Mistero buffo – La giullarata popolare di Dario Fo, riletta mezzo secolo dopo


Mistero buffo è un classico della letteratura teatrale italiana scritto e recitato dall’attore premio Nobel Dario Fo.

Messo in scena per la prima volta il primo ottobre del 1969 a Sestri Levante, ebbe (e ha tuttora) un enorme successo.

L’anteprima alla Statale di Milano

In realtà pochi sanno che Mistero buffo ha avuto un’anteprima davvero speciale. Nel maggio di quel 1969, gli studenti dell’Università statale di Milano, in piena occupazione, avevano invitato l’attore per riflettere sulla calda situazione di quegli anni.

La copertina di Mistero buffo, celebre opera di Dario Fo

La copertina di Mistero buffo, opera di Dario Fo (Credits: Einaudi)

Dario Fo arrivò, come previsto. Ma il suo intervento fu alquanto imprevedibile.

Si era preparato una lezione di letteratura medievale. Una lezione unica, strutturata come una serie di scene teatrali precedute ognuna da un prologo. Per due ore raccontò il Medioevo come mai nessuno prima di lui. Un Medioevo così lontano da quel 1969 ma nel contempo così simile: nelle sua narrazioni si mescolavano prevaricazioni, ingiustizie, speranze, paure, dolori. E tanta umanità.

Fu quello che colpì gli studenti? E che colpisce ancora centinaia di spettatori ogni anno?

Mistero buffo: una giullarata popolare

Mistero buffo è una giullarata popolare, cioè un testo recitato da giullari. Tutti sanno chi sono i giullari: se non lo avesse insegnato la Storia, il cinema ha trasmesso molte immagini di questi attori-cantautori-acrobati-tuttofare che giravano di città in città, di corte in corte.

Forse però non tutti sanno che questa particolare categoria di attori girovaghi era spesso composta da uomini reietti, relegati ai margini della società, spesso spinti a intraprendere questo mestiere dopo sciagure inenarrabili. Ma proprio per il loro essere stranieri dappertutto, gli si concedeva maggiore libertà: potevano dire ciò che volevano senza correre il rischio di essere incarcerati, torturati o uccisi.

Erano satiri, senza essere presi troppo sul serio. Dei Maurizio Crozza medievali. Dei Marco Paolini moderni. Dei Fabrizio De André di altri tempi.

Perché “Mistero”? Perché “buffo”?

Il Mistero è un genere letterario medievale che mette in scena un episodio della vita di Cristo. Sembra qualcosa di lontano? In realtà nella nostra quotidianità qualcosa del genere è rimasto: durante il Triduo Pasquale, per esempio, solitamente si mettono in scena l’Ultima cena, la Lavanda dei piedi, oppure il Processo e la Crocifissione di Cristo. La stessa Via Crucis ha questa origine.

Lo stesso avviene in un altro momento forte dell’anno liturgico: il Natale, in particolare per quanto riguarda l’adorazione dei Magi. Volendo, anche le feste religiose e le processioni – oggi meno sentite che in passato (soprattutto nel nord Italia) – rientrano in qualche modo in quella scenografia che il Medioevo inventa per insegnare la religione al popolo analfabeta.

Bene, ma perché buffo? Perché i Misteri scelti da Dario Fo sono irriverenti: attaccano il potere temporale e quello spirituale, mettendo papi, vescovi, angeli e ubriaconi tutti sullo stesso piano. E anche Dio non è esente da critiche: sarà la stessa Maria a “bestemmiare” il nome di Dio sotto la Croce che ha ucciso il suo unico figliolo.

Il Grammelot di Mistero buffo

Attenzione: il testo di Dario Fo non è in italiano.

Come?! Non sarà in latino?! No, certo che no: le giullarate sono testi destinati a un pubblico analfabeta. Non sono in italiano ma in dialetto. Quale dialetto? Bella domanda! Ce ne sono tanti in Italia…

I giullari del Medioevo, che giravano di città in città, avevano inventato una lingua che potesse essere compresa dal maggior numero di persone. Una lingua che confondeva i dialetti. Questa lingua si chiama grammelot.

Dario Fo fa lo stesso: basandosi sul linguaggio delle giullarate, inventa una lingua che ha in sé le caratteristiche di più dialetti: io ci ritrovo il genovese, altri il veneto, altri il lombardo…

Nonostante il grammelot sia una lingua che non esiste, tutti sentiamo che in qualche modo ci appartiene. Nonostante il Medioevo sia lontano, tutti ci rivediamo qualcosa del nostro presente.

Mistero buffo: quali storie?

Eccoci arrivati alle giullarate. Vi racconto le mie preferite.

La prima è anche la più famosa, La risurrezione di Lazzaro. Ambientato in un cimitero, la giullarata racconta del popolo che si avvicina curioso alla tomba di Lazzaro perché ha sentito che un tale Jesus lo farà risorgere. C’è di tutto: una mamma, il figlio che vuol salire sulla sedia per vedere meglio, il ladro che approfitta della confusione per rubare i portafogli, il custode che chiede di pagare il biglietto per accedere, il venditore di noccioline…

Tutti sono in attesa e si pongono un sacco di domande. Ma se Jesus sbaglia tomba, che farà? Dovrà accoppare il morto appena resuscitato? E se Lazzaro fosse ormai troppo puzzolente e pieno di vermi? In fin dei conti è lì da tre giorni… Ma soprattutto, quel Jesus così magrolino e smunto riuscirà nell’impresa?

Insomma, un miracolo che diventa spettacolo, con spettatori che assistono ma non sono veramente partecipi. Loro, gli esclusi dalla vita, riceveranno mai un miracolo per migliorare la propria condizione? Ma poi, lo vogliono veramente?

Il primo miracolo di Gesù bambino

Un’altra giullarata che mi piace molto è Il primo miracolo di Gesù bambino. I Vangeli ufficiali glissano sull’infanzia di Gesù: da bambino, Cristo passa direttamente all’età adulta. Nel Medioevo proliferavano i Vangeli apocrifi (ossia non ufficiali) che raccontavano di episodi dell’infanzia o della vita di Gesù. In alcuni di questi si raccontava dei miracoli di quando era ancora un bambino.

In Egitto, dopo la fuga, Jesus passa le giornate da solo. In fin dei conti i suoi genitori devono lavorare: il padre cerca lavoro come falegname con scarsi risultati e la madre si offre di lavare i panni delle vicine, al punto che la sera è troppo stanca per badare al figlio. Di giorno, Jesus scorrazza da solo per la città. Tutti i bambini della zona, soli come lui, lo prendono di mira perché straniero. lo chiamano Il palestina.

Un dettaglio della copertina di Mistero buffo, con la caricatura di Dario Fo

La caricatura di Dario Fo sulla copertina di Mistero buffo (Credits: Einaudi)

Gesù cerca di guadagnare la loro amicizia con un gioco nuovo: con l’argilla plasma degli uccelli e poi, soffiando, dà loro vita. I bambini sono entusiasti!!! Anche loro vogliono provare!!! Modellano gatti, salsicce, stronzetti e chiedono al palestina di farli volare. Che divertente!

Fino a quando non arriva il figlio del signore locale che, geloso, distrugge tutti i giochi. Jesus piange e chiama suo Padre, il Dio nell’alto dei cieli. Come reagirà il Padre che è nei cieli ai capricci del Figlio?

Il dolore di una madre

L’ultimo mistero che vorrei accennare è Maria alla Croce. Maria, sotto la Croce, piange per il figlio che è stato appena crocifisso e che sta esalando gli ultimi respiri. Maria si dispera per la sorte del figlio, al punto da bestemmiare: perché Dio le ha fatto un dono cosi grande per poi ucciderlo?

In effetti, nel Vangelo, Gesù non accenna mai alla madre della sua morte: Maria era forse all’oscuro di tutto? Come può accettare la morte del suo unico figliolo? Come può una madre accettare la morte del proprio figlio?

Mistero buffo: perché conoscerlo?

Mistero buffo è quindi un’opera letteraria da conoscere perché mette a nudo le storture del potere, le violenze, i diritti non fondati sul diritto, l’insensatezza delle consuetudini.

Bisogna accettare passivamente il proprio presente? Oppure bisogna essere consapevoli di ciò che ci circonda e credere che un mondo migliore è possibile se facciamo qualcosa per cambiarlo?

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