La droga è una scommessa con la mente


«Espandi la tua coscienza e trova in essa estasi e rivelazione». Timothy Leary – professore all’Università di Harvard.

Quando parliamo di Hippie, le prime immagini stereotipate che ci vengono in mente sono gonne lunghe, coroncine nei capelli, fiori, sesso disinibito e furgoncini dai colori sgargianti. E , ovviamente, droghe di ogni tipo. Cocaina, marijuana, oppio e anfetamine, ma soprattutto LSD.

Ma perché gli Hippie assumevano queste sostanze? Da dove derivava il loro interesse per cose ancora così sconosciute in America?

L’origine della sfrenata diffusione delle droghe in campo Hippie, soprattutto dell’LSD, è da ricercare in quelli che venivano chiamati i “Merry Pranksters” un gruppo di amici dello scrittore Ken Kesey, noto per il celebre libro Qualcuno volò sul nido del cuculo. Tra di essi, vi era anche Neal Cassady, alter-ego di Dean Moriarty (personaggio principale di Sulla strada di Jack Kerouac). Nell’estate del 1964, essi attraversarono gli Stati Uniti a bordo di uno scuola-bus dai colori psichedelici, presentando a tutti l’uso della droga in funzione di una sorta di ascensione spirituale: le visioni provocate dagli allucinogeni erano infatti concepite come visioni mistiche, cosa che attirò migliaia di persone che vennero così introdotte in quel mondo di sostanze al tempo ancora legali. I Merry Pranksters, da “bravi profeti”, regalavano qualunque tipo di stupefacente a chiunque volesse provare  poiché si rifornivano direttamente in India, dove l’accesso alle droghe era facile ed economico, ed erano proprio gli indiani a rassicurarli che prendere hashish fosse “spirituale”. E così, diffondendo questo equivoco sulla cultura spirituale,  influenzarono la nascita della cultura Hippie vera e propria.

Attenzione però: gli Hippie non accoglievano giovani ribelli, ma fuggitivi. I figli dei fiori, infatti, non si ribellavano, non lottavano per affermare la loro diversità: essi semplicemente si allontanavano, si estraniavano. Rifiutavano i valori della società nella quale vivevano e ne proponevano di nuovi, creando una cultura alternativa e cercando di ricostruire la loro identità ed impossessarsi dei loro progetti di vita, che genitori e gruppi sociali d’appartenenza avevano scritto vicariamente, per poi imporglieli.

E la droga, in tutto questo, rappresentava contemporaneamente il distacco dalla vecchia società ed il collante della nuova. Gli Hippie evadevano infatti dalla realtà e dalla società oltrepassando il confine del normale percepire attraverso le droghe e fuggivano ancora più lontano andando a cercare quella dimensione mistico-religiosa che l’Oriente da sempre offre. Ed è proprio lo stesso Oriente “economico” dei Merry Pranksters a promettergli una spiritualità da vivere senza regole e senza dogmi, come era loro desiderio. Ma l’Oriente rappresentò anche, per molti, l’ultima meta; qui morirono infatti migliaia di giovani e non più giovani di tutto il mondo, assassinati da banditi e spacciatori, stroncati dalle malattie, ma soprattutto, uccisi dalla droga. E nelle loro anonime sepolture venne anche seppellita l’utopia di una droga dal potere ascendente che essi  rincorsero per pochi ed intensi anni.

La citazione del titolo è tratta da Tempesta elettrica di Jim Morrison (Mondadori, 2002).

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  1. rossana

    Articolo molto interessante. Una visione appronfondita di un fenomeno che molti ignoravamo e molti semplicemente denunciavano seza sapere. Bravissima l’autrice.

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