Avventure della ragazza cattiva – L’amore che ci piace è malato


Avventure della ragazza cattiva è il capolavoro di Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano premio Nobel per la letteratura nel 2010. La ragazza cattiva incarna l’amore della nostra vita, certo. Ma quello malato.

E ora vi dico perché. Lettura sconsigliata a chi non vuole spoiler, perché dobbiamo entrare nel dettaglio.

Avventure della ragazza cattiva – Miraflores, il teatro della vicenda

La copertina di Avventure della ragazza cattiva, di Mario Vargas Llosa

La copertina di Avventure della ragazza cattiva, di Mario Vargas Llosa (Credits: Einaudi)

La nostra storia comincia a Lima e il motore di tutto è Miraflores, quartiere “bene” della capitale peruviana insieme a Barranco. Da qui proviene il protagonista, Ricardo Socomurcio, il niño bueno che si innamora della niña mala a tredici anni e la ama per tutta la vita.

Fin qui nulla di male. La niña mala però si fa credere cilena “cilenita” e non “peruanita”, come in realtà è, dato che è nata e cresciuta a Puerto Callao, distretto povero di Lima.

Ricardo viene adescato da lei già in tenera età, ma fin da subito la ragazza cattiva prova tenerezza per lui, un sentimento di affetto che va al di là delle sue mire di riscatto sociale. Una volta scoperto il suo inganno, però, la ex cilenita viene reinghiottita dall’inferno di Callao e Ricardo parte alla volta di Parigi per studiare.

Parigi, la città della libertà

Non solo la ex cilenita, ma anche Ricardo non ama il contesto peruviano degli anni Sessanta. E così fugge verso l’Europa alla ricerca della sua libertà.

Qui matura il pensiero tipico del “bravo ragazzo”: la serenità consiste nel solo fatto di vivere in pace a Parigi. Il pensiero della cilenita però (pur essendo passati molti anni) gli torna in mente, di tanto in tanto; d’altronde, gli amori malati nascono così, da un lieve e leggero tarlo che ti porta a confondere lo stalking con la felicità.

I primi anni a Parigi sono scanditi dall’amicizia con Paùl, guerrigliero vicino ai movimenti rivoluzionari nati nel Perù di quegli anni, Sendero Luminoso e il Movimiento Revolucionario Tupac Amaru. Nella capitale francese, poi, Ricardo incontra la compagna Arlette e in lei riconosce la cilenita. Arlette passa una notte di passione con Ricardo e, dopo che quest’ultimo si dichiara follemente innamorato di lei, la niña mala gli propone di ospitarla in casa sua e di iniziare una convivenza – pur chiarendo di non ricambiare i suoi sentimenti.

La cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, città teatro dell'amore malato dei protagonisti

La cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, città teatro dell’amore malato dei protagonisti (Credits: Marco Frongia)

Questo però implicherebbe un tradimento nei confronti dell’amico Paùl, e il niño bueno (granitico nel suo essere niño bueno, pur addolorato) rifiuta. E la lascia così ripartire per Cuba.

Il matrimonio è un’istituzione patriarcale molto sopravvalutata

Ricardo passa gli anni successivi a mangiarsi le mani, diviso tra l’amore per Arlette (o per la cilenita?) e la fedeltà al suo amico. Da Cuba arrivano notizie sconcertanti sulle relazioni che la niña mala intrattiene con i capi del regime. Ricardo è disperato, convinto di aver perso l’occasione della sua vita: ogni donna è solo una pallida imitazione della niña mala.

Un giorno, però, a Parigi appare Madame Arnoux: una donna giovane e piacente, sposata con un uomo benestante. Facile intuire chi sia madame Arnoux: la cilenita, Arlette. La niña mala e Ricardo, in barba al matrimonio, trascorrono insieme giorni e weekend, amandosi pienamente, condividendo qualcosa che (è palpabile) non ha nulla a che fare con le regole che la società impone di seguire.

Una veduta di Parigi dall'alto della Torre Eiffel

Una veduta di Parigi dall’alto della Torre Eiffel (Credits: Francesca Raffaghello)

Purtroppo, però, amare qualcuno fuori dagli schemi impone di accettare che ogni giorno è bello a modo suo: all’improvviso madame Arnoux scompare, peraltro svuotando il conto del banale e cornuto marito.

Avventure della ragazza cattiva, dall’Inghilterra al Giappone

Così trascorrono gli anni successivi: Ricardo perde e ritrova la niña mala, innamorandosi ogni volta di una donna diversa ma costantemente alla ricerca del benessere economico e del brivido della vita, della “vita vera”.

Compagna di un ricco lord inglese, schiava sessuale di un giapponese dai loschi traffici, la niña mala non può amare Ricardo come una normale donna farebbe con uno per cui prova sentimenti veri. La ragazza cattiva ama veramente solo lei stessa -possiamo immaginare tra le righe del romanzo- perché nessun uomo potrà mai sfamare la sua sete di vita, di avventura e il suo amore verso se stessa.

L’unico che riesce a soggiogarla è Fukuda, un giapponese mafioso che la manipola, del quale – forse – si innamora. E al quale sacrifica Ricardo, andando a letto con lui mentre Fukuda guarda. Ricardo si rende conto di quanto questo amore che lui prova per lei sia ormai corrotto e malato e la lascia, apparentemente per sempre.

Malato o no, l’amore vero è per sempre

Come possiamo immaginare la niña mala riappare nella vita del buon Ricardo dopo qualche anno e molte telefonate non risposte. Ha trovato il coraggio di liberarsi da Fukuda, ma è malata, nella mente e nel corpo: quella che ha vissuto è stata un’esperienza deindividualizzante e violenta.

Avventure della ragazza cattiva - Il lugar de la memoria di Miraflores

Uno dei luoghi simbolo di Miraflores, il quartiere di Lima a cui appartiere in protagonista di Avventure della ragazza cattiva: il Lugar de la Memoria

Ricardo, che ama la niña mala come la cosa più importante al mondo, le paga le cure e lui stesso si prende cura di lei, arrivando anche a sposarla. Passano anni felici fino a quando la niña mala fugge con il vecchio marito della sua datrice di lavoro.

Riappare solamente molti anni dopo, ormai terminale, pronta a dichiarare il suo amore a Ricardo, lasciandogli in eredità tutto quello che ha costruito grazie ai suoi molti uomini e alle sue molte avventure.

Avventure della ragazza cattiva – Siamo vittime dell’amore?

Ora, per poter capire e amare questo libro bisogna leggerlo. Per capire la niña mala bisogna vedere Callao. Per capire Ricardo bisogna conoscere Miraflores. Tutti noi siamo omologati al pensiero che amare qualcuno significhi sposarlo, farci una famiglia, non tradirlo mai -proprio nel senso di non desiderare mai nessun altro, è proprio proibito anche il pensiero.

Ma, come ho già esplicitato nel mio articolo su Fedeltà di Marco Missiroli, il tradimento che dovrebbe realmente spaventarci è quello verso noi stessi.

Un dettaglio dalla copertina del libro

Un dettaglio dalla copertina del libro di Marco Missiroli, Fedeltà, trattato in un articolo a cui vi rimandiamo per un discorso più completo sull’argomento (Credits: Einaudi)

La niña mala non tradisce mai se stessa e, così facendo non tradisce nemmeno Ricardo. Certo, il niño bueno arriva sull’orlo del suicidio a causa dell’esasperazione che gli provoca questa donna, ma il problema – di fatto – è suo: Ricardo può andarsene, ma non lo fa. Continua a restare perché il suo amore “non convenzionale” è il suo modo di essere indipendente e fedele a se stesso.

Tutti i protagonisti della storia si amano: reciprocamente – almeno a modo loro – e personalmente. Questo è sano.

Cosa rende l’amore malato?

Non avere il coraggio di accettare la nostra interiorità è invece qualcosa che rende l’amore “malato”: in questo caso, è malato sia l’amore di Ricardo sia l’amore della niña mala.

Lui non accetta di amare una persona che non resterà mai a Parigi con lui nella tranquilla vita borghese che lui desidera. E, di conseguenza, non sa decidere cosa sia più importante: la ragazza cattiva o la vita borghese a Parigi? Non taglia mai né con una né con l’altra e, senza scegliere, vive la sua vita in un limbo.

Lei non accetta di amare un normale borghese. O almeno, lo accetta per brevi parentesi della sua esistenza, ma non fa nulla per dire a se stessa che la vita che vuole è incompatibile con l’uomo che vuole.

Alla fine però i nostri protagonisti si trovano. E si amano, a modo loro. E noi, figli ribelli della società occidentale, leggendo sorridiamo: da qualche parte nel mondo c’è la nostra niña mala che stiamo amando per il suo essere libera, per il suo saper stravolgere la vita.

Nei casi più estremi la niña mala che amiamo altro non è che l’altra parte di noi stessi.

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