi quando la maestra entra in classe. Alza la mano prima di parlare. Credi. Ubbidisci. Combatti . Uccidi

L’associazione di idee sopra proposta può sembrare esagerata, ma forse il passo è più breve di quanto sembri. Dennis Gansel,giovane regista tedesco ci racconta una storia in proposito: dopo essersi confrontato con il tema dell’educazione al nazismo con I Ragazzi del Reich(2004), con L’onda(2008) allarga i suoi orizzonti mettendo in guardia contro una possibile deriva autarchica all’interno della nostra società. Il pericolo secondo Gansel, non sta nella politica in sé, ma negli aspetti più oscuri dell’animo e della mente umana,e  di come quest’ultima viene educata. La lotta contro l’oppressione, quindi, inizia a scuola.

La trama dell’Onda vede protagonista  Rainer Wenger, insegnante di scuola superiore e i suoi studenti, impegnati in un corso sull’autarchia. Per spiegare ai giovani i meccanismi con cui il potere esercita il controllo, Wenger li coinvolge in un esperimento: instaura una sorta regime dittatoriale in classe. Un test simile è stato condotto davvero, ma nel 1967, nella Cubberley High School di Palo Alto, in California, ad opera del professore Ron Jones.Nel film come nella realtà, l’esperimento sfugge al controllo del suo iniziatore: ma se Jones interrompe l’esperimento prima che degenerasse davvero, nella finzione, l’intervento di Wenger arriva troppo tardi. Lui stesso ha organizzato gli studenti in un sistema basato su disciplina, controllo, e uguaglianza: i suoi ragazzi indossano una divisa, hanno un saluto comune, e pendono dalle labbra del “Signor Wenger”.  Sono scomparse le piccole antipatie, e anzi, i giovani si proteggono e si aiutano fra di loro. Sono un gruppo coeso, chiamato, appunto, L’Onda. Qualcuno potrebbe dire che si è trattato di un grande risultato: la pensa così anche la preside del liceo di Wenger. Ma si sbaglia.

L’Onda diventa ben presto protagonista di episodi di violenza e fanatismo. Come in incubo moderno, vediamo i protagonisti, ragazzi qualunque, perdere la propria individualità in favore del gruppo: un mostro dalle innumerevoli teste e un solo cervello, che si muove per eliminare tutto ciò che gli è estraneo, che non si piega alle sue regole. Qualcuno esce dall’Onda e cerca di combatterla: non tutte le menti si lasciano condizionare allo stesso modo, ma il prezzo della libertà di pensiero è altissimo. L’emarginazione dagli amici è solo l’anticamera di “punizioni” ben peggiori. Quando Wenger si rende conto di ciò che sta accadendo, ormai non si può più evitare la tragedia. Ma com’è stato possibile?

In un mondo complesso e tormentato, l’Onda ha fornito ai ragazzi la sensazione di appartenere ad un gruppo di persone speciali, legate da affetto e rispetto reciproco, e soprattutto, organizzate in un sistema che dava a ciascuno il suo posto e il suo ruolo. Non c’era bisogno davvero di ragionare: bastava seguire le regole di Wenger. Ubbidire senza discutere non è poi ciò che è stato insegnato a loro, ma anche a noi, da genitori e insegnanti?Le regole sono fatte per essere rispettate dice la maestra. La legge è la legge dice il giudice. È necessaria una regolamentazione severa, dice il politico. È per l’educazione, la sicurezza, il bene del paese.Non è un caso che una delle prime a ribellarsi a L’onda sarà Karo, nella cui famiglia vige un sistema educativo basato sulla libertà di scelta:per crescere, occorre sbagliare di testa propria. Dunque le regole sono pericolose? No anzi sono positive, nella misura in cui sono frutto di un’interazione sociale e servono a garantire una convivenza pacifica. Diventano negative, nella misura in cui sfociano in controllo, creando omologazione ed escludendo il dissenso. Non è forse quello che sta accadendo oggi?

Mentre chi  è al potere crea leggi per il proprio tornaconto, chi non ne ha deve solo subire. E spesso le subisce, senza ribellarsi, senza lottare per cambiarle. Perché siamo rassegnati, perché siamo educati ad obbedire: come i gerarchi nazisti al processo di Norimberga, ci solleviamo dalle nostre responsabilità dicendo semplicemente che ci era stato ordinato. Ma un comando può e deve essere disobbedito quando è ingiusto: allo stesso modo, una regola può e deve essere cambiata quando danneggia la società.

Nel 1965, scrivendo ai cappellari militari toscani, Don Milani dava una preziosa lezione di educazione:

Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste, (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste, (cioè quando sanzionano il sopruso del forte)essi dovranno battersi perché siano cambiate. (…..) Bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni., che non credano di potersene fare scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”

La rivoluzione comincia dalle nostre teste. Agiamo su noi stessi, per cambiare  le regole: forse miglioreremo anche il mondo.

3 Commenti

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  1. Alessandra Modica

    Bel film “L’Onda”. In fondo per molti aspetti l’olocausto ha funzionato grazie a questo stesso sistema…e il film dimostra chiaramente come non è impossibile ricreare situazioni simili a quelle delle dittature fascista, nazista e comunista.

  2. Lucia Pugliese

    Infatti non lo è, ed è questa la cosa inquietante secondo me. Soprattutto oggigiorno, può sembrare facile chiudere gli occhi e seguire una regola… ubbidire insomma.

  3. Gabriele Catani

    Ciao Lucia, ti sono debitore!! Finalmente ho scoperto come si chiamava quekl film tedesco così bello e interessante che ho visto anni fa.Una preziosa lezione sull’abuso delle regole e come possano trasformare una nazione o una classe di liceo in in branco di pecore…

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