La droga nel vuoto


Secondo contributo del Glicine per il tema del mese.

Noi qui dal Glicine partiamo sempre facendoci domande basilari.

Ci siamo così chiesti: «Che cosa sono le droghe?»

La domanda questa volta è anche più delicata del solito, perchè molti qui si rendono conto che gli psicofarmaci che assumono quotidianamente forse non sono proprio droghe, ma quasi, molto molto simili. E gli psicofarmaci li danno i dottori, e i dottori sono dalla parte dei buoni, non come gli spacciatori che invece sono dalla parte dei cattivi…

Così i baristi e i tabaccai che vendono caffè, birra, vino e sigarette tanto amate, certo non sono dalla parte dei buoni come i dottori, ma di sicuro nemmeno dalla parte dei cattivi come gli spacciatori. Quindi la questione risulta  complessa.

Chi dei nostri ragazzi riesce  a fare lo sforzo di scrollarsi di dosso tutta quell’ aneddotica inverosimile – appartenente a una fanta-cultura che risolve la questione con loschi figuri da evitare che all’ uscita delle scuole regalano ai nostri figli improbabili caramelle all’improbabile gusto “droga” – propone preziosi interventi anche molto consapevoli, appartenenti a esperienze personali e riconducibili a riflessioni molto profonde tipiche di chi è avvezzo a non andare d’ accordo con la propria mente. Ma d’altronde si sa, sono i dolori che stimolano la riflessione molto più del benessere e delle gioie.

Marzia ci dice che le droghe fanno soffrire, e questo è un utile elemento di partenza. Forse non fanno soffrire subito, ma generano prima o poi dei bei macelli nella vita di chi si affeziona troppo a queste abitudini.

«Certo non stiamo parlando di te! Lo sappiamo che tu lo fai una volta ogni tanto…che in nessuna misura sei un tossicomane…la cosa è pienamente sotto controllo. Per adesso!».

Dopo tutto anche Sabrina, che ammette di avere fatto uso di un bel po’ di sostanze e ritiene (a ragion veduta) di non avere alcun problema di dipendenza da sostanze. Frequentava ragazzi e discoteche, ha avuto esperienze forse simili alle vostre.

Sapete cos’ha detto Sabrina? Che l’ utilizzo delle droghe affatica e stressa la mente, che può metterla in difficoltà e addirittura farla crollare nel baratro. Ma questo in pratica non capita sempre, poiché molte volte la mente è equilibrata e regge e si riprende da questi terremoti. Sintetizzando, a fare il pasticcio c’è l’ elemento droga (che all’ incirca è sempre simile) e l’ elemento personale, che invece è profondamente diverso e rende l’ esito assolutamente imprevedibile.

Un coro si alza quasi unanime e trova nella capacità di creare dipendenza la caratteristica distintiva che definisce la droga.

Ora sì! È tutto chiaro: droga equivale a qualcosa che scatena dipendenza.

Però aspetta. Chi non riesce a smettere di fare qualcosa vuol dire che è dipendente da quella cosa! Chi non riesce a non fare acquisti? Chi non riesce a non giocare d’ azzardo? Chi non riesce a non mangiare ? Chi non riesce a mangiare? E chi non riesce a non fare l’amore continuamente? Magari 10 volte al giorno?

Insomma la dipendenza è nella sostanza oppure nell’ uomo?

Solo un tossicodipendente alle prime armi sostiene che l’ eroina non provoca dipendenza, ma come inquadrare che (con un’allarmante frequenza statistica) chi smette di drogarsi magari sviluppa dipendenza altrettanto serrata verso le relazioni, verso il gioco, verso delle abitudini o verso un’altra sostanza?

Per concludere noi ragazzi del Glicine volevamo condividere con voi amici dissonanti-dissidenti una riflessione: come mai una volta erano degli sbandati, provenienti da famiglie dissestate a fare uso-abuso di droga? Una volta ce l’aveva scritto in faccia chi si drogava, mentre ora, meraviglia delle meraviglie…si drogano tutti! Belli e brutti, ricchi e poveri, vanno a scuola, lavorano, escono con gli amici, vanno d’accordo con genitori e partner. Certo qualcuno ogni tanto fa la botta grossa, ma non è la norma, la media rappresentativa di tutti quelli che lo fanno.

Siccome la risposta ce la può dare solo qualche eminente sociologo-tossicologo-psicologo-non so che cosa-ologo, concludo pensando che una volta sballarsi forse era segno di diversificazione, di protesta. Ora, al contrario, è assolutamente un’espressione di omologazione, come a voler dire:

«Anche io sono vuoto come voi amici, guardate, anche io ho la testa di legno e non riesco a provare nulla se non me lo impone una sostanza».

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