Se non ora quando? Le donne del Rubicone
Scritto in collaborazione con Lorenzo Gasperoni
Intervista a Rita Araldi, componente del comitato organizzatore della manifestazione Se Non Ora Quando a Savignano sul Rubicone.
Appuntamento in Piazza Borghesi, domenica 13 febbraio 2011 alle ore 15.
Un pomeriggio di letture, riflessioni, musica, immagini, fiori, parole vive, confronto, dialogo, domande non scontate su temi che forse diamo per scontati.
Questo il modo delle donne del Rubicone per aderire alla mobilitazione nazionale Se Non Ora Quando?
Ma come è nato?
Quali difficoltà hanno incontrato organizzando?
Quali prospettive future dopo questo scatto di dignità?
Lo abbiamo chiesto direttamente a loro.
Per quale motivo anche voi donne del Rubicone avete deciso di aderire attivamente alla mobilitazione?
È stata una decisione nata in maniera istintiva da un piccolo gruppo di donne che ha percepito il diffondersi anche qui di un sentimento di rabbia, di disgusto. Generata da una volontà di ribellione al prepotente affermarsi di una rappresentazione della donna che, nella stragrande maggioranza dei casi, non corrisponde alla realtà.
La mobilitazione ha avuto lo scopo di dare voce alle donne del Rubicone, in particolare a quelle, e sono tante, che sentivano di dover esprimere questo sentimento senza la mediazione o l’intervento di partiti o forze politiche, rappresentando solo se stesse, la propria esigenza di dignità e rispetto.
Pensate che questo vostro intento e queste vostre motivazioni siano state capite da tutti?
Mi auguro che la mobilitazione, proprio per aver visto scendere in piazza anche persone che normalmente non lo fanno, abbia indotto molti a riflettere sulle nostre motivazioni.
Dalle reazioni direi che le motivazioni non sono state comprese fino in fondo, o comunque è emerso da una parte dell’opinione pubblica un tentativo di sminuirne la portata o di strumentalizzarle, etichettando la manifestazione come un’iniziativa di poche “radical chic” contro il Presidente del Consiglio e l’attuale Governo.
Quali sono state le reazioni delle persone che avete cercato di coinvolgere? Entusiasmo o cinismo e disillusione?
Alcune persone, soprattutto donne, hanno dimostrato grande entusiasmo per il fatto che anche nella nostra zona finalmente ci fosse l’occasione per comunicare la propria rabbia, altrimenti pubblicamente inesprimibile. Si è trattato soprattutto di donne non giovanissime che, dopo aver vissuto l’epoca faticosa, ma entusiasmante del riconoscimento dei diritti dell’universo femminile, hanno visto negli ultimi anni queste conquiste lentamente disperdersi con l’affermarsi di un’immagine della donna che non corrisponde per nulla a quella in cui si riconoscono e che tenacemente cercano di trasferire ai propri figli.
La rabbia è stata accompagnata dall’angoscia per doversi trovare a difendere principi e valori che sembravano pacificamente acquisiti. Niente cinismo o disillusione, solo voglia di rimboccarsi le maniche per ripartire, con un unico neo: la difficoltà di coinvolgere in questa riscossa le giovani generazioni.
Quelli che l’hanno considerata aprioristicamente una manifestazione “partitica” contro il Presidente del Consiglio, hanno vissuto la manifestazione con sufficienza, anzi con insofferenza.
Nella realtà locale, che idea vi siete fatta riguardo all’orientamento culturale e ideologico delle donne e degli uomini che hanno partecipato?
Sicuramente la stragrande maggioranza delle persone che hanno partecipato alla manifestazione gravitano nell’orbita delle forze politiche del centro-sinistra.
La maggior parte di quelle con orientamento diverso l’ hanno rifiutata a priori per i motivi che ho spiegato prima .
Alcune di queste persone, poche per la verità, si sono lasciate coinvolgere, perchè sono riuscite a cogliere lo spirito della manifestazione, hanno capito che ciò che veniva messa in discussione non era un’idea politica o una persona, ma il modello emergente di donna, privata di rispetto e di dignità. Il grande risultato ottenuto con la manifestazione, è stato, a mio parere, proprio quello di aver fatto scendere in piazza queste persone e di aver offerto loro l’occasione per confrontarsi su problemi e ideali comuni con altre portatrici di idee politiche diverse.
Sia nel volantino, che nel comunicato stampa che avete diffuso, risulta ben chiara la vostra volontà di tenervi distanti dai partiti politici. La trasversalità è sembrato un elemento per voi imprescindibile.Tuttavia, benché i partiti non c’entrino, la politica c’entra eccome. Vale a dire che la mobilitazione è un atto politico. Siete d’accordo?
Certamente. Tutta la nostra vita è politica. Può apparire retorico, ma sono convinta che sia così, se si intende la politica in senso classico e ideale, cioè l’amministrazione della polis, della città, della comunità per il bene di tutti.
Quello da cui la manifestazione si è voluta tenere distante non è la politica, sono i “partiti” politici infatti.
Perchè questa scelta? Perchè oggi è tutto estremizzato, si ragiona per contrapposizioni senza considerare che in molti casi esistono principi che costituiscono un patrimonio comune e che ognuno, schierato o no e qualunque sia lo schieramento “partitico” di riferimento, dovrebbe lottare per difendere.
A questo proposito, come valutate l’entita “Partito”? Secondo voi, e considerata questa vostra specifica esperienza, i partiti politici sono strumenti ancora funzionali per rappresentare istanze e aggregare persone sui temi che più direttamente le riguardano?
Che ci piaccia o no i partiti sono ancora lo strumento attraverso il quale la nostra Costituzione, all’art. 49 prevede ci si organizzi per: «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». È uno strumento che, pur essendo ancora attuale, soffre di una profonda crisi per il modo in cui viene gestito.
Il partito dovrebbe servire ad aggregare ideali e principi e a dar loro il mezzo per potersi affermare e per potersi tradurre in azioni politiche nell’amministrazione della comunità. Certi ideali e certi principi possono essere comuni a più partiti e in questo caso sarebbe logico che tutti operassero insieme per difenderli e tradurli in pratica. Mi rendo conto che questo è uno scenario abbastanza improbabile, ma non impossibile.
Oggi la realtà dei partiti è completamente diversa: non sono più le idee che contano, ma i capi, i leaders. La personalizzazione dei partiti è la causa della loro crisi. La causa della radicalizzazione dei problemi, della contrapposizione senza possibilità di dialogo o di collaborazione, del “con me” o “contro di me”.
Ed è questo il motivo per cui molte persone si stanno allontanando dalla politica interpretata in questo modo balordo dai partiti.
Ed è questo il motivo per cui abbiamo fortemente voluto che la nostra manifestazione nascesse senza connotazioni partitiche: è stato un modo per richiamare l’attenzione sul fatto che un modo diverso di fare politica c’è, è quello delle idee e dei principi, del dialogo e del confronto.
E forse è quello vincente.
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