Belle époque


Nel 1911 l’Italia festeggiava i suoi 50 anni di unità nazionale. L’8 marzo veniva celebrata la prima giornata internazionale della donna. In America Picasso presentava la sua prima esposizione personale e a Belfast si celebrava il varo del Titanic. Il primo novembre l’Italia ottenne il triste primato del primo bombardamento aereo della storia a opera del sottotenente italiano Giulio Gavotti, nei dintorni di Tripoli. Qualche scaramuccia fra Germania, Inghilterra e Francia è vero, ma in quanti avrebbero potuto prevedere il baratro in cui sarebbe persa caduta l’umanità nei successivi 40 anni?

Oggi si sta diffondendo un pessimismo crescente. C’è chi pensa che torneremo a sassi e bastoni. Chi, invece, che progrediremo sempre. Tra i due estremi, in quale direzione stiamo procedendo? Diamo per scontato  che la nostra generazione non potrà permettersi il benessere della precedente. Abbiamo vissuto una seconda Belle Époque, e per qualcuno ci sono segnali inequivocabili di un’effettiva decadenza:

– Il crollo di un modello economico basato su speculazioni finanziarie;

– l’assenza di moralità in campo politico (anything goes – tutto è permesso);

– l’impoverimento del linguaggio e della cultura nei media;

– l‘ipocondria diffusa, che porta all’assunzione di farmaci al minimo sintomo;

– il millenarismo e il panico da fine del mondo, la paura del futuro e il ricorso ad astrologi, oroscopi, cartomanti, fattucchieri;

– “L’arte è premonitrice dei tempi”, scrisse Massolo. La nostra epoca  non produce arte. In campo musicale e cinematografico si dà vita prevalentemente a  cover, remix e remake. Siamo di fronte a un nuovo manierismo e c’è chi parla di avanguardia per il cinema 3D. Il minimalismo in architettura, arredamento e grafica, è essenzialità o assenza di creatività?

– l’accelerazione costante dei nostri ritmi di vita, conseguenza dello sviluppo nei trasporti e nelle telecomunicazioni;

È partito tutto dalla crisi economica e dagli attacchi terroristici? O forse ci aggrappiamo a questi eventi per dare un senso a ciò che non capiamo?

Sono provocazioni, ma se ne può discutere. Può sembrare un tema plumbeo e noioso, ma vorremmo scattare una fotografia nitida della psicosi in atto.

Perché ogni giorno possiamo impegnarci per evitare di scivolare negli abissi in cui siamo sprofondati in passato.

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