Punx drogati?


“ Vai ad un concerto punk? Ma è pieno di drogati!Ogni tanto muore qualcuno e c’è gente schifosa..ma che razza di gusti hai? Cosa ci trovi di bello? Fai come vuoi ma stai attento..noi ti abbiamo avvisato’’- “Quelli non sono i concerti punk…forse ti sbagli con i rave’’.

Non so in quanti abbiano sentito da amici o familiari discorsi di questo tipo, ma una cosa è certa.
L’ignoranza regna.
L’obiettività, la conoscenza di ciò che ci circonda e la capacità di filtrare i continui bombardamenti di pubblicità e mass media ci portano spesso a ragionare per stereotipi.

In Inghilterra alla fine degli anni Settanta si alzò il grido del movimento punk.
Nuova musica, nuova cultura. Qualcosa di totalmente diverso dalle correnti dei rockers o dei mods. Non tanto per le spille da balia conficcate in ogni parte del corpo, il chiodo o i capelli a punta e le borchie, quanto per l’aggressività e l’effetto devastante a livello comunicativo. Il messaggio si faceva sentire forte e chiaro, e non era solamente il No Future. Nei music club e nei pub si esibivano gruppi incapaci di suonare, ma con elementi nuovi come chitarre distorte, velocità di esecuzione e tutto ciò che accadeva sopra e sotto lo stage.

Erano gli anni dell’uso di droghe devastanti; in particolar modo l’eroina, e qualche anno dopo l’ anfetamina. Il messaggio e le situazioni di vita di Sid e compagni venivano continuamente catturati da foto e articoli di giornale e l’Inghilterra rimase inorridita, a guardare e reprimere ciò che stava compromettendo l’immagine di un Paese apparentemente perfetto.
I punk venivano ripudiati da ogni ceto sociale, a partire dai gentlemen londinesi fino alla middle class delle altre città-simbolo inglesi.

Influenze punk giunsero prepotentemente qualche anno dopo anche in Italia: prima a Milano, poi nelle principali città del Bel Paese. Ma i media italiani si soffermarono sui caratteri più superficiali del movimento, alla cui base c’era il crollo dei miti sociali e la disillusione verso il futuro, l’odio verso la polizia, i politici, i direttori e gli insegnanti. Anche qui nacquero le prime punkzine (Dudu e Pogo) e le prime band, colte spesso in atteggiamenti sovversivi quali il consumo di droghe, principalmente eroina e la più economica colla da sniffare.

A partire dagli anni ’80, col sorgere del Punk Hardcore negli Stati Uniti ci fu un’evoluzione nel consumo delle droghe all’interno dell’ambiente. Molte band come Gang Green o T.S.O.L. facevano largo uso di cocaina, mentre altre come Bad Brains preferivano marjuana, anche per le influenze culturali legate alla musica reggae.
Gruppi nascenti e band affermate facevano largo uso di anfetamina e MD.
Ma la differenza stava nel fatto che la droga non era più elemento distintivo del movimento, ma un fattore marginale che progressivamente perdeva centralità.

Così in America nacquero anche gruppi Straight Edge, una nuova scena nel movimento punkhardcore.
I Minor Threat furono i precursori di coloro che propagandavano una nuova filosofia: un’idea di hardcore pulito.
Per costruire qualcosa di nuovo oltre alla violenza musicale e l’aggressività nel pit, bisognava essere sempre lucidi, evitando l’ uso di droghe, alcool e sesso, considerati fattori di distrazione.
Occorreva ragionare, organizzare, diffondere il messaggio tra le folle di kids cercando di risollevare gli Stati Uniti da una situazione socio-politica in crisi.

Molti cambiamenti furono evidenti anche nel nostro Paese e nonostante l’opinione pubblica continuasse a generalizzare, nuove linee guida presero piede all’interno del movimento.

Ecco un esempio tratto dal romanzo “Costretti a sanguinare, Einaudi 2006” di Marco Philopat :

“… in Italia nel 1981 si assiste al primo concerto autogestito nello spazio ex Vidicon organizzato dai punx anarchici milanesi contro l’eroina. Suonarono otto gruppi della città e della provincia.

Inizialmente si creò una grossa spaccatura, poi nel giro di poche settimane l’attivismo frenetico nello spazio occupato coinvolse quasi tutti. Il motto divenne: Distruggi le tue illusioni non la tua vita! …”

E allora vi lascio con un piccolo suggerimento.

Andate pure ai concerti punk rock, nessuno vi inietterà sostanze o droghe ma solo tanta passione e vera musica. Giudicherete con i vostri occhi.

Fonti:

Costretti a sanguinare, Einaudi 2006, Marco Philopat

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