
A volte ritorno, di John Niven – Fate i bravi… ma non troppo
A volte ritorno comincia da una premessa un particolare. Dio è andato a pescare, si è preso una vacanza: ha indosso la camicia a quadri, il cappello di paglia ed è andato al lago per una settimana. Sulla Terra nel frattempo sono passati cinque secoli. E sapete bene che casino è successo in cinque secoli di storia mondiale.
Nel frattempo Gesù ha pensato bene di fumare canne e di sballarsi senza vegliare sulla Terra. Risultato? Un immenso casino. Il ritorno dalla vacanza sarà traumatico per Dio che, dopo svariate imprecazioni e minacce nei confronti di suo figlio, decide di rispedirlo giù, per dare al mondo una seconda possibilità.
A volte ritorno: una lettura non per tutti
A volte ritorno è, come tutti i libri di John Niven, irriverente e polemico, senza peli sulla lingua e senza paura di ferire il lettore. Ho già recensito per Discorsivo un altro esempio dello stile dell’autore. Astenetevi quindi dal prenderlo in mano se non avete una buona dose di ironia. Dio è sboccato e volgare, Gesù un fumatore – non di sigarette – incallito svogliato e perditempo.

La copertina di A volte ritorno (Credits: Einaudi)
Questo non vuol dire che il romanzo sia solo puro divertimento. Anzi. A volte ritorno sotto l’ironia parla ben chiaro: Dio ci ha dato una seconda possibilità, ma l’esito non è stato tanto diverso dal precedente. O forse no?
Chitarrista in una band, Gesù andrà addirittura in televisione, partecipando a un talent show insieme al suo gruppo – ragazzi e ragazze reietti dalla società ai quali lui ha salvato la vita.
A volte ritorno dipinge Dio e Gesù a immagine e somiglianza dell’umanità: avvezzi alle droghe e alle parolacce, ma ancora capaci di cogliere nelle persone una scintilla di speranza.
Una critica sociale e religiosa
Se si riesce ad andare oltre al linguaggio sboccato e si va al cuore del romanzo, A volte ritorno regala una profonda critica nei confronti della società e della religione.
Dio ha mandato suo figlio sulla Terra ed è morto per la nostra salvezza. Partiamo da qui. Cosa abbiamo fatto noi? Siamo buoni gli uni con gli altri? Ci rispettiamo in quanto esseri umani? Abbiamo cura del nostro pianeta? Al di là delle scelte religiose di ognuno di noi, John Niven vuole far riflettere il lettore sulla perdita di ogni valore morale ormai sempre più evidente.

La nostra composizione a tema A volte ritorno, di John Niven (Credits: Silvia Liotta)
Guerre. Genocidi. Uxoricidi. Violenze sui minori. Inquinamento. L’elenco sarebbe ancora più lungo ma penso di aver reso bene l’idea alla base di tutto.
A volte ritorno chiude le sue pagine con un unico insegnamento: fate i buoni… ma non troppo. Perché? Perché siamo essere umani, possiamo e anzi dobbiamo sbagliare. Sarebbe impossibile essere sempre e solo buoni.
Ma possiamo essere miglior di così: meno egoisti, meno arrivisti, meno inclini a prevaricare il prossimo per il nostro tornaconto.
Le seconde possibilità non vanno sprecate
Anche questa volta Gesù viene ucciso, c’è chi lo odia e chi lo ama. Insomma, la Storia si ripete. A volte ritorno però cerca di creare speranza nel lettore, prova a spronarlo a migliorarsi e ad aprire soprattutto gli occhi. Per come siamo adesso, per come ci comportiamo, ci distruggeremo con le nostre mani.
John Niven prova, con un linguaggio colorito e figure retoriche molto molto spinte, a scuotere la coscienza del lettore.
Ci sarà riuscito?
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