Per la serie “Metaforicamente parlando” vi presentiamo: Vandalosi e Vandalite


Parto da un fatto: il vandalismo giovanile in Rubiconia è una realtà.
Soprattutto d’ estate, quando il tempo libero a disposizione dei giovanissimi è maggiore rispetto ad altri periodi dell’anno.
La più recente manifestazione di questa patologia ad avere avuto notevole risonanza è stato l’imbrattamento della piazzetta Padre Lello a Savignano, riportato da numerose testate locali durante la prima settimana di settembre.
Dalla cronaca si apprendeva come alcuni vandali (giovani!) avessero devastato la piazzetta ricorrendo a vari mezzi: lo spray per coprire le panchine con scritte ingiuriose, la vernice bianca rubata dal cantiere attivo di giorno presso la piazzetta, ma incustodito di notte, per imbrattare un muro del centro sociale, feci lasciate su alcuni faretti di illuminazione. Ma la cosa che provocato più disgusto, e che ha portato il fatto sui giornali, è stato il versamento di vernice rossa (anch’essa presumibilmente trovata presso il cantiere, troppo accessibile) sull’automobile di proprietà della famiglia Armuzzi, residente in piazzetta, che senza esitare ha fatto partire la denuncia.

Ma la maggior parte degli atti vandalici non viene a galla, principalmente perché non sempre vengono denunciati alle autorità. Ed anche perché ormai, passandoci davanti, si pensa che certe scritte siano parte sostanziale di panchine, muri e cartelli.
Quindi, non se ne parla.
Ma tale malattia non si presenta sempre nella stessa forma.
La mancanza di rispetto nei confronti della proprietà degli altri, e di tutti, in buona parte dei casi, è responsabilità di giovani bande, che si divertono ad etichettarsi e nascondersi dietro sigle, e a concretizzare il trittico “ risse, droga & rock’ n’ roll” (e se si applicassero di più nell’ultimo punto sarebbe meglio).
Esempi di vandalosi, ossia vandalismo cronico, come vuole la semplice e nota regola del linguaggio specialistico della medicina.
Non mancano però casi di vandalite, forma acuta della malattia. Si tratta dell’atto vandalico che si compie una sola volta, spesso non premeditato, dovuto ad un’azione d’istinto. Privo di qualsiasi considerazione delle conseguenze, con il senso di responsabilità totalmente inibito.

Preoccupanti ed allarmanti entrambi i casi.

Ma se la vandalosi è un fenomeno piuttosto difficile da debellare, per quanto riguarda la vandalite la cura è più semplice. Il principio attivo basilare del farmaco è la denuncia, che va ad agire sulla coscienza. Il foglietto illustrativo riporta a chiare lettere che questo rimedio è stato testato ‘in vivo’. Un buon test per la definizione di queste cure è stato proprio l’episodio dell’imbrattamento della piazzetta Padre Lello, sopracitato.
Come si apprende dalla cronaca locale, la piazzetta è stata danneggiata in vario modo, e sin dal primo momento sono stati additati «ragazzi giovani», quasi sicuramente minorenni, come probabili responsabili. Ma i fatti sono riportati in modo approssimativo. Infatti, chiunque fosse passato dalla piazzetta i giorni precedenti a quel lunedì 6 settembre, avrebbe notato come alcuni dei danni che la cronaca faceva risalire a quella notte, fossero già stati provocati. Questo dimostra la nostra noncuranza come cittadini, quindi beneficiari e tutori del bene pubblico: nonostante quella piazzetta fosse in stato pietoso da tempo, il fatto ha fatto risonanza solo quando è stata colpita anche la proprietà privata. Inoltre, l’ipotesi che a causare tutto questo sia stato sempre lo stesso gruppo di teppistelli perderebbe di efficacia.
Alcuni avrebbero potuto soffrire di vandalosi, altri di vandalite.
Visite in ambulatorio dimostrano che alcuni di loro erano certamente affetti da vandalite.
La segnalazione, il parlarne pubblicamente, la risonanza che può dare la stampa comunicano l’idea di gravità del fatto. Per quanto l’inconsapevolezza della serietà delle proprie azioni sia molto allarmante, non si pensi che l’educazione e i continui insegnamenti ai nostri giovanissimi siano vani. In questo processo di riconquista della responsabilità, il sentimento di vergogna provocato dalla denuncia è importante. Provarlo significa avere una coscienza (alla cui formazione hanno contribuito proprio certi insegnamenti), ed arrivare a giurare di non ripetere certi gesti mai più.

Ma raramente si riesce a fare una visita in ambulatorio, ad ottenere le prove per capire a quale forma di vandalismo ci si trovi davanti, quindi è sempre bene segnalare il danno, dimostrare la gravità di questi atti.

Così il tono accusatorio e disgustato adottato dagli articolisti è giusto e condivisibile, ma il rispetto per il bene comune passa non solo dal non danneggiarlo, ma anche dal battersi perché, una volta danneggiato, torni nella sua forma originaria.

E se una mela al giorno toglie il medico di torno, allora prevenire è meglio che curare.

+ There are no comments

Aggiungi